Gramigna: e-commerce e social commerce per il Made in Italy
La responsabile del Dipartimento tutela del Made in Italy di Forza Italia Toscana Antonella Gramigna: “e-commerce e social commerce per il Made in Italy“
Il Made in Italy- Tuscany e l’e-commerce. O meglio dire Social e-commerce perché ciò che serve oggi è fare passi avanti per la digitalizzazione con negozi virtuali, da pensare come grandi magazzini, contenenti prodotti, oggetti, e servizi tutelati da Made In, inseriti dalle aziende aderenti, così da poterli far conoscere ed acquistare, sia in Italia che nel mondo.
Questa è la proposta che, ascoltando e prendendo spunto con esperti di rilievo, porterò sui tavoli istituzionali come Responsabile del del Dipartimento Tutela del Made in Italy- Forza Italia Toscana. Perché Social commerce? Perché serve unirsi e fare rete, confrontarsi e comunicare in modo adeguato, elevando il livello così da diventare più ambiti e visibili.
Ma l’importante è sempre garantire la autenticità e la sicurezza dei prodotti, oltre al supportare le aziende e l’e-commerce con fondi dedicati all’innovazione, ed attraverso l’abbassamento delle spese di esportazione -importazione, così come l’Iva, che deve vedere una percentuale “dedicata” al settore.
La Cina ci mette in luce come sia diventato il primo mercato mondiale dell’e-commerce. Un primato destinato ad aumentare e consolidarsi ulteriormente nei prossimi anni. Dalle previsioni della Fondazione Italia Cina, assisteremo a incrementi annui del 20%. Il trend positivo può aprire la porta a nuove opportunità per le aziende italiane, considerato che i consumatori cinesi ricercano sempre più prodotti di qualità “made in Italy”, perchè di qualità, e la popolazione è molto avanti nel processo di digitalizzazione.
Un cinese su due naviga, chatta e compie acquisti online. Ed abbiamo visto anche da noi come abbia preso campo l’ordine via web. Ecco perchè oggi più che mai occorre dirigere l’attenzione al mondo digital, per i prodotti Made In, perchè potrebbe essere la carta vincente di molte PMI , specie quelle di nicchia, che lottano per conservare la loro autenticità,ed un mercato continuo e costante. Ciò che serve, oggi più che mai per rialzare queste piccole medie realtà.
Per incentivare la crescita dell’e-commerce, la Cina ha previsto l’IVA ridotta all’11,9% per la maggior parte dei prodotti venduti online e le principali piattaforme di acquisto come TMall di Alibaba e JD.com attuano rigide politiche contro la contraffazione dei prodotti.
Ecco che molti imprenditori italiani, fino a oggi diffidenti verso il mondo digitale, magari per paura di venir imitati, o peggio, contraffatti con i prodotti, si stanno ricredendo. Perchè non è stando nascosti che si incrementano le vendite, e si fanno conoscere le specialità, le nostre eccellenze, perchè se un brand non è presente sul web e i suoi prodotti vengono richiesti, al suo posto verranno offerti ( ovviamente) dei falsi.
Detto ciò,”la Cina oggi ha intrapreso un vero e proprio attacco al made in Italy, bloccando l’export con scuse al limite del ridicolo”, come afferma in una nota il senatore Francesco Battistoni, responsabile nazionale agricoltura di Forza Italia e vicepresidente della commissione agricoltura del Senato.
“La questione del blocco delle carni suine italiane per motivi legati alla diffusione del Covid, merita un’attenta analisi da parte delle autorità nazionali ed europee-prosegue- Il timore, infatti, è che a fronte dello sviluppo del mercato di esportazione delle nostre carni suine verso la Cina, ci sia una controffensiva commerciale per bloccarlo. Vale la pena ricordare a tutti i paesi esteri, interessati alle nostre eccellenze enogastronimiche, che i nostri standard di sicurezza alimentare sono eccellenti, anzi invidiabili come la qualità stessa dei nostri cibi.”
Le autorità cinesi minacciano di impedire la esportare la carne italiana nel gigante asiatico e di distruggere tutta la merce congelata arrivata in container presso il porto di Yantian e ora bloccata presso la dogana interna di Dong Guan. Un grave danno per l’agroalimentare Made in Italy che ha investito sulle prospettive di crescita delle esportazioni sul mercato asiatico che deve vedere in prima linea l’intervento delle autorità nazionali e comunitarie per fermare una pretestuosa guerra commerciale dagli esiti preoccupanti.
Si teme infatti che dietro questo scenario ad opera della Cina, ci sia in realtà la volontà di alzare ostacoli per dare maggiore spazio e sostegno alla produzione locale di carne suina, come dimostrano gli ingenti acquisti di alimenti effettuati sul mercato internazionale dal gigante asiatico per l’alimentazione del bestiame allevato.
Bisogna superare gli ostacoli tecnici alle esportazioni agroalimentari Made in Italy per l’estero, e riequilibrare i rapporti commerciali nell’agroalimentare con i Paesi che fanno parte della rete delle importazioni. Il gigante asiatico, purtroppo non è garanzia di genuinità e sicurezza, di recente abbiamo visto prodotti entrati in Italia anche illegalmente, come dimostra il recente maxi sequestro della guardia di Finanza di Padova, con la collaborazione dell’Asl, di 10 tonnellate di carni suine provenienti dalla Cina attraverso il porto di Rotterdam, potenzialmente pericoloso per la diffusione della peste suina.
L’emergenza Covid 19 o il timore della contraffazione non deve fermare il lavoro sui protocolli per l’esportazione di prodotti Made in Italy in Cina, od in altri Paesi che potrebbero venir coinvolti, ma anzi, è adesso che il processo deve essere, al contrario, velocizzato ed esteso, con occhio attento e severo, ma creando il supporto necessario allo scopo.
Serve una iniziativa dell’Unione Europea per fare in modo che l’autorizzazione all’ingresso nei Paesi del Mondo, ottenuta per un prodotto da un Paese membro dell’Unione, valga per tutti i componenti.
E servono politiche mirate a coinvolgere ogni PMI che rappresenti il nostro Made in, con un processo di commercializzazione nuovo e diverso. Più Innovativo, meno costoso perché unisce tante realtà in un unico spazio, diventando maggiormente capillare nei vari Paesi. Oggi con il web si arriva ovunque, la rete dà modo di far conoscere ciò che siamo. Questo vale per il settore agroalimentare, enogastronomico, arte e oggettistica, abbigliamento e turismo.
Serve, altresì investire sui contenuti e sull’uso di un grande “spazio” che dovrà indiscutibilmente passare attraverso un‘analisi dell’Osservatorio regionale e nazionale, e affidamenti di conseguenza, attraverso proposte di Sturt UP.
Antonella Gramigna, Responsabile Dipartimento Tutela del Made in Italy Forza Italia Toscana
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