Gramigna: Il Made in Italy al 4 posto
La responsabile del Dipartimento tutela del Made in Italy di Forza Italia Toscana Antonella Gramigna: “Il Made in Italy al 4 posto. Fa passi avanti, ma serve altro. Cosa? Crederci ( politicamente) di più”
Il Made in italy, un valore imprescindibile, che necessita di sostegno e soprattutto di promozione. Cosa si fa per questo? Molto poco.
Una recente ricerca di The European House-Ambrosetti evidenzia che, nonostante gli sforzi e il tanto sbandierare questa nostra grandissima qualità, non riusciamo a difendere all’estero la specificità, e quindi il business, del made in Italy alimentare.
Le vendite all’estero di prodotti ottenuti dalla filiera agroalimentare , dobbiamo darne merito, e lo dobbiamo ai tanti nostri imprenditori capaci, hanno registrato nel 2021 un giro d’affari alto, 50,1 miliardi di euro, mai stato così, segnando una crescita media nell’ultimo decennio del 5,5% e chiudendo la stagione con un saldo positivo di 3,3 miliardi di euro.
Ma pur brindando a questo risultato, e pur facendo la differenza di altri paesi, avendo un ricco paniere di proposte enogastronomiche, da nord a sud, il nostro Bel Paese si trova al quinto posto nel ranking dei Paesi europei esportatori di prodotti agroalimentari, scivolando in sesta posizione tra i 10 top exporter per incidenza delle esportazioni agroalimentari sul totale dell’export nazionale.
Tra le criticità che si vedono e costituiscono la base di questo ritardo, alcune sottolineate dalla ricerca (presentata al forum La Roadmap del futuro per il food&beverage) vi sono la sicuramente la dipendenza del nostro Paese da alcune materie prime agricole, come ad esempio i cereali, una imprenditoria media frammentata in tante piccole realtà, quindi più fragili economicamente rispetto ad altre catene più grandi, che oggi rappresenta il 92,8% del totale e genera solo il 13,2% dei ricavi globali, ma soprattutto ciò che mina fortemente il settore è il fenomeno dell’ Italian Sounding.
Come Forza Italia in UE tanto lo abbiamo contrastato grazie ad Antonio Tajani, di cui ho già parlato in precedenza, perché indebolisce fortemente il posizionamento estero dei prodotti italiani, sostituendoli con copie di prodotti Made in Italy.
In alcuni Paesi la quota di referenze “Italian Sounding” nei punti vendita della grande distribuzione è scandalosa: in primis, il Giappone (70,9%), seguito a brevissima distanza dal Brasile (70,5%), mentre in Europa il dato maggiore è stato riscontrato in Germania (67,9%). A livello di prodotti, i più imitati sono ragù (61,4%), parmigiano (61,0%) e aceto balsamico (60,5%).
Sommando il valore dell’Italian Sounding dei prodotti alimentari monitorati, si stima un fatturato di 10,4 miliardi di euro, il 58% in più rispetto a quanto generano complessivamente gli stessi prodotti veramente italiani.
Partendo da questi risultati e correlandoli con il valore dell’export di riferimento a questi prodotti, si ottiene un moltiplicatore dell’ Italian Sounding pari a 1,58 che, applicato su larga scala internazionale, fa emergere come questo fenomeno da solo possa giungere a valere 79,2 miliardi di euro. Sommando, quindi, questa cifra al dato effettivo delle esportazioni, l’Italia (idealmente) andrebbe ad incassare dal commercio oltreconfine dei suoi prodotti agroalimentari, ben 129,3 miliardi di euro.
Ecco che la mancata difesa del Made in Italy alimentare, ma allargherei anche ad altri settori, porta a 79 miliardi di euro e più di mancato business. Quindi di mancata economia, lavoro, investimenti.
Quanto ancora ci vorrà per comprendere il valore di questo nostro settore? Quanto ancora per porre sotto la lente l’importanza della promozione Made In come valore culturale ed economico? Le varie proposte fatte ad oggi sono risultate poco ascoltate, bisogna sostenere le aziende, specie quelle medio piccole, con politiche attive, giuste e solidali al Made in, perchè altrimenti verremo fagocitati dal finto prodotto italiano che, a quanto pare, rende maggiormente.
Rinnovo la proposta di un ministero ad hoc, e di una politica che guardi verso questa direzione, per noi non procastinabile.
Non è più tempo di errori, adesso servono fatti concreti.
Antonella Gramigna, Responsabile Dipartimento Tutela del Made in Italy Forza Italia Toscana
Gramigna: Grillo e gli insetti nei piatti dei bambini
La responsabile del Dipartimento tutela del Made in Italy di Forza Italia Toscana Antonella Gramigna: “Insetti, larve e locuste nei piatti dei nostri bambini? No grazie”
La Dieta Mediterranea, tanto importante proprio perchè bilanciata, oltre ad essere patrimonio immateriale dell’UNESCO, fa parte della nostra antica cultura italiana.
Il Made in Italy riguarda anche la nostra dieta mediterranea, che è un insieme di principi e modelli che mettono a sistema tradizioni, innovazione, ecologia integrale e sviluppo sostenibile, e si fonda oltre ai principi di buona salute, nel rispetto per il territorio e la biodiversità, garantendo la conservazione e lo sviluppo delle attività tradizionali e dei mestieri collegati alla pesca e all’agricoltura del nostro Paese.
La premessa per denuncia forte contro la “ricetta” di Beppe Grillo: “Usiamo gli insetti nei menù delle mense scolastiche”.
E’ sul blog del fondatore del Movimento 5 stelle che si parla di un progetto già avviato nel Regno Unito, quello di introdurre locuste, larve e grilli nell’alimentazione dei bambini delle elementari.
“Insetti che rappresentano un’alternativa alle proteine tradizionali presenti nella carne e nella soia, che fanno anche bene al pianeta, perchè questa intriduzione nella nostra dieta potrebbe contribuire a ridurre i 64 milioni di tonnellate di anidride carbonica emesse ogni anno dalla produzione e dal consumo di prodotti a base di carne” sottolinea il grillino, di nome e di fatto.
Lidea è quella di ” compattare” in un prodotto chiamato VeXo, combinazione di grilli, larve, locuste, cavallette, bachi da seta, vermi della farina, mescolati a proteine vegetali da mettere nel piatto degli scolari, tra i 5 e gli 11 anni, che frequentano le scuole primarie.
Obiettivo della ricerca: scoprire come si pongono i bambini nei confronti delle questioni ambientali e se queste influiscono sulla loro maniera di mangiare.
“Ma veramente- come afferma l’On. Raffaele Nevi, Dipartimento Agricoltura- questa follia di Beppe Grillo, potrebbe venir inserita anche nelle nostre scuole?”
Grillo, così facendo, vanifica gli sforzi che da sempre Forza Italia sta facendo per tutelare la salute umana, ed allo stesso tempo, salvaguardare la fliera importante dei nostri prodotti italiani.
Autentici, di qualità, di bontà.
Il Made in Italy alimentare, enogastronomico, è una vera eccellenza riconosciuta ovunque nel mondo, e come tale va sostenuta e protetta. Ed anche promosa, attraverso un sistema di filiera istiutuzionale che possa sostenerla nelle sedi decisionali.
Un Osservatorio, il riconoscimento di un marchio, che dia l’indicazione di provenienza, regole precise nonchè sostegni e promozione alla PMI del settore Made in Italy, sono i primi passi verso la trasparenza e l’autenticità di prodotti della nostra terra, e di contrasto alla manipolazione, proposta che da tempo ho trasmesso a chi di competenza, oggi più che mai occorre.
L’Italia è ricca di alimenti, di bontà e genuinità, non occorre andare a pescare larve, insetti o locuste, per metterli nei piatti dei nostri bambini, basta solo educarli alla sana dieta mediterranea, fatta di cose semplici ed autentiche.
Ancora una volta la follia grillina per affondare l’Italia e le peculiarità, le sue bellezze.
Ancora una volta la minaccia alle nostre imprese, di alto valore.
La nostra eccellenza italiana non si tocca!
Antonella Gramigna, Responsabile Dipartimento Tutela del Made in Italy Forza Italia Toscana
Referendum, Baldini: senza dubbio 5 Sì
Referendum, il Responsabile Dipartimento Giustizia di Forza Italia Toscana Eros Baldini: “senza dubbio 5 Sì“
Il 12 giugno, dalle ore 7 e alle ore 23, oltre 51 milioni di italiani con più di 18 anni di età dovranno esprimere la propria opinione su cinque quesiti , assai tecnici, che chiedono l’abrogazione, cioè l’annullamento, di alcune norme sul funzionamento dell’ordinamento giudiziario. Come previsto dalla Costituzione, per essere ritenuto valido il voto per ogni singolo quesito dovrà raggiungere il quorum, ossia dovrà partecipare alla votazione almeno la metà più uno degli aventi diritto.
Primo quesito: incandidabilità per i politici condannati
In Italia, chi è condannato in via definitiva per alcuni gravi reati penali non può candidarsi alle elezioni, né assumere cariche pubbliche e, se è già stato eletto, decade. Coloro che sono eletti in un ente locale, come i sindaci, sono invece automaticamente sospesi dopo la sentenza di primo grado (quindi non in via definitiva, dato che nel nostro ordinamento sono garantiti tre gradi di giudizio).
Vogliamo che sia l’incandidabilità per i condannati in via definitiva, sia la sospensione per gli eletti in enti locali, non siano più automatiche ma decise da un giudice caso per caso.
La legge vigente penalizza gli amministratori locali che vengono sospesi senza condanna definitiva, esponendoli alla pubblica condanna anche nel caso in cui si rivelino poi innocenti.
Secondo quesito: limitazione delle misure cautelari
Le misure cautelari sono provvedimenti – decisi da un giudice – che limitano la libertà di una persona sotto indagine (quindi non ancora condannata). Alcuni esempi sono la custodia cautelare in carcere, gli arresti domiciliari o il divieto di espatrio. Oggi, può essere applicata solo in tre casi: se c’è il pericolo che fugga, che alteri le prove oppure che continui a ripetere il reato.
Se vince il “sì”, viene eliminata la ripetizione del reato dalle motivazioni per disporre misure cautelari. Rimangono il pericolo di fuga e di alterazione delle prove.
E’ evidente come oggi vi sia un abuso delle custodie cautelari e si mettano spesso in carcere persone non condannate, in violazione del principio della presunzione di innocenza. Il pericolo di ripetizione del reato è infatti la motivazione più frequente per disporre una custodia cautelare. Negli ultimi trent’anni, circa 30 mila persone sono state incarcerate e poi giudicate innocenti e ancora oggi un terzo dei detenuti è in carcere perché sottoposto a custodia cautelare.
Terzo quesito: separazione delle carriere nella giustizia
In realtà il quesito è mal posto, perché dovrebbe correttamente parlarsi di separazione delle funzioni, poiché nel corso della loro vita, i magistrati italiani possono passare più volte dal ruolo di pubblici ministeri (cioè coloro che si occupano delle indagini insieme alle forze dell’ordine e svolgono la parte dell’accusa) al ruolo di giudici (cioè coloro che emettono le sentenze sulla base delle prove raccolte e del contraddittorio tra l’accusa e la difesa).
Il disegno è di prevedere che i magistrati debbanono scegliere, all’inizio della loro carriera, se svolgere il ruolo di giudici oppure di pubblici ministeri, per poi mantenere quel ruolo per tutta la vita.
La separazione delle carriere certamente garantirebbe una maggiore imparzialità dei giudici, ma già così sarebbero slegati per attitudini e approccio dalla funzione punitiva della giustizia che appartiene ai pubblici ministeri. In altre parole, il fatto che una persona che per qualche anno si abitui ad “accusare” e poi venga messa nella posizione di “giudicare”, non sarebbe una condizione ideale per il sistema democratico.
Quarto quesito: elezione del Consiglio superiore della magistratura
Il Consiglio superiore della magistratura è l’organo di autogoverno della magistratura, con lo scopo di mantenerla indipendente rispetto agli altri poteri dello Stato. È composto da 24 membri, eletti per un terzo dal Parlamento e per due terzi dai magistrati. Oggi, per candidarsi, è necessario presentare almeno 25 firme di altri magistrati a proprio sostegno. Queste firme, oggi, sono spesso fornite col supporto delle varie correnti politiche interne alla magistratura.
In caso di vittoria del “sì” non sarà più necessario trovare queste firme, ma basterà presentare la propria candidatura.
In questo modo i magistrati potrebbero sganciarsi dall’obbligo di trovare accordi politici e dal sistema delle correnti, così da premiare il merito piuttosto che l’adesione politica. Si limiterebbe anche la lottizzazione delle nomine, cioè la spartizione delle cariche tra i diversi orientamenti politici.
