Gramigna: Comunicare il bello del Made in Italy nel mondo
La responsabile del Dipartimento tutela del Made in Italy di Forza Italia Toscana Antonella Gramigna: “Comunicare il Made in Italy significa portare l’Italia “quella bella” nel mondo”
Il Made in Italy è il brand dei brand. Non c’è bisogno di spiegarne il motivo. Significa ” fatto bene”.
Comunicare il Made in Italy al di fuori dei confini nazionali vuol dire proporre, insieme alle aziende, un intero paese che è l’Italia, con tutto il patrimonio che lo contraddistingue e lo rende così appetibile nell’immaginario di chi non ci vive.
Per farlo davvero bene, essere italiani non è un accessorio di poco conto.
Se è vero che parole come “autenticità”, “spontaneità”, “calore” e “immediatezza” dovrebbero costituire l’agenda di ogni buon comunicatore del XXI secolo, è innegabile il gap tutt’oggi esistente tra la sensibilità consolidata da molte medie e grandi aziende italiane – ben consapevoli dell’importanza delle emozioni nella costruzione della reputazione del brand – e la effettiva risposta di penetrazione in diverse aree del mondo, che non riescono a comprendere appieno le potenzialità del valore Made in.
Sono convinta che il Made in Italy abbia una “potenza” ancora in gran parte inespressa, e che sia arrivato il momento adesso di capitalizzare al meglio questo nostro straordinario valore. Ma per farlo occorre sfruttare in maniera adeguata un valore, come tutti gli imprenditori sanno, ed è necessario conoscere bene questo valore.
Secondo alcune ricerche di mercato, il marchio Made in Italy è noto nel mondo quasi come due marchi super globali come Coca-Cola e Visa. Oltre a ciò, secondo uno studio della rivista Forbes, questo marchio è al settimo posto in termini di reputazione tra i consumatori di tutto il mondo
Una buona strategia di comunicazione ecco che diventa la leva, ed anche un fattore cruciale per il successo di un ambizioso programma di export. Non solo per far conoscere, ma anche per far apprezzare la propria unicità, far vivere la passione e i valori che stanno dietro ad ogni prodotto, costruire la percezione di un mondo senza rinnegare le radici, ma allo stesso tempo adattandosi al paese di arrivo.
La sensazione, infatti, è che spesso le nostre aziende Made in, da una parte, non riescano bene a comprendere i fattori di successo, dall’altra manchino da sempre politiche mirate ad una strategia comunicativa e di marketing .
Mancano investimenti e risorse. Mancava visione, che adesso grazie ad un Ministero ( finalmente) dedicato, esiste.
Se è vero che il Made in Italy non è solo un mito italiano, è vero anche che, in quanto fenomeno culturale e di consumo, esso è in continua evoluzione. Così come il suo successo è andato crescendo – e continua a crescere – all’estero, ma anche in patria la sua percezione non è sempre stata quella di oggi: l’amore per il Made in Italy non è nato con gli italiani.
E questo ha delle conseguenze importanti sia per chi lo produce che per chi lo comunica.
Il percepito interno del Made in Italy e della sua filiera è il frutto di un lavoro su due fronti: quello del marketing, che ha costruito conoscenza, reputazione e desiderabilità e quello dell’imprenditoria, che ha continuato a ricercare e produrre qualità, e i tanti produttori che ci hanno sempre creduto.
Ma siamo adesso in una nuova fase, in cui l’italianità si avvicinerà ad essere un semplice requisito d’ingresso e vinceremo o perderemo la competizione in base agli altri valori che avremo saputo mettere nei prodotti e comunicare.
Passeremo, cioè, dalla “qualità Made in Italy” al “Made in Italy di qualità”.
Come tutti i processi complessi, la pianificazione di una strategia di Marketing e la comunicazione di Brand richiedono competenze diversificate ed un Team integrato. Nell’ambito dell’ospitalità e del Made in Italy, la comunicazione è una delle prime sfide da dover fronteggiare nel migliore dei modi.
Comunicare il Made in Italy al di fuori dei confini nazionali vuol dire proporre, insieme all’azienda, un intero paese, con tutto il patrimonio che lo contraddistingue e lo rende così appetibile nell’immaginario di chi non ci vive. Per farlo davvero bene, essere italiani non è un accessorio di poco conto, come “educatori” del mercato che influenzano le preferenze e i desideri della clientela finale.
A lato, ma non in senso “marginale”, si trovano i social media, potentissimi mezzi di comunicazione, di dialogo e di coinvolgimento del pubblico. Social networks come Facebook, Twitter, Linkedin e blog hanno ormai una grande importanza.
Una recente ricerca pubblicata da HubSpot segnala, nel corso del 2011, un tasso di crescita del 50% nelle spese di marketing destinate all’Inbound Marketing (tipologia di marketing basata sulla pubblicazione di contenuti utili, via blog, social network e altri media al fine di portare gli utenti/clienti verso l’impresa). Inoltre, il 62% delle imprese intervistate considera i social media la fonte più importante di leads negli ultimi sei mesi del 2011.
Condizione necessaria per poter trarre il massimo da questi nuovi strumenti è la costanza e l’investimento di risorse soprattutto in termini di persone e di tempo. L’acquisizione di nuovi potenziali clienti è infatti direttamente proporzionale alla frequenza dei post e all’intensità dell’attività di blogging.
Se parliamo di Made in Italy e di come il marketing possa essere l’elemento chiave per promuoverlo, bisogna saper raccontare le persone, i luoghi, le storie e le tradizioni. Bisogna avere la capacità di suscitare emozioni attorno a sapori, profumi ed esperienze sensoriali. E per fare tutto questo, come vedremo, non bastano un prodotto e la sua qualità, l’eccellenza e la sua storia, ma occorre saper trasmettere tutto questo e, a volte, saperlo difendere.
Dal food alla moda, dall’arredamento al luxury, oggi il made in Italy racchiude decine di migliaia di produzioni capaci di generare un giro d’affari da decine di miliardi di euro all’anno. Eppure, non basta dire Made in Italy per garantire che sulle tavole arrivi davvero un prodotto Italiano o sugli scaffali un maglione confezionato nei nostri distretti dell’alta moda. Lo abbiamo visto con la lotta all’Italian Sounding, che abbiamo estenuamente combattuto. E vinto.
Oggi infatti è proprio il marketing il miglior alleato di chi deve canalizzare le vendite di prodotti caratterizzati da alti standard qualitativi. Non basta infatti l’eccellenza a determinare il successo. C’è la necessità di comunicare tutto questo, di farlo arrivare ai potenziali clienti raccontando cosa c’è dietro una produzione italiana. La sua storia, la tradizione di produzioni artigianali che affondano le loro radici nel passato, capace di rigenerarsi grazie a impegno, passione e altissime competenze.
E allora, per fare in modo che il Made in Italy sia realmente tutelato, che sia davvero un valore aggiunto, è necessario rappresentare coerentemente tutto quello che le produzioni italiane sono capaci di evocare. Deve creare emozioni.
Antonella Gramigna, Responsabile Dipartimento Tutela del Made in Italy Forza Italia Toscana
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