Gramigna: Made in Italy, servono azioni concrete
La responsabile del Dipartimento tutela del Made in Italy di Forza Italia Toscana Antonella Gramigna: “La riscossa del Made in Italy: servono azioni concrete”
Il Made in Italy è entrato nell’agenda politica, grazie a Forza Italia, all’inizio della scorsa legislatura, esattamente il 30 maggio 2018., con una proposta di legge per l’Istituzione del Ministero per la tutela, la promozione e il commercio internazionale dei prodotti italiani.
Ciò al fine di ricondurre le competenze per la promozione del Made in Italy e l’internazionalizzazione delle imprese italiane in un’unica struttura ministeriale, la quale deve fare da catalizzatrice delle competenze sia di Dipartimenti, Direzioni che degli uffici alle dipendenze di altri Ministeri, le cui azioni incidono direttamente ed effettivamente sulle politiche di sostegno, di difesa e di promozione della produzione nazionale.
L’Italia è grande nel mondo per le sue tante eccellenze in tutti i campi e la istituzione di un Ministero apposito, per promuovere e valorizzare il nostro Made in Italy, che poi rappresenta la nostra stessa identità grazie a brand italiani famosi ovunque, che si contraddistinguono innanzitutto per la qualità e primeggiano in tutto il mondo, attraverso una vera e propria, unica cabina di regia può semplificare le azioni e fare in modo che tutto il ‘sistema Paese’ si possa muovere più efficacemente nella giusta direzione.
Le qualità e le unicità dei prodotti Made in Italy sono tra le più apprezzate dai consumatori di tutto il mondo. Degli 80mila consumatori provenienti da 27 Paesi interpellati da EY per la ricerca “Future Consumer Now”, l’80% ha risposto in modo affermativo alla domanda “compreresti italiano?”. Al Bel Paese viene solitamente associata una percezione di buon gusto e stile che in pochi possono vantare. Considerando per esempio il settore agroalimentare, la parola “cibo” evoca l’Italia nella mente di tre persone su quattro in giro per il pianeta.
Nell’attuale contesto di continua crescita del commercio internazionale di merci, questa potenziale forza dell’etichetta “Made in” è diventata più importante che mai. Secondo le stime di WPP, i marchi italiani hanno aumentato il loro valore del 14% nell’ultimo anno, raggiungendo quota 96,9 miliardi di dollari.
Il Piano per la promozione straordinaria del Made in Italy e l’attrazione degli investimenti in Italia nonchè il
potenziamento dei grandi eventi in Italia dovrebbero prevedere:
– voucher Temporary Export Manager: questi voucher consentono alle PMI di accedere ad un management specializzato nell’export a costi ridotti.
– formazione di Export Manager: formare fino a 2mila manager in co-finanziamento con le Regioni. Un export manager temporaneo sarà in grado di seguire singolarmente tra le 8 e le 9 aziende.
– roadshow per le PMI: iniziative di formazione sui territori e attivazione di un servizio dedicato alle aziende che vogliono consulenza per iniziare il loro business all’estero;
– piattaforma E-Commerce per le PMI: potenziamento degli strumenti a disposizione della digitalizzazione delle PMI per favorire l’accesso alle piattaforme digitali e sarà prestata un’attenzione strategica alla proprietà dei dati ed all’accesso al mercato digitale.
Inoltre 5 azioni specifiche verso l’ estero:
– Piano GDO: accordi con la grande distribuzione per inserire negli scaffali un maggior numero di prodotti del Made in Italy, in particolare marchi di qualità appartenenti ad aziende di piccole dimensioni;
– Piano speciale che intende creare nuove opportunità per le aziende italiane , che comprende la comunicazione funzionale, per la valorizzazione dei prodotti autentici, contro l’Italian sounding, che consentirà ai consumatori all’estero di riconoscere l’autenticità dei prodotti italiani contro le numerose imitazioni e contraffazioni;
– Risorse da destinare alla raccolta e sistematizzazione per settore/tipologia delle diverse realtà a marchio made in Italy, con possibile opportunità di investimento in Italia;
Inoltre, proseguimento nel contrasto al fenomeno dell’Italian sounding, vera e propria economia parallela che, sottraendo quote di mercato ai prodotti originali, provoca rilevanti danni alle aziende del nostro paese. “Pizza carbonara”, la “mortadela Siciliana” o la “sopressata” sono alcuni esempi di come le aziende estere utilizzino l’apprezzamento riposto dai consumatori verso denominazioni e immagini che evocano l’Italia per promuovere la commercializzazione di prodotti affatto riconducibili al nostro Paese. Un fenomeno di dimensioni economiche estremamente gravose per tutte le aziende italiane esportatrici, ostacolando la forza del brand Italia. Bisogna quindi lavorare per poter sfruttare a pieno l’immenso potenziale offerto dalla varietà e dalla qualità produttiva nostrana.