Quinto quesito: valutazione dei magistrati
In Italia, i magistrati vengono valutati ogni quattro anni sulla base di pareri motivati, ma non vincolanti, dagli organi che compongono il Consiglio superiore della magistratura e il Consiglio direttivo della Corte di Cassazione. In questi organi, insieme ai magistrati, ci sono anche avvocati e professori universitari di diritto, ma soltanto i magistrati possono votare nelle valutazioni professionali degli altri magistrati.
Accade sistematicamente che nessun giudice critichi un collega e le valutazioni siano positive. L’avanzamento di carriera in pratica avviene non per meriti, ma solo per anzianità.
Questa riforma renderebbe la magistratura meno autoreferenziale e la valutazione dei magistrati più oggettiva perché anche avvocati e professori universitari avrebbero il diritto di valutare l’operato dei magistrati.
Purtroppo I sondaggi politici rivelano che pochi italiani sanno che ci sarà un referendum sulla giustizia il 12 giugno o meglio: secondo Ipsos il 56% degli intervistati è a conoscenza del fatto che ci sia un referendum, però i più ne ignorano il tema. Questo è l’evidente frutto di una mirata e preordinata campagna di disinformazione tesa a provocare il naufragio dei referendum.
Che in ogni caso avrà almeno il merito di aver attirato l’attenzione su un tema di scottante attualità che vede, a causa dello strapotere della magistratura, non solo il superamento dei limiti costituzionalmente imposti, ma un serio pericolo per il buon andamento della democrazia.
Quindi, tutti a votare SI, con l’auspicio del raggiungimento del risultato ma con la consapevolezza di inviare un forte segnale di necessità di cambiamento.
Cari Signori, non si scherza, si parla di uno dei cardini del sistema democratico: La Giustizia!
Avv. Eros Baldini, Responsabile Dipartimento Giustizia Forza Italia Toscana
Gramigna: il turismo come leva del made in Italy
La responsabile del Dipartimento tutela del Made in Italy di Forza Italia Toscana Antonella Gramigna: ““Il turismo come leva economica e di valori del nostro paese”, questo l’intervento del Sen. Massimo Mallegni, nel panel da lui moderato nella giornata di apertura della convention alla Mostra d’Oltremare di Napoli
Gli interventi che si sono succeduti, dalla già ministra al Turismo Brambilla, alla presidente Confindustria alberghi Colaiacovo e alla presidente Confesercenti Luise, hanno puntato il dito su varie questioni: una formazione che sempre più necessariamente occorre nel settore turistico, proprio perché grande valore il saper gestire con qualità i rapporti tra personale e clientela, la maggior capacità attrattiva con riqualificazione strutture e investimenti agevolati, la riduzione del cuneo fiscale e l’abolizione reddito di cittadinanza che di fatto ha portato disinteresse al mondo del lavoro, depauperato a causa di queste misure di personale qualificato, anche stagionale.
Il Sen., nonché coordinatore Forza Italia toscana, Massimo Mallegni ha ribadito anche oggi in qualità di parlamentare in commissione turismo, l’importanza del settore come prima industria italiana, che con un fatturato annuo di oltre 230 miliardi di euro, con fonte occupazionale di circa 3,5 milioni di persone, arriva a contare un 13% del Pil.
Ha, inoltre, aggiunto che Forza Italia è l’unico partito che grazie al presidente Silvio Berlusconi, ha puntato fortemente sul turismo, creando per primo un ministero, considerandolo volano dell’economia italiana. Ministero che occorre per sostenere le politiche del settore, che oggi più che mai possa accogliere le proposte lanciate : riduzione cuneo fiscale attraverso la detassazione dei premi di risultato, maggior accesso al welfare ed il 100%su deducibilità IRAP del lavoro stagionale.
Inoltre: consentire il cumulo dei trattamenti di disoccupazione con i redditi occupati e migliorare le infrastrutture per favorire i collegamenti al servizio del Mezzogiorno, isole e coste. Banda larga, alta velocità dorsale adriatica e tirrenica e dotare Enit di maggiori risorse, necessarie al miglioramento del settore.
Altra questione, non meno importante è quella legata alla Bolkenstein che di fatto blocca ed impedisce investimenti, perché il mancato rinnovo delle concessioni e l’incertezza fanno da apripista a carenza di manutenzione e investimenti nelle strutture balneari, con conseguente perdita di attrattività, e quindi anche economica dell’indotto che ruota attorno il turismo balneare: negozi, esercizi pubblici e persino edicole, librerie e tutti coloro che esistono nelle località turistiche.
Il turismo è per l’Italia una parte fondamentale di economia e attrattiva, ed è la leva della ripartenza : “già da Pasqua sono aumentate notevolmente le prenotazioni, bloccate da due anni a causa della pandemia- hanno affermato. Questo deve servire a capire quanto per noi sia importante sostenere le imprese turistiche, e allo stesso tempo creare quell’habitat accogliente a chi desidera visitare il nostro paese.
Il nostro bellissimo Made in Italy passa anche da qui.
Antonella Gramigna, Responsabile Dipartimento Tutela del Made in Italy Forza Italia Toscana
Gramigna: crisi del lavoro o dell’impegno lavorativo?
La responsabile del Dipartimento tutela del Made in Italy di Forza Italia Toscana Antonella Gramigna: “crisi del lavoro o dell’impegno lavorativo? Il reddito di Cittadinanza va cambiato in sostegno serio e che serva da passaggio verso il mondo del lavoro”
Crisi del mondo del lavoro o crisi dell’impegno lavorativo? Interroghiamoci su questo, senza paraocchi, perchè se da una parte si scende in piazza, e giustamente, per rivendicare il diritto ad una occupazione che sia degna e dia stabilità, dall’altra ci sono settori, come la ristorazione, il turismo, i pubblici esercizi che non trovano personale intenzionato ad impegnarsi. Giovani e meno, che rinunciano ad una assunzione, per non perdere il sussidio.
Colpevole il reddito di cittadinanza? In molti casi si. A rischio di sembrare impopolare, ritengo che questo sussidio a pioggia ( perchè così è) abbia creato danni non pochi.
Certamente, esistono famiglie, e fasce di persone che ne hanno tutto il diritto, e che con questa misura si sono sentiti un pò sollevati, ma non tutti ne avevano diritto, e comunque non con questa modalità. Diciamolo. Senza pura.
Serve un welfare inclusivo, che sia accanto a chi ha bisogno, ma anche un welfare attento e coraggioso, scrupoloso e indirizzato verso le fragilità sociali, come giusto. A causa dei ” furbetti” sono proprio queste fasce di popolazione a subirne le conseguenze con meno aiuti.
Il reddito di Cittadinanza va cambiato in sostegno serio e che serva da passaggio verso il mondo del lavoro, con formazione e successivo inserimento.
Nei primi tre anni di Reddito e Pensione di Cittadinanza la somma erogata si aggira a quasi 20 miliardi di euro a 2 milioni di nuclei per un totale di 4,65 milioni di persone. Ma non è servito come misura per l’avvio al lavoro. Tutt’oggi la gran parte degli “aventi diritto” risultano ancora in carico.
L’ennesima controprova che la misura è utile per contrastare la povertà ma inefficace nel combattere la disoccupazione arriva dall’analisi longitudinale dei beneficiari del Reddito di cittadinanza che ha evidenziato in percentuale che su 100 soggetti beneficiari del Rdc, quelli “teoricamente occupabili” sono poco meno di 60.
Di questi: 15 non sono mai stati occupati, 25 lo sono stati in passato, e meno di 20 sono ready to work ovvero hanno una posizione contributiva recente, in molti casi con NASpI e part-time. In sintesi i beneficiari del reddito sono in gran parte lontani dal mercato del lavoro.
La guardia di Finanza di Vicenza, tanto per dirne una, ha scoperto 21 presunti casi di illecita percezione di Reddito di cittadinanza, con il recupero di 205.000 euro indebitamente percepiti. (Come li recuperi? Impossibile) Ecco che arriva l’ennesima dimostrazione, se ve ne fosse ancora bisogno, che il RdC, così com’è, non funziona, si presta a troppe falle nelle quali si insinuano furbetti, e in troppi casi non va a chi ne ha davvero bisogno.
Cosa serve quindi? Una misura diversa, che vada verso CHI assume. Da sempre cavallo di battaglia di Forza Italia.
Sgravi fiscali, meno tasse, più incentivi e formazione. Formazione seria.
Ritengo sia urgente una profonda revisione di questo istituto, dedicando questo sussidio a chi vive davvero sotto la soglia di povertà, e destinando il cospicuo resto a disposizione delle imprese per finanziare assunzioni di lavoratori.
Assumere è una via decisamente molto più virtuosa di un reddito di cittadinanza fine a se stesso, come abbiamo visto, per aiutare chi cerca volonterosamente un lavoro dignitoso per vivere e mantenere sé e la sua famiglia.
Questo rilancerebbe di gran lunga il mercato del lavoro e permetterebbe a tante imprese del Made in Italy di non fuggire.
Un cambio che va fatto presto, subito, senza indugi.
Antonella Gramigna, Responsabile Dipartimento Tutela del Made in Italy Forza Italia Toscana
Gramigna: Catalent fugge a Londra, persi 160 milioni
La responsabile del Dipartimento tutela del Made in Italy di Forza Italia Toscana Antonella Gramigna: “Catalent fugge a Londra, persi 160 milioni di dollari e tantissimi posti di lavoro”
Burocrazie a tempi di risposta elefantiaci fanno fuggire Catalent a Londra, così il Made in Italy perderà il polo vaccini nel Lazio. Oltre a 160 milioni di dollari, e tantissimi posti di lavoro.
La notizia arriva deflagrante, a causa delle lungaggini burocratiche legate alle autorizzazioni ambientali, necessarie alla Catalent per realizzare otto bioreattori nel proprio stabilimento ad Anagni, in provincia di Frosinone, la multinazionale farmaceutica ha ormai deciso di spostare l’investimento importante, che avrebbe dato un grande valore al nostro Pese, nel Regno Unito.
E così, i farmaci anti-Covid verranno così prodotti nell’Oxfordshire, luogo nel quale l’azienda investirà 160 milioni di dollari, e dove realizzerà anche un centro di ricerca d’eccellenza per la formazione di alte professionalità nel mondo dell’industria del farmaco.
Era in progetto la collaborazione con le Università di Cassino e Roma, invece sarà assicurata al Regno Unito.
Il ministero della Transizione ecologica e la Regione Lazio, che per oggi ha convocato un tavolo, stanno cercando di recuperare, ma ormai è tardi e un’eventuale sburocratizzazione sarà utile soltanto a evitare che si ripetano altre fughe come quella del colosso statunitense. Un anno di attesa è troppo in un settore in cui, nel giro di alcuni mesi, un prodotto è già superato. Nel 2021 la Catalent annunciò il potenziamento dello stabilimento di Anagni.
“In Europa c’è carenza di bioreattori per farmaci biologici – questa la dichiarazione del manager Mario Gargiulo – l’idea era quella di pensare ad Anagni come luogo adatto per realizzare a partire dal 2023, due bioreattori monouso da duemila litri e poi con altri sei, per arrivare a 16 mila litri di capacità produttiva, per poter essere utile in emergenze sanitarie come il Covid-19”.
Ma in Italia c’è ancora troppa burocrazia e tempi i risposta lunghissimi, che di fatto frenano gli investimenti e le imprese a produrre , come questa multinazionale che ha sede in un’area inserita nel Sito di interesse nazionale della Valle del Sacco, dove per ogni intervento occorre stabilire se vi è contaminazione del suolo e delle falde acquifere, a causa dei veleni sparsi per anni nell’ambiente da industrie della zona di Colleferro.
L’ok è arrivato pochi giorni fa, esattamente dall’Agenzia di protezione ambientale, che ha comunicato al Ministero della Transizione ecologica che l’area di interesse da parte dell’azienda, non era inquinato.
Ma qui si è fermato tutto, perchè a causa di carenza personale, e di strutture non efficienti, per una pratica occorrono anche tre anni, motivo per cui, la multinazionale ha deciso di fuggire via.
Catalent vola a Londra, e lì darà vita al Vaccine manufacturing and Innovation center.
Il nostro Made in Italy si trova di fatto depauperato involontariamente dell’occasione di veder crescere una azienda tutta italiana, che già infiala ad Anagni i vaccini di Astrazeneca e Johnson & Johnson e anche quella della creazione di 100 posti di lavoro. Così come tre anni fa è sfumato l’investimento da 50 milioni di euro della Acs Dobfar, sempre ad Anagni.
Le multinazionali, lo sappiamo bene, non hanno tempo e voglia di star dietro a così tanta e farraginosa burocrazia, perché fanno impresa, non beneficenza, tantomeno dopo due anni di attesa per poter dar inizio a questo progetto importante.
