Gramigna: Il nostro Made in sparirà?
La responsabile del Dipartimento tutela del Made in Italy di Forza Italia Toscana Antonella Gramigna: “Il nostro Made in sparirà?“
Una vera crisi “nera” di 292 mila piccole imprese.
Ad un anno ormai di Pandemia si possono iniziare a tirare le somme di quella che, possiamo definire ormai, un’economia in ginocchio. Il PIL ha subito un calo del -8,9%, l’inflazione a febbraio 2021 era del +0,1% ed è tendenzialmente in aumento.
Secondo la Banca d’Italia ci troviamo di fronte ad un alto rischio, che aumenta ogni giorno di più, di fallimenti per le aziende, che ad oggi si aggirano su numeri importanti: 2.800 entro il 2022. A queste si aggiungono quelle del made in italy, ben 3.700. Numeri molto preoccupanti, che riguardano le piccole imprese, quelle a trovarsi nella crisi più nera.
Per non parlare, poi, di tutti i settori: le piccole agenzie viaggi, che ad oggi perdono ben il 63%, al mondo dell’arte e dello spettacolo che perde più del 90%, a causa dei cinema e teatri chiusi e data l’impossibilità di avere luoghi dedicati alla musica dal vivo.
Anche le strutture alberghiere, il nostro grande e bellissimo ” made in Italy”, rientrano nella lunga lista delle 292 mila piccole imprese a rischio, perdendo ben il 47% e con un rischio, serio e reale, date le limitazioni che ancora esistono, e per le quali stiamo lottando duramente, di vedersi sfumare anche la possibilità di recuperare durante la stagione estiva. passaporti verdi e coprifuoco come possono agevolare la ripresa turistica o la ristorazione?
Le attività ricreative perdono più del 46%, ed ad oggi sono davvero poche le persone che pensano con rilassatezza alle vacanze, sia per ragioni economiche che di paura del contagio, oltre alle limitazioni di libertà di cui sopra.
Ecco che il Made in Italy vede andare in fumo anni ed anni di valore e lavoro, e rischia di perdere ben 138 miliardi di euro di commercio internazionale. Le fiere specializzate, il turismo, il commercio e l’agricoltura sono i settori dove la crisi dell’export ha inciso di più. Le famiglie, da indagini effettuate, risultano aver perso nel 2020, una quantità di reddito pari a circa 29 miliardi di euro, incidendo sui consumi per 108 miliardi. E chi, avendo reddito, non ha speso, è stato indotto al risparmio da paure e instabilità economica.
I conti correnti sono più elevati di valore con propensione al risparmio, non solo perché non c’è modo di spendere in quelle attività che ad oggi sono state penalizzate, ma come su detto, è l’incertezza del domani a serrare i ranghi.
Poi, di contro, però c’è chi non può contare con alcun risparmio, e nessun deposito in banca. Sono le famiglie che hanno significativamente diminuito il proprio reddito, hanno perso il lavoro o sono in cassa integrazione da mesi. Secondo la Caritas i nuovi poveri sono passati dal 31% a ben il 45% durante l’anno della pandemia. Le aziende simbolo del Made in italy dovranno fare conto anche con questo.
La capacità di spesa media è diminuita e i nuovi poveri sono aumentati. E ricordiamo che le donne hanno pagato il costo più caro, con una disoccupazione pari circa al 9%, che al confronto della media europea del 7,5% , denuncia in pieno la gravità. La disoccupazione al momento viene frenata dal blocco, anche della cassa integrazione che tocca un lavoratore su tre, senza precedenti nella storia recente, ed i lavoratori maggiormente penalizzati dalla crisi rimangono quindi i precari, categoria formata soprattutto da giovani e donne
Il Made in Italy riuscirà a recuperare? Chissà. Domanda che pone diverse riflessioni.
“Difficile ma non impossibile”, potremmo dire. ma occorrono piani e strategie a supporto e soprattutto per evitare di perdere un valore così importante che , ad oggi, è a serio rischio di svendita. Durante questa crisi alcuni settori hanno resistito, di fatto con perdite assorbili e facilmente recuperabili nel tempo, grazie a settori di mercato considerati indispensabili, come lo sono quelli legati ai settori alimentari, farmaceutici o edili. Ma le produzioni, e le vendite di alcuni prodotti come i vini, ed alcune tipologie di alimenti, come moda e arredamento, sono rimasti al palo.
Il Recovery Fund può essere quella strada giusta verso una ripresa. Il fondo, infatti, è legato a investimenti di crescita e sviluppo economico e, quindi, se usato bene, potrà essere la carta vincente per una rinascita dell’economia territoriale. D’altro lato, se questa opportunità dovesse essere infine sprecata, il fondo si trasformerà in un vero macigno difficilmente sostenibile dal debito italiano.
Ecco che, a quel punto, si potrebbe verificare uno scenario del genere: l’ingerenza economica di mercati esteri, che approfitterebbero della situazione. E perderemo tutta la nostra bellissima realtà produttiva, legata alla qualità e la bellezza del nostro Made in Italy, rendendoci così davvero tutti più poveri.
Antonella Gramigna, Responsabile Dipartimento Tutela del Made in Italy Forza Italia Toscana
Lascia un commento