Mallegni: Ordine del giorno contro concorrenza sleale cinese
Il Commissario regionale di Forza Italia Toscana Sen. Massimo Mallegni ha presentato un ordine del giorno in Senato a oggetto la presenza delle aziende cinesi sul territorio italiano che spesso fanno una vera e propria concorrenza sleale alle aziende italiane, già in difficoltà per la crisi
Un impegno concreto a favore delle aziende italiane, già in difficoltà per la crisi e penalizzate dalla concorrenza sleale. Forza Italia presenta in Senato un Ordine del Giorno a prima firma del Sen. Massimo Mallegni insieme ai senatori Barbara Masini e Roberto Berardi avente a oggetto la presenza delle aziende cinesi presenti sul territorio italiano che spesso fanno una vera e propria concorrenza sleale.
L’atto impegna il Governo a produrre interventi normativi a contrasto dei fenomeni di riciclaggio, a intensificare i controlli per scongiurare lo sfruttamento del lavoro nero, l’evasione fiscale e i trasferimenti di capitali all’estero.
L’iniziativa parlamentare fa seguito alle svariate azioni sul territorio toscano portate avanti dal Senatore Massimo Mallegni e da Aldo Milone, da sempre impegnato in prima linea su questo tema.
“Il Presidente Berlusconi ha compreso perfettamente il pericolo economico “giallo”, ovvero cinese, e per ora crediamo che sia l’unico leader europeo a chiedere di bloccare il disegno economico della Cina” scandiscono Mallegni e Milone.
“Il Presidente Berlusconi, giustamente, teme conseguenze nefaste non solo per l’Italia ma anche per l’Europa. Difatti questo maledetto Covid sta mettendo in ginocchio l’economia europea e con essa ovviamente le più grandi aziende indebolendole al punto tale da diventare facili prede per gli acquirenti, nel caso in esame, cinesi.
Ritornando al nostro Paese, già figurano alcuni tentativi di acquisizione di alberghi di Venezia. Proprio queste strutture sono forse quelle maggiormente colpite da questo maledetto virus. Senza dimenticare che proprio a Prato, già prima del Covid, imprenditori cinesi avevano acquistato la maggior parte degli alberghi presenti in città.
Per non parlare poi, sempre a Prato, dell’acquisizione delle varie stamperie e tintorie che sono servite per completare il ciclo tessile. Hanno preso inoltre di mira i porti, come quello di Taranto, che servono per far sbarcare le loro merci.
La domanda che ci poniamo è la seguente: Quell’accordo, denominato “Via della seta”, siglato dal Ministro Di Maio, quale vantaggio porterà al nostro Paese? Riteniamo invece che sia un modo per facilitare la penetrazione economica della Cina nel nostro Paese”.
Sen. Massimo Mallegni, Coordinatore regionale di Forza Italia
Aldo Milone, Responsabile Dipartimento Sicurezza e Immigrazione Forza Italia Toscana
Ordine del Giorno
ART. 01
MALLEGNI, BERARDI, MASINI
Il Senato,
in sede di discussione del disegno di legge recante ” Conversione in legge del decreto-legge 28 ottobre 2020, n. 137, recante ulteriori misure urgenti in materia di tutela della salute, sostegno ai lavoratori e alle imprese, giustizia e sicurezza, connesse all’emergenza epidemiologica da COVID-19″,
Premesso che:
la presenza di imprese cinesi è oggi ampiamente diffusa sull’intero territorio nazionale, con una forte concentrazione in alcune aree del nord e centro Italia e una diffusione capillare anche in tutte le altre regioni italiane;
circa il 40% delle ditte individuali si concentrano in Toscana (prevalentemente nelle province di Prato e Firenze) e in Lombardia (prevalentemente nella provincia di Milano), oltre il 38% è distribuito tra Veneto, Emilia Romagna, Lazio, Sicilia e Campania e il rimanente è ubicato sul resto del territorio nazionale;
secondo quanto reso noto dalla CGIA di Mestre le aziende gestite da cinesi in Italia sono cresciute del 61,5 % negli ultimi otto anni;
le attività manifatturiere prevalgono nettamente soltanto in alcune regioni (Toscana, Marche, Emilia Romagna, Veneto e Abruzzo), dove massiccio è stato l’inserimento dei cinesi nei distretti industriali, mentre nella maggioranza delle regioni, e in particolare in quelle di più recente immigrazione (come Calabria, Sicilia e Sardegna), preponderante è la prevalenza delle attività commerciali;
la gestione di queste aziende è stata spesso oggetto di attenzione da parte della Guardia di Finanza per ciò che concerne gli aspetti economico-fiscali in relazione ad un fenomeno diffuso di “money transfer” che, attraverso una illecita partita di giro, reimmette sul mercato risorse economiche sottratte al fisco in maniera fraudolenta;
la stessa Guardia di Finanza in varie operazioni di controllo effettuate negli anni passati ha stimato un danno per l’erario di circa 4,5 miliardi di euro;
spesso questo contorto sistema di evasione si basa sull’opacità dei trasferimenti economici da e verso la Cina, sul cambiamento repentino di ragione sociale delle aziende, sull’emigrazione verso il paese di origine di molti titolari di azienda che, dopo aver accumulato debiti verso fornitori ed erario “scompaiono” dall’Italia per lasciare il posto a nuovi soggetti sui quali è molto difficile avere informazioni pregresse in merito all’affidabilità fiscale;
in molte circostanze, come nei casi dei settori del commercio al dettaglio, si tratta di aziende a conduzione familiare con una media di 4/6 persone impiegate, in altri si tratta – soprattutto nell’ambito del manifatturiero- di gradi aziende in cui lavorano decine di persone e nei quali spesso si annidano opache aree si sfruttamento del lavoro femminile e minorile e in cui a volte non si rispettano le più elementari condizioni sindacali;
sarebbe quanto mai opportuno valutare sistemi di controllo volti a prevenire il diffondersi di fenomeni di evasione ed elusione fiscale da parte dei Cinesi che portano ad alimentare una concorrenza sleale nei confronti delle imprese Italiane,
impegna il Governo:
a valutare la possibilità di assumere iniziative, anche attraverso interventi normativi volti a contrastare fenomeni di riciclaggio aziendale da parte dei Cinesi, che hanno la conseguenza di alimentare una concorrenza sleale con le imprese Italiane;
ad intensificare i controlli delle autorità preposte volte a scongiurare fenomeni di sfruttamento del lavoro nero e di evasione fiscale;
ad assumere iniziative volte a contrastare fenomeni di trasferimento di capitali all’estero qualora venga riscontrato che tali risorse vengono generate illegalmente.
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