Lo scaricabarile di responsbilità è evidente, come evidenti sono anche i problemi dei diversi enti coinvolti, che fino ad oggi non sono riusciti a demolire un sistema burocratico che sta danneggiando pesantemente l’economia.
Sono già diverse le aziende che si trasferiscono per l’eccessivo peso di una lentezza nelle risposte che, pur essendo opportune e legittime, a tutela del nostro patrimonio ambientale ( come in questo caso) andando così a privare l’Italia, ed il nostro Made In, di settori importanti e indotti altrettanto considerevoli, facendo così risaltare Paesi esteri.
Le regola vanno cambiate, così si rischia di proseguire nelle fughe fuori dall’Italia, che renderanno tutti noi più poveri e senza più attrattiva di investimenti, con conseguenza di una economia sempre più fragile, e perdita posti di lavoro.
Una Governance collaborativa e partecipata, oltre ad una Task force dedicata a livello governativo, per certi tipi di investimenti, potrebbe essere la proposta da avanzare.
Come in precedenza asserito, la richiesta di un vero e proprio Ministero Made in Italy potrebbe prevedere anche questa importante sezione dedicata alle grandi multinazionali che intendono risiedere nel nostro Paese, dando così luce e visibilità mondiale, oltre a posti di lavoro.
Mai più fughe per inefficienza tutta italiana. Mai più perdita di economia a causa di sistemi farraginosi e massimante burocratici.
Il nostro Made in Italy deve venir salvaguardato, perchè è il nostro grande valore, tutto italiano.
Antonella Gramigna, Responsabile Dipartimento Tutela del Made in Italy Forza Italia Toscana
Made In, Gramigna: quanto verrà penalizzato dalla guerra?
La responsabile del Dipartimento tutela del Made in Italy di Forza Italia Toscana Antonella Gramigna: “Quanto la guerra penalizzerà il Made in?”
È una guerra terribile, a prescindere. ma non si può non buttare un occhio, e direi più di uno, sulla guerra che si combatte anche sui mercati.
Quella del vino, ad esempio, che sacrifica alle sanzioni le bottiglie extra lusso, con un valore superiore ai 300 euro per articolo. Il conflitto Russia-Ucraina di fatto pone una seria ipoteca sull’export italiano, anche nel mondo del Vino.
Secondo un rapporto di Nomisma Wine Monitor, nel 2021 la Russia ha importato 345 milioni di euro di vino “made in Italy”, facendo del nostro Paese il suo primo fornitore. Anche l’Ucraina ha importato vino italiano per 56 milioni di euro.
Ma la guerra in corso rischia di mettere a reale repentaglio l’economia del mondo vitivinicolo che per l’Italia vale 400 milioni di euro.
Il nostro Paese risulta essere il primo fornitore delle due principali nazioni coinvolte nel conflitto, prima persino di competitor prestigiosi come Francia e Spagna, perché da un’analisi attenta, si evidenzia che la sofferenza maggiore riguarda l’Asti spumante.
Ma la nota dolente non si ferma qui: nel nuovo pacchetto di sanzioni comminato alla Russia, appena varato dal Consiglio europeo, c’è ( ahimè) anche il vino. Sanzioni che sanciscono lo Stop alle spedizioni verso Mosca di bottiglie sopra i 300 euro per unità.
In attesa di ulteriori chiarimenti, sul termine “unità”, cioè se per valore complessivo intende la singola bottiglia oppure la cassa da 6, si tratta comunque di un provvedimento che ha nel mirino soprattutto la sospensione delle forniture di beni di lusso per gli oligarchi.
Per l’export italiano si aggiunge, quindi, una ulteriore débâcle in un periodo abbastanza già molto provato dalla pandemia.
Anche la progressiva e consistente svalutazione del rublo, che ha perso già oltre il 50% del suo valore, costringe le aziende che operano sul mercato russo a una revisione delle trattative contrattuali. Aziende Made in Italy, legate al settore arredamento, moda, ed enogastronomia, che negli ultimi anni avevano scommesso molto su questi due Paesi oggi in conflitto, si vedono diminuire entrate, a fronte di salassi per aumento gas, elettricità e materie prime.
La Coldiretti denuncia la caduta di un intero settore: “L’agroalimentare – dice l’associazione di categoria – è, fino ad ora, il settore più duramente colpito direttamente dalle sanzioni che hanno azzerato le esportazioni in Russia dei prodotti made in Italy presenti nella lista nera come salumi, formaggi e ortofrutta, senza risparmiare le specialità, dal Parmigiano Reggiano al prosciutto di Parma, per citarne solo alcune”.
Il Made in Italy, lo ripeto da tempo, è qualcosa di unico al mondo non soltanto per la qualità, il design, la bellezza e l’innovazione tecnologica dei suoi prodotti, ma anche per la capacità di reiventare e riproporre continuamente in chiave moderna innumerevoli beni tradizionali con il loro straordinario patrimonio di cultura e storia. Capacità dovuta a preparazione, qualità innovativa, formazione accurata.
È anche qualcosa di unico per la struttura peculiare del suo sistema produttivo orientato all’export, basato soltanto in minima parte su grandi settori e costruito invece su numerose “nicchie” e filiere di dimensioni medie e medio-grandi, molte delle quali leader a livello internazionale, con un attivo commerciale complessivo con l’estero in tale anno di 63 miliardi di dollari.
Per anni, il dibattito in Italia si è sterilmente concentrato sul tema se “piccolo” fosse bello oppure no. Cioè, se le piccole realtà che sono grandi per il nostro Made in di qualità non fossero paragonabili ai grandi marchi.
La attenta analisi dei mercati, e delle ripercussioni sulla nostra economia Made IN, cambia la prospettiva del problema. È bello ciò che funziona e il made in Italy nella prospettiva di differenziazione dell’ export, che le piccole imprese fanno da sempre, è certamente bello. Non basterà, forse, a proteggerle dalla follia di Putin ma certamente servirà a mitigarne un po’ gli effetti.
L’imprenditoria italiana si trova oggi, con la guerra in Ucraina, ad affrontare una crisi internazionale inaspettata, ulteriore e dannosa, che sicuramente avrà ripercussioni sul mondo dell’impresa, ma di fronte a questa ennesima sfida, le aziende vogliono lanciare un messaggio di solidarietà e speranza, ma anche richiesta di sostegno e attenzione dal mondo politico, soprattutto ribadendo che per loro ” la pace è più importante dell’economia, e che sono pronte ad affrontare le conseguenze che le sanzioni alla Russia avranno sia dal punto di vista delle esportazioni che da quello dell’approvvigionamento delle materie prime e l’accesso all’energia. “
Un bel messaggio che, ancora una volta, porta l’Italia nel mondo con la sua principale peculiarità: l’Intelligenza e la qualità delle persone.
Antonella Gramigna, Responsabile Dipartimento Tutela del Made in Italy Forza Italia Toscana
Polizia, Milone: assurdo vietare gli inseguimenti
Polizia, il Responsabile del Dipartimento Sicurezza e Immigrazione di Forza Italia Toscana Aldo Milone: “Circolare assurda concepita dal Dirigente del Compartimento della Polstrada della Lombardia con cui vieta ai poliziotti di effettuare inseguimenti nei confronti di chi ha commesso un reato o ha violato il Codice della Strada”
La recente circolare del Dirigente del Dipartimento della Polizia Stradale della Lombardia, d.ssa Maria Dolores Rucci, con cui invita i poliziotti a non procedere più ad un inseguimento nel caso in cui qualcuno non si fermi ad un posto di blocco, ha provocato giustamente un certo malumore nelle organizzazioni sindacali e tra gli stessi poliziotti.
Vietare un inseguimento significa dare a chi delinque la possibilità di farla franca in caso di commissione di un reato o di una violazione al Codice della Strada.
E’ veramente assurdo concepire una tale circolare, significa soltanto limitare l’attività della Stradale nella regione lombarda. A questo punto è indispensabile un chiarimento su chi ha concepito tale disposizione.
La dirigente, D.ssa Maria Dolores Rucci ha agito in maniera autonoma oppure ha avuto l’avallo del Ministero dell’Interno e quindi del Ministro Lamorgese?
Se ha agito autonomamente, la Lamorgese deve intervenire e chiedere spiegazioni in merito ed eventualmente anche sollevarla dall’incarico. Se invece ha avuto l’avallo del Ministro dell’Interno, allora la questione diventa politica ed è opportuno anche un intervento del Premier Draghi.
In un periodo storico come quello attuale non è assolutamente giustificabile tale provvedimento. Vietare un inseguimento dei poliziotti della Stradale, vuol dire essere quasi conniventi e sicuramente disarmare la stessa Polizia Stradale lombarda.
Non credo che i poliziotti abbiano accolto con favore tale circolare perchè chi entra in un Corpo delle Forze di Polizia sa perfettamente dei rischi cui va incontro.
Per concludere, prima che la situazione degeneri, come Forza Italia, facente parte di questo Governo, dobbiamo sollevare la questione e chiedere spiegazioni al Ministro dell’Interno affinchè intervenga immediatamente anche sulla Dirigente del Dipartimento della Polizia Stradale lombarda.
Aldo Milone, Responsabile Dipartimento Sicurezza e Immigrazione Forza Italia Toscana
Gramigna: per una Pistoia che crede nel made in Tuscany
Pistoia, la responsabile del Dipartimento tutela del Made in Italy di Forza Italia Toscana Antonella Gramigna: “Una Pistoia che crede ed investe sulla qualità data dal nostro Made in Italy-Tuscany”
La città che ho in mente per il futuro è una città che investe sulla bellezza, sul suo valore e sulle opportunità turistiche, su di un artigianato di qualità, e sulla ricettività.
Sulla enogastronomia, sulla cultura e la conoscenza dei mestieri.
Una Pistoia che crede ed investe sulla qualità data dal nostro Made in Italy-Tuscany-
Oggi, più che mai, con una globalizzazione che ha reso la qualità dei prodotti assai inferiore, si deve intervenire con forza, e maggiore identità, perchèsi possano vedere le nostre capacità in prima linea, nel nostro territorio, con meno ingerenze di mercati di basso livello, e riqualificazione dei mercati in generale.
La dequalificazione dell’oferta merceologica ha reso più povera anche l’attrattiva del mercato bisettimanale, ridotta oggi ad un mucchio di stracci ( tutti uguali) di basso costo e livello. Ciò non avvicina certo l’interesse di chi crede ancora nella moda come immagine e qualità italiana.
Un “Partito è aperto” se diventa sede di ascolto e proposta, di inclusione e partecipazione.
Ecco che, avendo ascoltato e accolto le istanze di molti appartenenti al mondo delle Attività produttive, specie del ” Made In”, nonchè ambulanti, artigiani, artisti in genere, agricoltori e titolari di attività legate ad agriturismo, ciò che emerge è la mancanza di sostegno e di ascolto da parte delle Amministrazioni. Ed, inoltre, una eccessiva burocrazia nel cercare di realizzare eventi, o figure di rilievo per favorire la conoscenza delle nostre peculiarità, legate al Made in.
Inoltre, occorre pensare alla riqualificazione delle aree più lontane dalla città, le periferie come ad esempio il “quartiere Fornaci”, dove da tempo ha luogo un piccolo mercato rionale, ma di poca attrattività data da una forte carenza di frequentatori che mettono l’intera categoria in seria difficoltà, ecco che la proposta presentata dal Dipartimento Made in Italy- Tuscany, Forza Italia Toscana, ed approvata alla unanimità potrebbe colmare quegli spazi mancati con la qualità di merci e prodotti, come nuova attrattività anche da città vicine, che vedrebbero opportunità di acquisto ampie e variegate, di ampio spettro, grazie a ciò.
Resta inteso che il “modello Fornaci” proposto potrebbe venir replicato nelle altre periferie della nostra città, ma anche in quelle di città con dimensioni ben più vaste.
La proposta viene diretta a tutte quelle situazioni di quartieri, anche a rischio degrado che, con il valore aggiunto di prodotti di livello, a filiera corta: da quelli legati all’agro alimentare, al settore enogastronomico e tessile, nonchè di artigianato locale, vedrebbero aumentare la presenza dei cittadini, che così facendo arrecherebbero maggiore movimento, ed entrate a chi, da due anni specialmente, ha visto una débâcle considerevole.
Ciò potrà avvenire se le condizioni normative ed economiche andranno incontro le istanze di chi vuole tentare questa strada, come zero tasse, incentivi e maggiore snellezza burocratica, eterogenità nella composizione di mercati con diversi settori merceologici, così da non creare doppioni e di conseguenza, competizione che in questo caso diventa disvalore.
