Referendum, Baldini: senza dubbio 5 Sì
Referendum, il Responsabile Dipartimento Giustizia di Forza Italia Toscana Eros Baldini: “senza dubbio 5 Sì“
Il 12 giugno, dalle ore 7 e alle ore 23, oltre 51 milioni di italiani con più di 18 anni di età dovranno esprimere la propria opinione su cinque quesiti , assai tecnici, che chiedono l’abrogazione, cioè l’annullamento, di alcune norme sul funzionamento dell’ordinamento giudiziario. Come previsto dalla Costituzione, per essere ritenuto valido il voto per ogni singolo quesito dovrà raggiungere il quorum, ossia dovrà partecipare alla votazione almeno la metà più uno degli aventi diritto.
Primo quesito: incandidabilità per i politici condannati
In Italia, chi è condannato in via definitiva per alcuni gravi reati penali non può candidarsi alle elezioni, né assumere cariche pubbliche e, se è già stato eletto, decade. Coloro che sono eletti in un ente locale, come i sindaci, sono invece automaticamente sospesi dopo la sentenza di primo grado (quindi non in via definitiva, dato che nel nostro ordinamento sono garantiti tre gradi di giudizio).
Vogliamo che sia l’incandidabilità per i condannati in via definitiva, sia la sospensione per gli eletti in enti locali, non siano più automatiche ma decise da un giudice caso per caso.
La legge vigente penalizza gli amministratori locali che vengono sospesi senza condanna definitiva, esponendoli alla pubblica condanna anche nel caso in cui si rivelino poi innocenti.
Secondo quesito: limitazione delle misure cautelari
Le misure cautelari sono provvedimenti – decisi da un giudice – che limitano la libertà di una persona sotto indagine (quindi non ancora condannata). Alcuni esempi sono la custodia cautelare in carcere, gli arresti domiciliari o il divieto di espatrio. Oggi, può essere applicata solo in tre casi: se c’è il pericolo che fugga, che alteri le prove oppure che continui a ripetere il reato.
Se vince il “sì”, viene eliminata la ripetizione del reato dalle motivazioni per disporre misure cautelari. Rimangono il pericolo di fuga e di alterazione delle prove.
E’ evidente come oggi vi sia un abuso delle custodie cautelari e si mettano spesso in carcere persone non condannate, in violazione del principio della presunzione di innocenza. Il pericolo di ripetizione del reato è infatti la motivazione più frequente per disporre una custodia cautelare. Negli ultimi trent’anni, circa 30 mila persone sono state incarcerate e poi giudicate innocenti e ancora oggi un terzo dei detenuti è in carcere perché sottoposto a custodia cautelare.
Terzo quesito: separazione delle carriere nella giustizia
In realtà il quesito è mal posto, perché dovrebbe correttamente parlarsi di separazione delle funzioni, poiché nel corso della loro vita, i magistrati italiani possono passare più volte dal ruolo di pubblici ministeri (cioè coloro che si occupano delle indagini insieme alle forze dell’ordine e svolgono la parte dell’accusa) al ruolo di giudici (cioè coloro che emettono le sentenze sulla base delle prove raccolte e del contraddittorio tra l’accusa e la difesa).
Il disegno è di prevedere che i magistrati debbanono scegliere, all’inizio della loro carriera, se svolgere il ruolo di giudici oppure di pubblici ministeri, per poi mantenere quel ruolo per tutta la vita.
La separazione delle carriere certamente garantirebbe una maggiore imparzialità dei giudici, ma già così sarebbero slegati per attitudini e approccio dalla funzione punitiva della giustizia che appartiene ai pubblici ministeri. In altre parole, il fatto che una persona che per qualche anno si abitui ad “accusare” e poi venga messa nella posizione di “giudicare”, non sarebbe una condizione ideale per il sistema democratico.
Quarto quesito: elezione del Consiglio superiore della magistratura
Il Consiglio superiore della magistratura è l’organo di autogoverno della magistratura, con lo scopo di mantenerla indipendente rispetto agli altri poteri dello Stato. È composto da 24 membri, eletti per un terzo dal Parlamento e per due terzi dai magistrati. Oggi, per candidarsi, è necessario presentare almeno 25 firme di altri magistrati a proprio sostegno. Queste firme, oggi, sono spesso fornite col supporto delle varie correnti politiche interne alla magistratura.
In caso di vittoria del “sì” non sarà più necessario trovare queste firme, ma basterà presentare la propria candidatura.
In questo modo i magistrati potrebbero sganciarsi dall’obbligo di trovare accordi politici e dal sistema delle correnti, così da premiare il merito piuttosto che l’adesione politica. Si limiterebbe anche la lottizzazione delle nomine, cioè la spartizione delle cariche tra i diversi orientamenti politici.
Quinto quesito: valutazione dei magistrati
In Italia, i magistrati vengono valutati ogni quattro anni sulla base di pareri motivati, ma non vincolanti, dagli organi che compongono il Consiglio superiore della magistratura e il Consiglio direttivo della Corte di Cassazione. In questi organi, insieme ai magistrati, ci sono anche avvocati e professori universitari di diritto, ma soltanto i magistrati possono votare nelle valutazioni professionali degli altri magistrati.
Accade sistematicamente che nessun giudice critichi un collega e le valutazioni siano positive. L’avanzamento di carriera in pratica avviene non per meriti, ma solo per anzianità.
Questa riforma renderebbe la magistratura meno autoreferenziale e la valutazione dei magistrati più oggettiva perché anche avvocati e professori universitari avrebbero il diritto di valutare l’operato dei magistrati.
Purtroppo I sondaggi politici rivelano che pochi italiani sanno che ci sarà un referendum sulla giustizia il 12 giugno o meglio: secondo Ipsos il 56% degli intervistati è a conoscenza del fatto che ci sia un referendum, però i più ne ignorano il tema. Questo è l’evidente frutto di una mirata e preordinata campagna di disinformazione tesa a provocare il naufragio dei referendum.
Che in ogni caso avrà almeno il merito di aver attirato l’attenzione su un tema di scottante attualità che vede, a causa dello strapotere della magistratura, non solo il superamento dei limiti costituzionalmente imposti, ma un serio pericolo per il buon andamento della democrazia.
Quindi, tutti a votare SI, con l’auspicio del raggiungimento del risultato ma con la consapevolezza di inviare un forte segnale di necessità di cambiamento.
Cari Signori, non si scherza, si parla di uno dei cardini del sistema democratico: La Giustizia!
Avv. Eros Baldini, Responsabile Dipartimento Giustizia Forza Italia Toscana
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