Gramigna: Catalent fugge a Londra, persi 160 milioni
La responsabile del Dipartimento tutela del Made in Italy di Forza Italia Toscana Antonella Gramigna: “Catalent fugge a Londra, persi 160 milioni di dollari e tantissimi posti di lavoro”
Burocrazie a tempi di risposta elefantiaci fanno fuggire Catalent a Londra, così il Made in Italy perderà il polo vaccini nel Lazio. Oltre a 160 milioni di dollari, e tantissimi posti di lavoro.
La notizia arriva deflagrante, a causa delle lungaggini burocratiche legate alle autorizzazioni ambientali, necessarie alla Catalent per realizzare otto bioreattori nel proprio stabilimento ad Anagni, in provincia di Frosinone, la multinazionale farmaceutica ha ormai deciso di spostare l’investimento importante, che avrebbe dato un grande valore al nostro Pese, nel Regno Unito.
E così, i farmaci anti-Covid verranno così prodotti nell’Oxfordshire, luogo nel quale l’azienda investirà 160 milioni di dollari, e dove realizzerà anche un centro di ricerca d’eccellenza per la formazione di alte professionalità nel mondo dell’industria del farmaco.
Era in progetto la collaborazione con le Università di Cassino e Roma, invece sarà assicurata al Regno Unito.
Il ministero della Transizione ecologica e la Regione Lazio, che per oggi ha convocato un tavolo, stanno cercando di recuperare, ma ormai è tardi e un’eventuale sburocratizzazione sarà utile soltanto a evitare che si ripetano altre fughe come quella del colosso statunitense. Un anno di attesa è troppo in un settore in cui, nel giro di alcuni mesi, un prodotto è già superato. Nel 2021 la Catalent annunciò il potenziamento dello stabilimento di Anagni.
“In Europa c’è carenza di bioreattori per farmaci biologici – questa la dichiarazione del manager Mario Gargiulo – l’idea era quella di pensare ad Anagni come luogo adatto per realizzare a partire dal 2023, due bioreattori monouso da duemila litri e poi con altri sei, per arrivare a 16 mila litri di capacità produttiva, per poter essere utile in emergenze sanitarie come il Covid-19”.
Ma in Italia c’è ancora troppa burocrazia e tempi i risposta lunghissimi, che di fatto frenano gli investimenti e le imprese a produrre , come questa multinazionale che ha sede in un’area inserita nel Sito di interesse nazionale della Valle del Sacco, dove per ogni intervento occorre stabilire se vi è contaminazione del suolo e delle falde acquifere, a causa dei veleni sparsi per anni nell’ambiente da industrie della zona di Colleferro.
L’ok è arrivato pochi giorni fa, esattamente dall’Agenzia di protezione ambientale, che ha comunicato al Ministero della Transizione ecologica che l’area di interesse da parte dell’azienda, non era inquinato.
Ma qui si è fermato tutto, perchè a causa di carenza personale, e di strutture non efficienti, per una pratica occorrono anche tre anni, motivo per cui, la multinazionale ha deciso di fuggire via.
Catalent vola a Londra, e lì darà vita al Vaccine manufacturing and Innovation center.
Il nostro Made in Italy si trova di fatto depauperato involontariamente dell’occasione di veder crescere una azienda tutta italiana, che già infiala ad Anagni i vaccini di Astrazeneca e Johnson & Johnson e anche quella della creazione di 100 posti di lavoro. Così come tre anni fa è sfumato l’investimento da 50 milioni di euro della Acs Dobfar, sempre ad Anagni.
Le multinazionali, lo sappiamo bene, non hanno tempo e voglia di star dietro a così tanta e farraginosa burocrazia, perché fanno impresa, non beneficenza, tantomeno dopo due anni di attesa per poter dar inizio a questo progetto importante.
Lo scaricabarile di responsbilità è evidente, come evidenti sono anche i problemi dei diversi enti coinvolti, che fino ad oggi non sono riusciti a demolire un sistema burocratico che sta danneggiando pesantemente l’economia.
Sono già diverse le aziende che si trasferiscono per l’eccessivo peso di una lentezza nelle risposte che, pur essendo opportune e legittime, a tutela del nostro patrimonio ambientale ( come in questo caso) andando così a privare l’Italia, ed il nostro Made In, di settori importanti e indotti altrettanto considerevoli, facendo così risaltare Paesi esteri.
Le regola vanno cambiate, così si rischia di proseguire nelle fughe fuori dall’Italia, che renderanno tutti noi più poveri e senza più attrattiva di investimenti, con conseguenza di una economia sempre più fragile, e perdita posti di lavoro.
Una Governance collaborativa e partecipata, oltre ad una Task force dedicata a livello governativo, per certi tipi di investimenti, potrebbe essere la proposta da avanzare.
Come in precedenza asserito, la richiesta di un vero e proprio Ministero Made in Italy potrebbe prevedere anche questa importante sezione dedicata alle grandi multinazionali che intendono risiedere nel nostro Paese, dando così luce e visibilità mondiale, oltre a posti di lavoro.
Mai più fughe per inefficienza tutta italiana. Mai più perdita di economia a causa di sistemi farraginosi e massimante burocratici.
Il nostro Made in Italy deve venir salvaguardato, perchè è il nostro grande valore, tutto italiano.
Antonella Gramigna, Responsabile Dipartimento Tutela del Made in Italy Forza Italia Toscana
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