Il tema del “Made in”, della promozione e della valorizzazione della cultura, dell’arte e dell’artigianato, della genialità, dell’ ingegno e della diffusione rientra nel pacchetto di proposte che vede agevolazioni fiscali per chi appartiene al marchio Made In (Tax, Iva, Import-export), il supporto per l’e-commerce in sicurezza e garanzia del prodotto, inclusivo e globale, il credito d’imposta dell’Art Bonus fino al 100% ) ma anche agevolazioni fiscali per chi finanzia gli organizzatori di eventi e per i datori di lavoro che investono in formazione, arte e cultura.
Ed ancora un fondo per i giovani artigiani, per gli artisti e per chi si attiene alle regole del Made IN, con un’attività di reperimento di fondi europei a sostegno delle PMI che sono state pesantemente compite da questa pandemia e valorizzazione delle PMI di marchio “Made In”, con l’ obbiettivo di difendere e valorizzare il nostro settore manifatturiero, artigianale e produttivo.
Occorre sicuramente , sia a livello locale che nazionale, come già detto in precedenza, una cabina di regia, con la quale accentrare tutte queste proposte ad un uinico servizio che servirà da apripista al cambiamento verso la riqualificazione urbana e commerciale, che passa obbligatoriamente da una nuova visione di “AUTENTICAMENTE TOSCANO”.
Questo potrebbe essere il marchio virtuale, ed il compito di un Osservatorio. Quello di supporto e tutela del prodotto autentico. Perchè dal territorio nascono i saperi e i sapori che sempre rappresentano l’identità di una comunità. La Toscana è una regione unica al mondo dove esiste una compresenza di eccellenze produttive in settori merceologici eterogenei, frutto di una filosofia imprenditoriale dove estetica ed etica vanno di pari passo, attuando quello sviluppo sostenibile che si contrappone con le armi della “bellezza” alle bieche leggi commerciali dettate dalla globalizzazione.
Ritengo necessario, come Responsabile Forza Italia Dipartimento Made in Italy- Toscana, da sempre a fianco delle imprese, tutelare e promuovere i tanti prodotti di eccellenza che il mondo ancora ci invidia, come prima cosa impedendo il dilagare di quelli contraffatti, perchè possono creare danni irreversibili a tutto il territorio e soprattutto a carico del mondo dell’Imprenditoria.
Per questo occorre promuovere la bellezza dei nostri prodotti, autenticamente toscani, creando una rete a livello locale e poi nazionale e mondiale, capace di mettere in luce la ricchezza di saperi e sapori del nostro bellissimo territorio.
Occorre, altresì condurre azioni concrete, in Italia ed all’estero, attraverso politiche europee, che il PPE appoggia, per portare proposte concrete su sgravi fiscali, dazi, e tassazioni alle imprese che fanno parte della nostra bellezza, del Made in.
Forza Italia, Forza Toscana, Forza Pistoia, rialzati. La bellezza, e la qualità devono tornare in testa.
Antonella Gramigna, Responsabile Dipartimento Tutela del Made in Italy Forza Italia Toscana
Gramigna: il made in Italy mitigherà l’effetto Putin?
La responsabile del Dipartimento tutela del Made in Italy di Forza Italia Toscana Antonella Gramigna: “La forza del Made in Italy sarà capace di mitigare l’effetto ” Putin”?”
La recente guerra russo-ucraina, scatenata da Putin, avrà effetti sull’economia mondiale ed in particolar modo su Europa e Italia? Ed il nostro Made in Italy, quanto risentirà di sanzioni e della caduta economica ?
L’interrogativo è legittimo. Come legittima è la riflessione sulla questione che riguarda la forte dipendenza dal gas russo, uno dei forti punti deboli dell’Unione Europea e dell’Italia, che ci porta in una spirale economica negativa, generata dai rincari dell’energia, delle materie prime e dei prodotti chimici (tra cui i fertilizzanti) su bollette ed altri prodotti (tra cui quelli alimentari), che rischia di erodere pesantemente il potere d’acquisto e di frenare fortemente la spesa delle famiglie.
Inutile dirlo, ciò è di fatto una minaccia per la crescita economica, dato che i 2/3 del PIL dal lato della domanda sono generati proprio dai consumi.
Un altro aspetto molto riguarda più specificamente alcuni settori e territori europei ed italiani che esportano prevalentemente verso la Russia.
In Toscana è forte il vivaismo, l’arredamento e il settore Moda ( intendendo con esso il calzaturiero, l’abbigliamento, la pelletteria in genere) L’allarme che viene dai settori suddetti è forte: ordini realizzati, merci pronte ma non inviate con conseguente aggravio di costi da parte delle aziende.
I prodotti italiani più importanti diretti verso la Russia, che risentono fortemente di questa situazione, con un rallentamento degli scambi, oltre ai predetti, includono anche farmaci, rubinetteria, macchine per imballaggio, vini e spumanti, caffè torrefatto, , impianti di sollevamento e trasporto, preparazioni per capelli.
Tuttavia, da analisi economiche il Made in Italy risulterebbe risentire di meno rispetto ad altri Paesi, delle sanzioni con la Russia, con la conseguente frenata degli scambi commerciali. Ciò perchè il Made in Italy riesce a differenziarsi in termini di prodotti.
Il Made in Italy, lo abbiamo detto più volte, è qualcosa di unico al mondo non soltanto per la qualità, il design, la bellezza e l’innovazione tecnologica dei suoi prodotti, ma anche per la capacità di reiventarsi e riproporsi continuamente in chiave moderna, attuale, innovativa attraverso i nostri beni tradizionali, ed il loro straordinario innato patrimonio di cultura e storia.
Per la genialità di progettare in continuazione nuovi beni e sistemi complessi all’avanguardia nei più moderni comparti tecnologici, il Made in Italy rappresenta anche qualcosa di particolare, diverso e unico per la struttura del suo sistema produttivo orientato all’export, che a differenza di altri Paesi, è stato costruito ed è basato, su numerose ma piccole “nicchie” e filiere di dimensioni medie e medio-grandi, molte delle quali leader a livello internazionale. Il bello è anche buono. Di qualità.
l’Italia, secondo uno studio effettuato dalla Fondazione Edison, vanta il secondo numero di prodotti “medio-piccoli” in surplus con l’estero (2.069 prodotti) dopo la Cina (2.699) e davanti alla Germania (2.006). Ed è terza per valore complessivo del loro attivo (134,5 miliardi di dollari) dopo la Cina (290,5 miliardi) e la Germania (176,3 miliardi). Quest’ultima ci supera in virtù di una struttura del sistema produttivo tedesco, dotato di un maggiore numero di grandi imprese operanti in grandi settori rispetto a quello italiano.
Ma è significativo notare come il valore medio del nostro surplus per i prodotti “medio-piccoli” è comunque il quarto della tabella dopo quello della Cina, i cui prodotti “medio-piccoli” sono schiacciati verso l’alto in termini di valore del surplus, la Germania e il Giappone, ma non molto distante dal valore di quest’ultimo Paese. Ciò significa che la maggior parte dei nostri prodotti “medio-piccoli” non sono poi così troppo piccoli.
Per comprendere meglio il modello produttivo dell’Italia, basti pensare che con imprese manifatturiere ed esportatrici piccole (ma non micro), medie e medio-grandi, l’Italia rappresenti un caso pressoché unico al mondo, caratterizzato da un surplus commerciale dei prodotti “medio-piccoli” (134,5 miliardi di dollari nel 2019) quasi uguale a quello dei “grandi” prodotti (137,9 miliardi).
Conseguentemente, ne viene che la quota dei prodotti “medio-piccoli” sul valore totale del surplus dei beni in attivo con l’estero nel caso dell’Italia arrivi a sfiorare il 50% , mentre è molto più basso nel caso di tutti gli altri Paesi analizzati.
Indubbiamente c’è preoccupazione, soprattutto per la merce giacente, inevasa, quindi non riscossa, ma è altrettanto vero che per anni, il dibattito in Italia si è sterilmente concentrato sul tema se “piccolo” fosse bello- utile- oppure no. Questa analisi cambia la prospettiva del problema. È bello ciò che funziona e il Made in Italy, sotto questa ottica lo è certamente.
Da aggiungere, last but not least, che questa grande differenziazione, relativa alla nostra produzione e relativo export forse non sarà così capace di proteggerci dalle conseguenze della follia di Putin, ma un pò ( forse) riuscirà a tranquillizzarci, ed a servirà a mitigarne gli effetti devastanti.
Antonella Gramigna, Responsabile Dipartimento Tutela del Made in Italy Forza Italia Toscana
Gramigna: Spiagge made in Italy e Bolkestein
La responsabile del Dipartimento tutela del Made in Italy di Forza Italia Toscana Antonella Gramigna: “spiagge made in Italy e Bolkestein”
Il Consiglio dei Ministri, come sappiamo, ha approvato sia l’emendamento sui balneari al ddl concorrenza, sia il disegno di legge delega all’unanimità. “Le spiagge e gli arenili sono beni pubblici- asseriscono- e come tali vanno trattati.”
Nulla questio, se non il fatto che quei beni, da anni sono motivo di vanto, qualità, e lavoro per migliaia di persone, nonchè di investimenti di elevato spessore, da parte di imprenditori che hanno fatto sì che fossimo la perla del turismo balneare.
Il nostro Made in Italy, parte anche da qui. Dall’accoglienza, dai servizi, dal poter dare decoro alle spiagge, per tante famiglie e turisti di passaggio. La Bolkestein non tiene per nulla in considerazione la tipicità degli stabilimenti italiani.
Nessuno nega la necessità di regolamentare il settore dei balneari, sancendo il principio di assegnazione tramite gare pubbliche, ma qualcuno parla di” annosi privilegi” anche di parlamentari che, in qualche modo hanno interessi nel settore. Interessi sicuramente a tutelarne il valore, conoscendone in prima persona la fatica, e gli investiti fatti negli anni, per fornire servizi all’altezza.
Si parla anche di una situazione svantaggiosa per i cittadini, l’ambiente e gli imprenditori stessi del comparto.
Svantaggioso sarebbe far trovare un ambiente curato, sicuro sotto ogni punto di vista, per i turisti, i giovani o le famiglie?
Tutto confutabile. A meno che, per il Governo, specie alcune frange che sono maggioranza, e parlano alle pance, come sempre, doloranti della gente, e faccia comodo cavalcare quest’onda.
Gli onorevoli grillini, giustappunto, i detentori dei “diritti del popolo”, sostengono con forza una sentenza del Consiglio di Stato che parla di assegnazioni con bandi pubblici entro il 31 dicembre 2023. E che contro ciò ” non può che esserci una destra pronta a flirtare con le lobby e a tutelare i privilegi dei pochi a scapito dei cittadini e degli imprenditori onesti”.
Al di là del concetto base per il quale l’onestà non ha bandiera politica, ma la loro è alquanto macchiata, ed in quanto a lobby, beh, potrebbero scrivere un trattato, si rende indispensabile studiare adesso un sistema di gare pubbliche che prevedano la considerazione di investimenti fatti, anche recenti, che andrebbero a minare l’economia di imprese del settore, con il diritto di indennizzi a carico del subentrante per le perdite di mancato ammortamento e di avviamento, da determinare con definiti indicatori economici.
Sorprendente è, comunque, che ci si sia impegnati così velocemente, con tempo e risorse, per mandare in rovina 30mila aziende italiane e le loro famiglie, aprendo, di fatto, così la possibilità a grossi gruppi dì investitori e soprattutto stranieri, dì impossessarsi di un bene strategico irrinunciabile quali le coste italiane, confini del nostro Paese.
Sappiamo bene come funziona la cosa: l’Italia alla fine è un bel paese appetibile, e quando si tratta di appropriarsi di beni di prima necessità, come il settore turistico e ristorazione, gli investitori non mancano. Specie se, come oggi, siamo ridotti a tasche vuote, quindi con estremo bisogno di risalire la china. Prato docet .
Un buon Governo ha il compito dì proteggere e tutelare le proprie qualità, eccellenze e le proprie imprese, soprattutto in un momento dì gravissima difficoltà economica. Se permetteremo dì aprire il mercato agli stranieri, ma invece agli italiani non sarà permesso dì fare lo stesso negli altri paesi, come è di fatto, che accadrà? Questi sarebbero i principi su cui si basa la concorrenza?.
Il riordino ( così lo chiamano) delle concessioni balneari è per il settore, una mazzata. Senza considerare che per un effettiva messa a regime del sistema demaniale occorrono parecchi anni. Serve una proroga di anni, serve maggiore rispetto e tempi più lunghi che possano permettere di ammortizzare gli investimenti fatti, con un periodo transitorio che permetta una revisione organica del demanio marittimo nel quale le nostre imprese possano essere messe nelle condizioni di affrontare le gare con serenità.
L’obiettivo, infatti, di Forza Italia, forza di governo, è quello di preservare quel tessuto imprenditoriale, spesso a conduzione famigliare, che sugli stabilimenti ha fondato la propria dimensione economica, oltre a garantire il lavoro, gli investimenti, i sacrifici fatti e il diritto a un futuro sereno per migliaia di imprenditori e lavoratori del mare.
Diventare deboli, significa diventare aziende ‘aggredibili’ da chiunque, senza neppure sapere, ad oggi, le modalità di come verranno effettuate le gare ed in che modo saranno garantiti gli investimenti ai concessionari uscenti, che, non va dimenticato, garantiscono servizi anche di sicurezza da mattina a sera, oltre a tener pulite le coste. Pensate che avere spiagge libere sia migliore? Provate a visitarle, a pomeriggio inoltrato.
Chi garantirà i servizi di vigilanza professionali, i defibrillatori in ogni bagno così come la pulizia invernale delle spiagge, che è carico dei ” bagni” ? E’ alla svolta qualcosa di storico, che fa ormai parte del dna delle nostre coste, depauperando quel patrimonio di bellezza e qualità che piccole imprese da sempre offrono con quell’atmosfera così familiare ai nostri stabilimenti.
Storie di tanti, che negli anni si ritrovano e vivono il mare, le ordinare file di ombrelloni, pulizia e serenità, ed anche la ristorazione spesso collegata ad essi. Il rischio omologazione potrebbe essere dietro l’angolo. Avremo, in cambio, magari tanti Hot dog di una multinazionale del fast food, o involtini primavera invece che un bello spaghetto allo scoglio, servito in terrazza, da personale qualificato. Vuoi mettere?
Antonella Gramigna, Responsabile Dipartimento Tutela del Made in Italy Forza Italia Toscana
Gramigna: Vino, Made in Italy e Cancer Plan
La responsabile del Dipartimento tutela del Made in Italy di Forza Italia Toscana Antonella Gramigna: “Vino, Made in Italy e Cancer Plan”
“In Parlamento Ue abbiamo difeso la produzione vinicola, un’eccellenza italiana”, così il Presidente Berlusconi, europarlamentare del Ppe, unico leader di partito che si è espresso sul voto agli emendamenti sul “Cancer Plan Ue”.
Il tema del ” vino” definito come prodotto nocivo, tanto che veniva proposto la sua dealcolizzazione, è stato trattato su queste pagine varie volte, perchè occorre difendere la produzione vinicola, un’eccellenza italiana portabandiera della nostra nazione nel mondo. Il nostro Made in Italy”. Perchè dobbiamo promuovere il consumo responsabile, senza criminalizzare il vino o favorire i nostri competitor.
Possiamo dirlo, è la vittoria degli italiani, a Strasburgo. I tanti nostri parlamentari, ed il nostro Presidente in testa, che hanno lottato compatto e hanno portato a casa il risultato.
Niente bollino nero sulle bottiglie di vino, è passato il concetto che «c’è differenza tra consumo nocivo e moderato di bevande alcoliche e non è il consumo in sé a costituire fattore di rischio per il cancro».
Una delle modifiche alla relazione sul Piano di azione anti-cancro approvate martedì sera dall’Europarlamento è questa, oltre alla cancellazione riguardo le avvertenze sanitarie in etichetta, e l’invito a migliorare l’etichettatura delle bevande alcoliche con l’inclusione di informazioni su un consumo moderato e responsabile di alcol.
Ha vinto la linea del buon senso, quella della distinzione tra uso e abuso, tra consumo moderato e responsabile e consumo nocivo, contro il tentativo di usare, strumentalizzare e di etichettare le nostre eccellenze” Made in Italy” famose nel mondo, ricchezza del Paese, in maniera fuorviante, imponendo bollini neri che di fatto andrebbero a demonizzare un settore così importante della nostra economia legato alla cultura e allo stile di vita dell’Italia.
Uno dei settori, diciamolo, che rappresenta anche la prima voce dell’export agroalimentare europeo.
«Vittoria! Abbiamo votato al Parlamento europeo per difendere la produzione vinicola, un’eccellenza italiana portabandiera della nostra nazione nel mondo. Dobbiamo promuovere il consumo responsabile, senza criminalizzare il vino o favorire i nostri competitor», ha scritto su Twitter Silvio Berlusconi. Festeggia la delegazione di FI, tra i principali sostenitori degli emendamenti che hanno trovato il consenso dell’aula: «vince la difesa del settore vitivinicolo» ha spiegato Antonio Tajani.
Il vino è un patrimonio nazionale. Lo dice la legge “238”, il “Testo Unico” del vino, che all’articolo 1, recita: “Il vino, prodotto della vite, la vite e i territori viticoli, quali frutto del lavoro, dell’insieme delle competenze, delle conoscenze, delle pratiche e delle tradizioni, costituiscono un patrimonio culturale nazionale da tutelare e valorizzare negli aspetti di sostenibilità sociale, economica, produttiva, ambientale e culturale”.
La razionale linea moderata e del buonsenso di Forza Italia difende e restituisce centralità al #vino #italiano: nella relazione per la lotta la #cancro adesso si distingue fra uso ed abuso di alcool. Perché non è pensabile non porre differenza fra i due. Ma la battaglia non è finita. Ricordiamo che occorrerà tenere ancora alta la guardia per affermare il concetto di moderazione che è proprio del vino, a partire dai piani dell’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms), con il voto a maggio, che prevedono anche avvisi in etichetta, fino al Nutriscore.
Intanto incassiamo questa vittoria. Pienamente d’accordo con quanto affermano i Presidenti Berlusconi e Tajani, con il Parlamento Europeo che salva quasi diecimila anni di storia del vino.
Le nostre battaglie al fianco delle Imprese, ed assieme alla nostra storia di grande valore enogastronomico.
Antonella Gramigna, Responsabile Dipartimento Tutela del Made in Italy Forza Italia Toscana
Gramigna: Hugo Boss, Made in Tuscany
La responsabile del Dipartimento tutela del Made in Italy di Forza Italia Toscana Antonella Gramigna: “Hugo Boss, Made in Tuscany”
Un altro pezzo importante del nostro Made in Italy che lascia la Toscana, e mette a terra famiglie con l’avvio della procedura di licenziamento collettivo. la MOTIVAZIONE? Non è affatto chiara. Parlo dell’azienda Hugo Boss.
-La produzione di prototipi di pelletteria per donna del noto brand, si legge in una nota, pare non soddisfi il mercato del Made in Italy-, ma non sembra plausibile, considerato il successo e l’interesse che riscuotono i prodotti toscani in tutto il mondo.
Si parla da tanto di rilancio di quelle imprese che” parlano italiano”, con qualità, stile ed eleganza, mettendole al centro della politica che guarda al rilancio, al supporto ed al contrasto alla contraffazione, ed oggi più che mai, esse stesse dovrebbero rivalutare le mutate condizioni di crescita, di marketing, e di nuove frontiere da affrontare con nuove condizioni economiche, promettenti prospettive di crescita e, non da ultimo, l’aiuto della maggiore decontribuzione sul costo del lavoro.
“Tutti aspetti che incrementeranno nel breve termine la produzione industriale. Auspico, quindi, che venga promosso un tavolo di confronto tra azienda, lavoratori e parti sociali così da raggiungere un accordo e ristabilire la piena operatività della fabbrica”, dichiara in una nota il sottosegretario di Stato ai rapporti con il Parlamento Deborah Bergamini, unitamente al capogruppo in Regione Toscana, Marco Stella, che invita la Regione Toscana ad attivare subito il tavolo delle trattative con la Hugo Boss.
Il licenziamento collettivo per 22 lavoratori e la dismissione del sito di Scandicci, rappresenta l’ennesimo atto di svalutazione del lavoro, che in Toscana, segue altri che si sono avviati verso la strada di chiusure e licenziamenti collettivi.
Questa decisione, ad opera della società tedesca proprietaria del brand, se perseguita fino in fondo, rappresenterebbe un’altra sconfitta per il nostro territorio, e non solo un danno personale per i lavoratori. Perchè il valore del Made in Italy andrebbe scomparendo. È opportuno chiedersi la vera motivazione di questa scelta annunciata, per capirne la natura e poter porvi rimedio.
Mi unisco ai due esponenti istituzionali, Bergamini e Stella, nel chiedere con forza un dialogo ed attenzione da parte della Giunta regionale, convocando immediatamente la proprietà, e tentare il più possibile di trattare per tenere aperto il sito produttivo di Scandicci, anche attraverso bonus e sgravi fiscali da concordare con gli enti locali.
A nome di Forza Italia Toscana, che rappresento come Responsabile Dipartimento Made in Italy, desidero esprimere la mia forte solidarietà ai lavoratori, vittime ennesime di delocalizzazioni. E auspico venga fatta chiarezza sul perchè di questa scelta, che se fosse di natura inerente il mercati di riferimento che è cambiato e non più meritevole, non riguarderebbe i lavoratori che con impegno e serietà hanno sempre contribuito all’eccellenza dell’artigianalità, e che, quindi, non devono venire penalizzati.
Antonella Gramigna, Responsabile Dipartimento Tutela del Made in Italy Forza Italia Toscana
Scuola, Pieri: le nuove regole semplificano la vita
La responsabile del Dipartimento Scuola e Formazione di Forza Italia Toscana Rita Pieri: “nuove regole scolastiche anticovid per semplificare la vita alle famiglie e garantire una gestione più semplice alle scuole“
Lunedì 7 Febbraio sono entrate in vigore le nuove regole scolastiche anticovid per semplificare la vita alle famiglie e garantire una gestione più semplice alle scuole .
Ben venga l’attenzione della politica per la scuola e per gli studenti e, di conseguenza, per le famiglie. Gestire la quotidianità nel mese di Gennaio è stata molto dura, sia per le scuole che per le famiglie.
Forza Italia, sempre attenta a cercare di rispondere ai veri e reali bisogni di famiglie, studenti e docenti ha di fatto avanzato proposte concrete al governo (che in gran parte sono state accolte) al fine di semplificare le regole di sicurezza sanitaria. Meno DAD per tutti (da 10 a 5 giorni )meno tamponi per i ragazzi vaccinati , per i più piccoli ancora più forte l’attenzione (con 5 positivi la classe andrà in DAD), più scuola per tutti.
Stiamo andando verso una scuola finalmente in presenza in modo stabile, garantendo così una formazione continua e una migliore gestione della quotidianità familiare.
Sono arrivate anche le disposizioni ministeriali riguardanti le prove di esame di maturità, di una generazione di studenti purtroppo segnata da una pandemia.
Vediamo con soddisfazione che ci stiamo avviando finalmente verso la normalità, e un esempio è che tornano le prove scritte!!!
La nostra competentissima On. Valentina Aprea, a capo del dipartimento pubblica istruzione, ha dichiarato il suo impegno per un necessario miglioramento delle disposizioni ministeriali affinché la seconda prova scritta non sia fonte di discriminazione per i nostri studenti, già sufficientemente. discriminati dalla politica della ministra Azzolina ….Un impegno per avere prove che certifichino realmente le competenze dei ragazzi e ridurre il rischio di iniquità , visto che solo la prova scritta di italiano sarà di carattere nazionale.
La seconda sarà affidata alle singole commissioni , pertanto serve ancora un’attenzione della politica per ovviare ad una valutazione veramente reale e di soddisfazione per i futuri maturandi, figli veramente di un Dio Minore, tartassati e lasciati soli in una Italia purtroppo divisa in due con differenze enormi tra a Nord e Sud.
Grazie ancora una volta a Forza Italia per l’attenzione e per il contributo che ha voluto dare e darà alla scuola italiana.
Rita Pieri, Responsabile Dipartimento Scuola e Formazione Forza Italia Toscana
Livorno: 9 DASPO per gli autori dei furti
Livorno: 9 DASPO per gli autori dei furti. Il responsabile dipartimento sicurezza provincia di Livorno di Forza Italia Davide Anselmi: “Bene ma non abbassare la guardia”
Divieto di accesso per due anni negli esercizi pubblici per gli autori.
I destinatari sono: un italiano dei 51 anni per furto all’ Iper coop, un tunisino di 37 anni per furti aggravati al centro commerciale Fonti del Corallo, un altro italiano di 17 anni per furto al Sakura di via Pieroni. Daspo anche per una rumena di 52 anni per furto in zona Buontalenti. Un tunisino di 39 anni per rapina messa a segno in via Grande.
Questo provvedimento, sicuramente forte lo comprendiamo, dovrebbe essere esteso anche a coloro che saranno individuati per la movida molesta in via Roma e via Cambini.
C’è bisogno in questo momento di non abbassare la guardia dopo i primi giorni di indignazione ma proseguire con determinazione colpendo più soggetti possibile per restituire la necessaria serenità ai residenti.
Un plauso alle forze dell’ordine per il loro lavoro affatto semplice e purtroppo con scarsi mezzi.
La Polizia Municipale, che sta dimostrando grande presenza sul territorio, si affianchi sempre più in sinergia alle altre autorità di sicurezza per meglio operare un puntale ed efficace controllo del territorio, la chiave di volta per stroncare sul nascere situazioni poi ingestibili.
Davide Anselmi, Responsabile dipartimento sicurezza provincia di Livorno – Forza Italia
La sicurezza torni ad essere una priorità per le città
Il Responsabile del Dipartimento Sicurezza e Immigrazione di Forza Italia Toscana Aldo Milone, insieme ad Antonella Gramigna: “Le città meritano attenzione e sicurezza, maggiori pattuglie presenti, mettendo a disposizione risorse e assunzioni”
Il recente episodio di violenza ai danni di una ragazza, che addirittura ha temuto di morire, pone al centro dell’attenzione politica il problema sicurezza nel capoluogo toscano. Il tema torna ad essere un problema prioritario per quasi tutte le città toscane e anche di altre regioni.
A Prato in questi ultimi giorni si sono verificate rapine e scippi in orari serali e nel centro storico. E Firenze non è esente da questi episodi che rischiano di allontanare i cittadini dal centro o addirittura evitare di frequentarlo.
È chiaro a tutti che gli organici delle Forze di Polizia sono carenti e di sicuro non possono svolgere da sole il presidio del territorio, soprattutto in orari serali. La politica non può rimanere inerme di fronte a questi gravi episodi, soprattutto a Firenze, la cui economia si fonda principalmente sul turismo.
Questi atti di violenza rischiano di scoraggiare l’arrivo di turisti. Pertanto la politica locale non può scaricare il tutto sulle altre Forze di Polizia ma deve partecipare alla sicurezza anche con il proprio Corpo della Polizia Municipale che fa parte del sistema sicurezza delle città e quindi impiegare questi agenti nel presidio del territorio, soprattutto durante le ore serali – afferma Aldo Milone.
Anche Antonella Gramigna, interviene sull’argomento con la sua esperienza personale: “Durante la campagna elettorale per le amministrative a Firenze, per cui ero candidata in lista FI, ebbi modo di girare tanti quartieri, parlare con i residenti, ascoltarne le istanze. Tutti si raccomandavano di attuare politiche per la Sicurezza. E parlo di tre anni fa.
Cercavo di mettere in evidenza con dei video spot da una parte le bellezze della città, come giusto, e dall’altra anche gli aspetti meno belli, anzi diciamo più pericolosi: come le periferie, e il parco delle cascine, che molte famiglie disertavano per paura. Perché, lo sappiamo bene, e da sempre, in quell’area si spaccia. Provate ad attraversarlo!
Durante una ripresa video, proprio in quel parco, venni minacciata apertamente, aggredita a male parole dai toni molto pesanti, da chi ormai è padrone dell’area, e fui invitata a chiudere la ripresa in corso. Spaventata, ovviamente corsi in auto, e mai più misi piede alle Cascine.
Posso solo dire che le famiglie che si erano raccomandate di raccontare cosa avviene in quel meraviglioso parco cittadino avevano ragione. Un via vai di spaccio e criminalità a cui nessuno pone rimedio. Gruppetti di uomini, sempre presenti, ad attendere i “vari clienti”, tutti ben conosciuti ( pure loro!) come qualche agente di Pm mi riferì.
Le amministrazioni che si sono succedute, nel tempo, mai hanno preso seri provvedimenti su questo. Mi chiedo perché. E leggere ancora oggi di aggressioni, e commenti con la dicitura : “Ben conosciuti” o “Già arrestati”, mi indigna fortemente.
Le città meritano attenzione e sicurezza, maggiori pattuglie presenti, mettendo a disposizione risorse e assunzioni, collegamento con le Forze dell’ordine, che possano cosi tranquillizzare le famiglie che hanno diritto a godere di ogni spazio cittadino.”
Aldo Milone, Responsabile Dipartimento Sicurezza e Immigrazione Forza Italia Toscana
Antonella Gramigna, Responsabile Dipartimento tutela del Made in Italy Forza Italia Toscana
Violenza giovanile, Milone: la nuova piaga sociale
Violenza giovanile, il Responsabile del Dipartimento Sicurezza e Immigrazione di Forza Italia Toscana Aldo Milone: “La nuova piaga che potrebbe creare notevoli danni alla società e anche a quelle famiglie che si sono dimostrate poco attente alla crescita dei propri figli”
Gli ultimi episodi, come le gare clandestine di motociclismo a Brusaporto (BG) per poi passare agli episodi verificatisi a Milano nel weekend, devono alzare il livello di attenzione da parte della politica nazionale e anche quella locale.
Per quanto concerne le gare clandestine gira un video in cui i ragazzi prendono in giro addirittura una volante della Polizia che era intervenuta per porre fine a queste corse.
A Milano poi abbiamo visto aggressioni a ragazze, anche straniere, da parte di gruppi di giovani, composti anche da ragazzi di origine magrebina.
Questi episodi si stanno verificando anche in altre città italiane e non solo in quelle del Nord. La cosa sconvolgente è costituita dall’età dei ragazzi, in larga maggioranza anche minorenni.
Prima che la situazione degeneri, è necessario un intervento del Ministro dell’Interno affinché sensibilizzi i Prefetti e i Questori su questa nuova tematica che rischia di sfociare in episodi ancora più gravi.
È opportuno adottare tutte le misure necessarie, anche molto severe, nei confronti di questi gruppi di giovani, anche minorenni. È opportuno sensibilizzare i nostri rappresentanti all’interno del Governo affinché si facciano portatori di queste problematiche e rappresentarle al Presidente del Consiglio dei Ministri e al Ministro dell’Interno.
La minore età non deve far sì che il Governo Draghi si mostri troppo tenero, anzi è il momento di comportarsi da “padre severo”, in sintesi è arrivato il momento di usare il bastone e non la carota.
Questo comportamento costituirà anche un modo per frenare questi giovani ed evitare che vengano assorbiti dalla criminalità organizzata.
Aldo Milone, Responsabile Dipartimento Sicurezza e Immigrazione Forza Italia Toscana
Prato, Milone: ancora in evidenza presenza mafia cinese
Prato, il Responsabile del Dipartimento Sicurezza e Immigrazione di Forza Italia Toscana Aldo Milone: “Ancora una volta la relazione annuale del Procuratore generale della Corte d’Appello di Firenze, Dr. Viola, pone in evidenza la presenza della mafia cinese in città ed altri problemi riguardanti la sicurezza dei cittadini”
La relazione del Procuratore generale presso la Corte di Appello di Firenze mi ha portato inevitabilmente al febbraio del 1996 quando, da Presidente della commissione consiliare “Prato città sicura”, in occasione di un convegno, organizzato dal Comune di Prato con la presenza di diversi imprenditori cinesi, lanciai il primo allarme sulla presenza della mafia cinese a Prato.
I medesimi allarmi furono lanciati, sempre dallo scrivente, negli anni successivi. Il mio è stato un ritornello continuo che ad una parte della sinistra ha dato molto fastidio. Nella relazione del Procuratore generale si parla anche di sfruttamento lavorativo da parte soprattutto delle aziende cinesi. Anche questo tema fu affrontato con decisione dal sottoscritto quando ricopriva la carica di assessore alla sicurezza e alla Polizia municipale nella giunta Cenni.
Gli innumerevoli controlli effettuati nelle aziende orientali con il gruppo interforze durante quel periodo, andavano proprio nella direzione di combattere lo sfruttamento del “lavoro nero” e dell’evasione fiscale. Anche in quel periodo furono lanciate accuse di “razzismo” nei confronti della mia persona da parte di una certa sinistra. La relazione del Procuratore generale, dr. Viola, mi rende giustizia dopo circa 30 anni.
Tra l’altro io facevo presente che in città si erano insediati anche organizzazioni mafiose italiche come camorra, mafia e ‘ndrangheta, che trovavano un collegamento con la mafia “gialla”. Lo stesso traffico di sostanze stupefacenti, come le droghe sintetiche, è nelle mani della mafia cinese mentre il commercio delle altre droghe è controllato, almeno, in Prato dalla mafia nigeriana in combutta con camorra e mafia.
La convinzione della presenza della mafia cinese nasceva dal fatto che l’apertura di diverse ditte cinesi da parte di soggetti che provenivano da alcune Regioni, non certo ricche della Cina, non poteva non avere un’organizzazione alle spalle che gestiva il tutto, compreso l’arrivo in Italia della manodopera clandestina. Un altro fenomeno che è stato sottaciuto riguarda il trasferimento in Cina di denaro attraverso i money transfer che negli anni scorsi ha raggiunto cifre considerevoli, parliamo di diversi miliardi di euro, che hanno lasciato il territorio di Prato.
La politica ha avuto le sue colpe e l’unica giunta che ha posto all’attenzione del Governo il caso Prato è stata quella del sindaco Cenni. Le altre giunta precedenti e anche successive hanno soltanto fatto del “buonismo”, forse anche falso, permettendo il proliferare di migliaia di aziende orientali che operano tuttora all’insegna dell’illegalità.
Per quanto riguarda l’aspetto della delinquenza comune, ormai non si contano più i furti in abitazioni e gli scippi Anche in questo caso bisogna pensare ad un utilizzo diverso della Polizia Municipale che rappresenta la quarta Forza di Polizia. L’utilizzo deve essere in funzione di prevenzione sul territorio in modo da prevenire eventuali azioni criminose. Quindi un impiego che va nella direzione di un maggior presidio del territorio.
“Dulcis in fundo” la carenza d’organico nelle Forze di Polizia e nel Palazzo di Giustizia. Prato ancora una volta è sottodimensionata a causa della provincia, nel senso che, essendo una piccola Provincia, non viene considerata soprattutto per le problematiche ma solo per un calcolo matematico, ovvero si fa una mera somma degli abitanti.
Bisogna fare in modo che il Governo prenda in considerazione soprattutto le problematiche presenti in città e non l’estensione e il numero degli abitanti della Provincia. Se consideriamo i numeri, saremo sempre perdenti rispetto ad altre città con meno problemi di Prato.
Aldo Milone, Responsabile Dipartimento Sicurezza e Immigrazione Forza Italia Toscana
Puccinelli: progetto casa della salute
il Responsabile Dipartimento Sanità provinciale di Pisa di Forza Italia Marco Puccinelli: “progetto casa della salute”
Ritengo opportuno che oggi dobbiamo iniziare a parlare di idee e di proposte concrete che diano risposte al cittadino sulla sanità, per riconquistare la fiducia delle persone e soprattutto dare un modello nuovo della medicina territoriale che in questo ultimo periodo ha dato adito a numerose critiche.
Abbiamo assistito, soprattutto in Toscana, alla disastrosa organizzazione della sanità, che la sinistra, in questi anni, ha mostrato. L’accentramento negli ospedali dei capoluoghi, rendendoli ultra-specialistici, riducendo sensibilmente le necessità quotidiane dei cittadini.(vorrei anche ricordare il buco della ASL di Massa, ripianato con i soldi dei cittadini toscani, senza che l’assessore o il governatore, si sia assunto almeno la responsabilità politica di questo disastro), chiudendo o riducendo il numero dei nosocomi delle città periferiche, oppure diminuendo le prestazioni di questi.
Ci siamo trovati allo sbando, soprattutto durante questa pandemia, con un assessorato alla sanità privo di organizzazione in caso di emergenza, senza un sistema adeguato, senza risposte concrete da dare ai pazienti, e soprattutto per i MMG ( ricordo i dispositivi di protezione che la regione ci aveva inviato nel marzo 2020 – ridicoli) cosa che si è ripetuta nei primi mesi della campagna di vaccinazione per il covid 19 con le faraginose piattaforme di prenotazione delle dosi di vaccino che prendevano tempo, al quotidiano lavoro del MMG , proseguendo nella inconsistenza e nella mancanza di risposte da parte dei amministratori regionali.
Problemi già esistenti, ma che la pandemia ha ulteriormente accentuato: mi riferisco alle lunghe attese nei corridoi dei pronto soccorso per la mancanza dei “posti letto”, ridotti dalle precedenti amministrazioni, lunghe attese per gli accertamenti diagnostici, per non parlare dei ritardi degli interventi chirurgici programmati e addirittura lo si è visto anche nei mesi scorsi con il ritardo, rispetto ad altre regioni, del passaggio per le misure restrittive e per l’aperture dei locali pubblici), ultimamente la riduzione delle postazioni di guardia medica/continuità assistenziale nelle zone periferiche.
Non ultimo il buco di bilancio della sanità toscana che impedisce nuove assunzioni per coprire le deficienze, legate ai pensionamenti ed alle dimissioni dei Colleghi (ultimamente 6 medici si sono dimessi dal PS di Careggi e dell’ospedale di Portoferraio).
Quest’oggi siamo qua, non solo per dare testimonianza della cattiva gestione della sanità toscana, ma per affrontare un progetto futuro della MEDICINA TERRITORIALE, perchè siamo dei professionisti che hanno idee e voglia di fare!
Mi occupo di medicina generale, essendo un medico che lavora sul territorio oramai da quasi 30 anni, ho assistito ad una evoluzione professionale del mio lavoro, con i miei colleghi abbiamo visto le difficoltà dei cittadini nel trovare risposte alle loro domande inerenti la salute. Ci siamo riuniti, e abbiamo deciso di portare avanti un progetto di lavoro nuovo, ci siamo adoperati e impegnati, frequentando corsi di formazione professionali e stage specialistici, allo scopo di offrire prestazioni migliori , arricchendo la nostra professionalità.
Abbiamo iniziato con un progetto di lavoro, nel lontano 2006, di associazione di medici di medicina generale definito UNITA’ di CURE PRIMARIE (UCP), nel distretto della Rosa di Terricciola, con altri 15 colleghi, ora CASA della SALUTE (UCCP unità di cure complesse primarie), che assistono una popolazione di 20 mila persone circa, dislocate in un territorio di 6 comuni e numerose frazioni. I medici aderenti al progetto sin dall’inizio, hanno in carico i 20 mila pazienti, ed operano oltre che nella sede del distretto, nei propri 28 studi periferici, sono tutti favorevoli a proseguire questo tipo di lavoro.
Abbiamo ascoltato le parole dei Presidente Draghi, nel discorso di insediamento come primo Ministro, che annunciava il progetto di “case di comunità” per la medicina territoriale. Ciò che è importante non è la definizione, ricordo il ministro Sirchia parlava di “UTAP”, ma il contenuto del progetto per la nuova sanità territoriale.
La casa della salute della Rosa di Terricciola è una realtà molto valida sul territorio, perchè è realizzata nel presidio distrettuale come sede centrale dell’UCCP, per l’ampiezza della cittadinanza interessata (oltre 20.000 persone), per la localizzazione in un’estesa zona collinare a bassa densità di popolazione, per la presenza di un medico di medicina generale nelle 12 ore diurne, che effettua attività ambulatoriale per patologie urgenti non di grave entità e di primo soccorso e/o consulenze telefoniche, coadiuvato da un infermiere.
Perchè è pure la sede della guardia medica/continuità assistenziale, composta da due medici di medicina di continuità assistenziale nelle 12 ore diurne prefestive e festive, che effettuano attività ambulatoriale, non di grave entità e di primo soccorso e visite domiciliari e consulenze telefoniche e un medico di continuità assistenziale nelle 12 ore notturne sempre reperibile che effettua visite domiciliari e consulenze telefoniche.
La sede dell’UCCP è dotata di un computer in rete con un server che contiene tutte le cartelle sanitarie dei pazienti in carico dei medici di medicina generale associati, aggiornate, che possono essere visionate, oltre che dai MMG, anche dai medici di continuità assistenziale.
In questi anni ci siamo adoperare per percorsi specifici per l’accesso alla specialistica ambulatoriale, cardiologia, dermatologia, chirurgia, oculistica, servizio di ecografia ed inoltre sono stati creati percorsi specifici di accesso diretto a servizi diagnostici e reparti ospedalieri (radiologia, laboratori analisi, ortopedia, cardiologia, oculistica, centro trasfusionale).
Il referente dei MMG, coordinatore di FT (aggregazione funzionale territoriale), organizza mensilmente delle riunioni di tipo formativo o di audit, insieme a colleghi specialisti, allo scopo di uniformare i comportamenti clinici, mediante l’elaborazione di percorsi diagnostici-terapeutici e riunioni di tipo organizzativo su problematiche gestionali emerse allo scopo di evitare il ripetersi o su problematiche relazionali, allo scopo di appianarle. A queste riunioni sono invitati gli infermieri e i medici di continuità assistenziale.
Oltre alle comuni attività svolte a livello ambulatoriale dalla medicina generale stiamo facendo:
suture superficiali, incisione di ascessi e trombi emorroidari, asportazione di corpi estranei cutanei e sottocutanei e oculari, immobilizzazione delle dita con stecche di Zimmer, tamponamenti nasali con Merocel, artrocentesi ed infiltrazioni intrarticolari, inserimento di cateteri vescicali,lavaggi auricolari, flebo con farmaci, elettrocardiogrammi, ecogarfie, piccola chirurgia ambulatoriale.
Inoltre stiamo facendo, la dove sia necessario, l’ invio al presidio ospedaliero per accertamenti diagnostici, (radiologia o visite specialistiche urgenti), attraverso percorsi codificati, con eventuale ritorno alla casa della salute, esami di laboratorio inviando il sangue al presidio ospedaliero e risposta telematica, osservazione breve (abbiamo a disposizione una stanza con letto), cicli di terapia infusionale, trasfusioni, cicli di medicazioni di ulcere o lesioni cutanee.
Dal 2010 abbiamo iniziato l’attività di SANITA’ DI INIZIATIVA, con l’assegnazione di 2 infermieri territoriali, rivolta ai pazienti con patologie croniche quali DIABETE MELLITO, SCOMPENSO CARDIACO, BPCO, esiti di ICTUS CEREBRI con particolare riguardo alla gestione post acuzie e cronica.
Il personale infermieristico lavora direttamente sulle schede elettroniche dei pazienti dove vedono dati relativi agli indicatori ed osservazione del paziente e nel caso di assistenza domiciliare, viene estratta la cartella elettronica e caricata sul pc portatile, in modo da eseguire correttamente le indicazioni terapeutiche.
Stiamo attuando la PREVENZIONE PRIMARIA, in particolare percorsi corretti di stile di vita, l’attività fisica, le corrette abitudini alimentari, la cessazione del fumo, con l’organizzazione di gruppi AFA (attività fisica adattata), dietista, centro antifumo, gruppi di medicina vocazionale.
Dal 2012 abbiamo iniziato, per aumentare i servizi per i cittadini, alcune attività di medicina vocazionale, ed in particolare:
un MMG effettua ecografie, un MMG effettua spirometrie, un MMG referta tracciati elettrocardiografici, un MMG effettua valutazioni diabetologiche.
Dal 2018 un MMG effettua interventi di piccola chirurgia ambulatoriale.
Dal 2021 un MMG effettuerà esami ecocolodoppler venosi per insufficienza venosa superficiale e profonda degli arti inferiori e patologie infiammatorie dei vasi venosi
Nel 2021 abbiamo intrapreso una collaborazione con il CNR-cardiologia Pisa per uno studio scientifico sulla Amiloidosi Cardiaca.
Queste attività hanno permesso di ridurre i tempi di attesa, dando una risposta quasi immediata all’utenza, ed essendo una UCCP, che svolge attività di primo soccorso, si è determinato una riduzione di accesso al pronto soccorso del 30% per i codici bianchi,azzurri e verdi, grazie al fatto che la casa della salute è operativa H24, 7 giorni su 7, essendo la sede della continuità assistenziale (guardia medica) nelle ore notturne e nei giorni prefestivi e festivi.
Abbiamo ridotto la spesa farmaceutica, ( i dati del MES e dell’ARS indicano valori nettamente inferiori alla spesa farmaceutica media della ASL) razionalizzando le risorse e stando molto attenti ad evitare gli sprechi, facendo degli audit specifici, senza far mancare niente agli assistiti.
Vorremo addirittura aumentare le nostre postazioni, la quando verrà ampliata la sede della nostra CDS, diventando una Hub vaccinale/ sede dove eseguire tamponi molecolari e rapidi.
La CDS, a mio avviso, dovrà diventare il secondo pilastro della sanità pubblica, da affiancare all’ospedale, dislocata in una sede ben visibile sul territorio di competenza, in modo da essere un punto di riferimento per i cittadini. La CDS non deve occuparsi solo di prevenzione e di patologie croniche, ma pure di eventi acuti che non necessitano di un ricorso al Pronto Soccorso.
Dalla nostra esperienza, abbiamo assistito ad netto miglioramento della cosiddetta “MEDICINA DI ATTESA” (gestione delle patologie croniche- attività prevalente della medicina generale), per la creazione di percorsi specifici diretti con i servizi diagnostici e le unità operative ospedaliere, per il ricorso improprio al pronto soccorso per le patologie gestibili livello territoriale, reso possibile alla diagnostica di primo livello (ECG,ecografie,spirometria esami di laboratorio), ai percorsi diretti con i vari reparti ospedalieri, e all’attivazione della medicina vocazionale che contribuiscono ad aumentare i servizi della CDS.
Concludo con l’ipotesi di avere due tipi di case della salute:
- CDS di AFT (aggregazione funzionale territoriale), aperta 24 ore su 24, 7 giorni su 7, con il coinvolgimento ad ore aggiuntive di tutti i MMG, con ambulatorio per cure primarie, aperto 12 ore diurne, sede anche della continuità assistenziale, dedicato anche al primo soccorso, sede della medicina vocazionale e che possa divenire sede di HUB di vaccinazione.
- CDS più piccole, dove alcuni MMG, spostano la loro attività convenzionale ambulatoriale, come medicina di gruppo, integrandosi con altre figure professionali territoriali, con orario non aggiuntivo.
Nel primo modello si dovranno retribuire le ore di attività aggiuntive per i MMG che aderiscono al progetto, nel secondo a parte il compenso della medicina di gruppo (che potrebbe essere preesistente) non sarebbe necessario una quota aggiuntiva, a meno che non vengano richieste prestazioni di particolare impegno professionale.
In ambedue i modelli dovranno essere previsti pure gli “obbiettivi di salute” da raggiungere.
Marco Puccinelli, Responsabile Dipartimento Sanità provinciale di Pisa – Forza Italia
Conferenza prospettive made in Italy: Sintesi e proposte
La Responsabile Dipartimento regionale Tutela del Made in Italy Antonella Gramigna: “prosegue il confronto sulle nuove prospettive del nostro Made in, ormai attivo per confrontarsi sul nostro marchio ormai ben definito, ma bisognoso di attenzione”
Lunedì 10 gennaio, in collegamento da Ny e Italia, è proseguito il confronto sulle nuove prospettive del nostro Made in, ormai attivo da parte di Antonella Gramigna, Responsabile Dipartimento, per confrontarsi sul nostro marchio ormai ben definito, ma bisognoso di attenzione.
Oggi più che mai.
Storicamente, il Made in Italy era una dicitura messa dai produttori italiani agli inizi del 1980, con la funzione di contrastare le falsificazioni dei loro prodotti, che all’estero godevano di una crescente fama, associati a qualità, specializzazione nei dettagli, ed eleganza, ma aggiungerei genialità dei settori principali che ai tempi, erano quelli legati ad Abbigliamento, Agroalimentare, Arredamento, Automobili.
Oggi, a questi settori si aggiungono la creatività e l’originalità dell’arte, dei mestieri creativi, delle tante realtà artigiane, di un Wine and Food di eccellenza, con materie prime a km zero.
Il termine “Made in Italy” indubbiamente ha subito trasformazioni, e negli anni, è diventata una espressione capace di evocare, in tutto il mondo, lidea dei buoni prodotti italiani, e cioè l’ identità di un vero e proprio Brand, caratterizzato dalla qualità e dalla creatività tipiche delle eccellenze artigianali e industriali italiane.
La nostra grande e vera ricchezza, per il nostro paese e per le nostre imprese, ma che implica la necessità di disporre di adeguati strumenti di tutela e di politiche rivolte al sostegno per le cosiddette “quattro A”, ovvero l’Abbigliamento-Moda, l’Arredo-Casa, l’Automazione-Meccanica, l’Arte, in ogni sua espressione, e il comparto Alimentare. ma aggiungerei la Cultura italiana, quella di tanti e tante espressioni di qualità esistenti.
Questo è stato il tema discusso in un clima di cordialità e simpatia, con esponenti di spicco del Made in Italy che operano a New York e Miami, imprenditori italiani che da molti anni hanno portato idee e genialità oltreoceano, quali Alberto Milani, Ornella Fado, Marco Baldocchi.
Tre espressioni diverse tra loro ma complementari, ecco perchè l’idea di riunirle in una tavola rotonda capace di mettere sotto la lente la necessità di guardare oltre gli steccati. Ciò è stata reso possibile grazie al grande supporto di Edoardo Fabbri Nitti, Responsabile regionale Comunicazione e Immagine del partito, e da Chiara Tenerini, Responsabile Dipartimenti regionale, che ha ribadito l’importanza dell’attenzione capillare a questo settore importante.
Anche il Sen Massimo Mallegni, assente per motivi di carattere istituzionale ha fatto pervenire i suoi saluti e il buon lavoro.
L’impatto del “country effect” sui consumatori americani ( ma non solo), è il fatto che un prodotto venga realizzato sul territorio italiano, con materie prime italiane e con manodopera italiana, il che lo rende dotato di caratteristiche che non ritengono possano essere replicate in nessun altro luogo è reale. Perchè Made in…. Italy- Tuscany, significa “vivere italiano”, ed è diventato sinonimo di “vivere bene” in ogni aspetto della vita quotidiana, dal vestire, al mangiare, all’arte.
“L’idea di Piazza Italia Marketplace è nata per questo- afferma Milani- per dare uno spazio grande e autorevole, nel centro di Manhattan, sia fisico che virtuale, capace di aggregare e così di abbattere i costi di spostamenti e alloggio per chi promuove le aziende. Una vetrina sempre aperta, capace di raccogliere i migliori marchi ma anche quelle piccole medie realtà che da sole non sarebbero capaci o in grado di sopperire ai costi vivi di una promozione. Un’idea nata ai tempi del governo Berlusconi, poi ripreso con il Presidente Tajani . E naturalmente con tantissimo spazio a disposizione, ben vengano idee!”
La maggior parte delle imprese nei comparti del “Made in Italy”, è realtà, appartengono alla categoria delle PMI. Quelle piccole medie imprese duramente colpite da questa crisi, in seguito all’impatto devastante di questo periodo pandemico. Si parla di un default di una-due su cinque, molto imminente. Cioè significa sofferenza economica che prelude ad un deflusso di capitali dall’Italia, ed anche possibili offerte, peraltro già in atto, con la possibilità di acquisizioni da parte di aziende estere che così estenderebbero il controllo sul Made in Italy, facendo sì che perderebbe la sua autenticità.
Il progetto di Ornella Fado, di cui abbiamo parlato, è legato alla divulgazione tramite canali televisivi, realizzati in Usa ma anche in altre parti del mondo legato sempre al Made in Italy, del comparto enogastronomico, e vuole arrivare a far conoscere il più possibile la nostra qualità e bellezza. Il suo famoso programma “Brindiamo!” persegue esattamente questo, oltre al nuovo progetto varato assieme ad altri soci, Genialitaly. Da poco Ornella Fado è anche stata eletta nei Comites, ed ha la delega al Made in italy, quindi supporterà sempre più queste strade.
Marco Baldocchi, considerato il primo e più famoso esperto di Neuro marketing, che opera in Italia e Miami, ci ha condotto per mano dentro le emozioni, ed il funzionamento del cervello umano. “Cosa si sceglie e perchè, che colori sono più adatti in un certo settore? Che strategie di marketing, oggi sono più vincenti all’alba dei nuovi parametri che la ricerca ha individuato? La scienza ci aiuta in questo e ci porta a scoprire nuove prospettive da non sottendere”.
La giornalista Chiara Buratti è intervenuta sul tema Start Up e innovazione, oggi sempre più necessaria per le imprese.
Alla diretta social ha partecipato la Sen. Virginia Tiraboschi, che ha, tra le altre, la delega al Mede in Italy. La Senatrice di Forza Italia ha sottolineato “come sia urgente una politica che guardi avanti, oltre lo steccato dell’immobilismo e cerchi di offrire tramite sostegni concreti, opportunità con nuovi mezzi di e-commerce. Il Made in Italy oggi, grazie al Ministero del Turismo, di fatto entra a far parte dei piani di sviluppo strategico, e quindi avrà un suo ruolo specifico.
Ecco perché sempre più non deve mancare il sostegno a queste imprese, per mantenere alto l’orgoglio delle aziende italiane nel mondo. Ma per fronteggiare gli effetti della pandemia sull’export serve un piano straordinario. L’idea presentata è quella di un Ministero specifico e di un Osservatorio che, con la creazione di nuovi canali, reti di aziende, e una massiccia campagna di comunicazione per le produzioni 100% Made in Italy e per la stessa Italia, possa dare sostegno e maggiore visibilità.
Ritengo necessario, come Responsabile Forza Italia Dipartimento Made in Italy- Toscana, da sempre a fianco delle imprese, tutelare e promuovere con questo progetto, per i tanti prodotti di eccellenza che il mondo ancora ci invidia, come prima cosa impedendo il dilagare di quelli contraffatti, perchè possono creare danni irreversibili a tutto il territorio e soprattutto a carico del mondo dell’Imprenditoria.
Occorre, con ciò, condurre azioni concrete, in Italia ed all’estero, attraverso politiche europee, che il PPE appoggia, per portare proposte concrete su sgravi fiscali, dazi, e tassazioni alle imprese che fanno parte della nostra bellezza, del Made in.
Perchè questo possa avvenire serve, mettere in campo ogni azione possibile e affidarsi a persone capaci nei territori per promuovere il nostro Made in. In qualità di Responsabile regionale del Dipartimento mi interfaccio periodicamente con Giuliana Ridolfi Cardillo, per un maggiore collegamento nel territorio statunitense, avendo nella sua vita professionale ella rivestito ruoli di eccellenza e istituzionali, che le hanno permesso, e tutt’oggi le permettono di avere voce autorevole, ed in mia rappresentanza.
Forza Italia, e Forza Toscana, rialzati. La bellezza, e la qualità devono tornare #intesta.
Riportiamo la conferenza integrale:
La locandina della Conferenza:
Coordinamento regionale Forza Italia Toscana
Gramigna: Italcanditi, Made in Tuscany
La responsabile del Dipartimento tutela del Made in Italy di Forza Italia Toscana Antonella Gramigna: “Italcanditi, Made in Tuscany”
La notizia che riguarda l’Italcanditi, controllata da un fondo d’investimento e proprietaria dell’Ortofrutticola Mugello, che intende spostare dal 30 gennaio la produzione dei marron glacé, da Marradi in Lombardia dopo 38 anni, mette nuovamente il dito nella piaga della delocalizzazione delle imprese.
La ’fabbrica dei marroni’, così definita, con oltre ottanta lavoratori, e quasi tutte donne, più altrettanti castanicoltori d’indotto, rappresenta qualità e ottima produzione del nostro Made in Italy.
La nemmeno troppo nascosta decisione di delocalizzazione a Bergamo, qualora davvero avvenisse, oltre alle ripercussioni sull’economia, danneggerebbe l’immagine stessa del paese, riconosciuto da tutti come “capitale della castagna”.
Senza lo stabilimento, Marradi sarebbe mutilato, verrebbe a mancare un elemento fondamentale della filiera, ne risentirebbero sia i lavoratori, come ovvio, ma anche il brand della castagna, nonchè le frequentatissime sagre molto frequentate ( a parte il periodo contingente) ed i pregiati marron glacé, qui prodotti e ordinati perfino dalla regina Elisabetta d’Inghilterra, oltre al turismo, e la cultura.
Marradi, sparirà per questo? Non certo come località, ma come simbolo di un prodotto di qualità, sicuramente si.
Da una parte, quindi, la tutela del marchio a firma Marradi, e la sopravvivenza di posti lavoro, dall’altra l’impresa. Da liberale, liberista, quello che mi chiedo è ” Perchè”? Quale il motivo per cui un’azienda decide di spostarsi? Questo il vero punto focale.
Inutile e dannoso scagliarsi alacremente contro chi, da imprenditore, fa le sue scelte, e questo non significa mettersi contro il mondo del lavoro, anzi.
Credo che se un’impresa delocalizza bisogna andare prima a vedere il perché lo fa. Vi sono situazioni nelle quali non esiste più speranza per un determinato prodotto in Italia e allora se l’unica sede è in Italia si cerca di guardare altrove. Si chiama fare impresa.
Ma ci sono in gioco posti di lavoro. Giusto.
E per questo occorre rivedere urgentemente cure di accompagnamento e welfare, e fare scelte nell’ambito Unione europea nella quale ci troviamo.
A chi non dispiace se vengono persi posti di lavoro? Ma non possiamo dare l’immagine di un Paese che vuole bastonare le sue aziende. Dobbiamo fornire a tutti, da una parte e dall’altra strumenti capaci, idonei e ricordare alcuni principi cardine, fondamentali.
Quali? Il posto di lavoro è un diritto, ma se l’impresa è privata, e quindi soggetta a bilanci e verifiche,e scelte maggiormente convenienti, può decidere di rivederne gli assetti, anche di sedi o numeri di addetti.
Bisogna fare attenzione al concetto di libertà d’impresa, con l’individuazione dei criteri di eticità ed eccellenza nel territorio e ” best practices”.
È un dato condiviso da molti che la forza imprenditoriale regga il nostro sistema sociale, ne caratterizza lo spirito e il bagaglio di capacità; la responsabilità d’Impresa permette che lo Stato si occupi del bene comune e dell’indirizzo politico, lasciando che le energie del lavoro accrescano lo sviluppo e il benessere della società, ma tendere al benessere della persona e della società.
Ed è in questa direzione che l’imprenditore riveste un’importanza centrale dal punto di vista sociale , perché si colloca al centro di quella rete di legami tecnici, commerciali, finanziari, culturali che caratterizzano la moderna realtà d’impresa.
L’imprenditore, è ovvio guardi al profitto, ma insieme al mondo del lavoro cerca di rendere il suo prodotto qualitativamente il migliore. Non potrà mai esistere l’uno senza l’altro. Dovere etico dell’imprenditore è di reinvestire e rischiare il proprio capitale in iniziative di nuova imprenditorialità, facendosi creatore di economia reale, esprimendo innovazione e crescita delle risorse umane, collegando lo sviluppo dell’impresa con lo sviluppo del sistema.
Il primo teorema dell’economia del benessere afferma che le condizioni ottimali di efficienza vengono realizzate tramite una geometria che perimetra un’economia del benessere, con strumenti di redistribuzione, imposte o sussidi in somma fissa (lump sum tax), un’economia concorrenziale che consente di raggiungere qualsivoglia stato sociale sulla frontiera massima dell’utilità, un welfare più inclusivo, politiche del lavoro più importanti al fine di aumentare la nostra ricchezza. Soprattutto all’estero. Chiediamoci perché siamo tra i grandi Paesi ,il meno attrattivo di tutti: giustizia civile, fisco, burocrazia, questi sono i temi di cui occuparci.
L’impresa etica, dunque, non è quell’impresa che deve comunque garantire ma, consapevole del proprio grande ruolo sociale, agisce nel rispetto di una scala di valori imprescindibili e ampiamente condivisa all’interno dell’ambiente in cui opera.
La realizzazione concreta dei principi etici è identificabile in alcune virtù nelle quali si deve riconoscere un imprenditore: la creatività, l’amore per l’impresa, la passione, l’orgoglio per i frutti prodotti, la valorizzazione delle risorse umane e l’intelligenza nelle scelte. La buona economia si realizza indubbiamente grazie ai buoni imprenditori: dove essi lavorano per l’impresa e con l’impresa, dove il manager è prima di tutto un lavoratore corresponsabile insieme agli altri lavoratori. Tali caratteristiche valoriali apportano vantaggi alla società sotto forma di benessere, crescita culturale e spirituale, educazione e senso della comunità.
Forza Italia si avvicina da sempre ad entrambi questi mondi: quello del lavoro e delle imprese.Ed alle idee dei sindacati quando lottano per questi principi.
Non si può impedire la libertà d’impresa, ricordiamocelo sempre. Piuttosto va accresciuta per creare più occupazione e ricchezza. È questa la sfida e la bandiera di Forza Italia. Sono 30 anni che si parla di delocalizzazioni. Oggi si delocalizza per altre ragioni rispetto a quelle degli anni Novanta.
Le prime erano tutte dovute al costo del lavoro, oggi si delocalizza per ragioni di opportunità, ad esempio per migliorare un prodotto. È il consumo che decide la produzione. Ci sono produzioni che sono a fine vita e se non vengono portate altrove le imprese muoiono. Ma non è questo il caso. L’azienda di Marradi è una vera eccellenza, e non si capiscono a fondo le motivazioni per doverla spostare a Bergamo, se non per accordi che si discostano non poco dalla suddetta ” etica” delle imprese.
Se è vero, come vero che la nostra sfida, quella del Made In, è quella di una sempre maggiore qualità, e bellezza conosciuta nel mondo, assieme al renderci competitivi nei confronti degli altri Paesi, resta il fatto che ciò non si ottiene con una legge ma con una serie di comportamenti, una riforma fiscale seria e una riforma degli ammortizzatori a lungo termine.
Non è possibile pretendere di evitare le chiusure e nazionalizzare tutto. L’Unione Sovietica è finita da tempo, per fortuna. E sia il mondo del lavoro, che riguarda famiglie, donne e uomini, che il mondo delle imprese, coloro che di fatto sborsano ogni giorno ingenti somme per salvaguardare la nostra economia, debbono avere sempre massimo rispetto e attenzione da parte della politica.
Antonella Gramigna, Responsabile Dipartimento Tutela del Made in Italy Forza Italia Toscana