Occorre la Individuazione di un nuovo modello di Made in Italy che coniughi ambiente, economia circolare, sostenibilità economica delle filiere produttive, etica e connessione sociale con l’auspicio di un nuovo Rinascimento che non potrà che essere anche artigiano e non solo di grandi marchi.
Una minaccia concreta, di cui ho già accennato in precedenza, per il Made in Italy è rappresentata dalla possibilità di acquisizioni e delocalizzazione che impoveriscano o snaturino la produzione nostrana. Lo storico marchio italiano Pernigotti, viene spesso citato come esempio in tal senso, in quanto acquisito nel 2013 dalla multinazionale turca Toksöz Group, con tanto di annessa promessa a voler mantenere e potenziare l’attuale struttura.
E’ l’Unione Europea a dover svolgere un fondamentale ruolo di promozione e protezione dei prodotti degli Stati Membri attraverso il sostegno al credito per le imprese Made In che operano sui mercati esteri, con adeguata e puntuale campagna straordinaria di comunicazione a sostegno dei prodotti Made in Italy e un rafforzamento della presenza dei prodotti italiani nella grande distribuzione organizzata (GDO) sia dei mercati maturi (Stati Uniti, Germania, Giappone, ecc.) sia di mercati emergenti non interessati dall’emergenza Coronavirus.
A questi primi interventi, si devono affiancare azioni mirate all’accesso al credito, per le piccole e medie imprese, per divenire così strumento a supporto, a tutela di imprenditori, artigiani, autonomi e professionisti, nonché a salvaguardia dell’export e di tutti quei settori che costituiscono con le eccellenze del Made in Italy.
Chi è Made in Italy, deve poter ottenere credito e sgravi fiscali per poter investire nel potenziamento dei processi di internazionalizzazione e di export. Credo sia questo il percorso lungo il quale proseguire, per scongiurare una crisi che, in termini di impatto reputazionale, potrebbe generare: se il Made in Italy è qualità e bellezza, come ho già più volte sottolineato, è alla tutela del nostro stile di vita, dei nostri valori identificativi che dobbiamo puntare per determinare la ripresa economica di cui abbiamo bisogno.
L’idea, insomma, è quella di fare quello che all’Italia non è ancora riuscito, cioè dar vita a un «Sistema Paese», dove sia le istituzioni che le forze economiche debbano fare un grande e continuativo lavoro di squadra per promuovere e sostenere le imprese del made in Italy.
Come? Attraverso punti focali quali: comunicazione; formazione e informazione; e-commerce; sistema fieristico; promozione integrata; finanza agevolata.
Da un parte serve che l’imprenditoria italiana faccia un salto in avanti per emergere nei mercati mondiali, ma al loro fianco occorre una politica industriale strutturata, e non estemporanea- spot.
Il Made in italy può anche essere un concetto romantico, ma siamo in una era moderna dove è il Governo a dover sostenere le aziende , e quindi il Made in Italy, con incentivi alle aziende italiane per poter andare all’estero, investimenti per incentivare gli investitori ad arrivare in Italia e infine anche per attrarre turismo
Perchè nascondersi dietro l’idea romantica del Made in Italy non basta più. Serve agire concretamente a sostegno della nostra autenticità.
Oggi tutto ciò si può realizzare, grazie al Governo ed a un Ministero dedicato.
Antonella Gramigna, Responsabile Dipartimento Tutela del Made in Italy Forza Italia Toscana
Gramigna: Comunicare il bello del Made in Italy nel mondo
La responsabile del Dipartimento tutela del Made in Italy di Forza Italia Toscana Antonella Gramigna: “Comunicare il Made in Italy significa portare l’Italia “quella bella” nel mondo”
Il Made in Italy è il brand dei brand. Non c’è bisogno di spiegarne il motivo. Significa ” fatto bene”.
Comunicare il Made in Italy al di fuori dei confini nazionali vuol dire proporre, insieme alle aziende, un intero paese che è l’Italia, con tutto il patrimonio che lo contraddistingue e lo rende così appetibile nell’immaginario di chi non ci vive.
Per farlo davvero bene, essere italiani non è un accessorio di poco conto.
Se è vero che parole come “autenticità”, “spontaneità”, “calore” e “immediatezza” dovrebbero costituire l’agenda di ogni buon comunicatore del XXI secolo, è innegabile il gap tutt’oggi esistente tra la sensibilità consolidata da molte medie e grandi aziende italiane – ben consapevoli dell’importanza delle emozioni nella costruzione della reputazione del brand – e la effettiva risposta di penetrazione in diverse aree del mondo, che non riescono a comprendere appieno le potenzialità del valore Made in.
Sono convinta che il Made in Italy abbia una “potenza” ancora in gran parte inespressa, e che sia arrivato il momento adesso di capitalizzare al meglio questo nostro straordinario valore. Ma per farlo occorre sfruttare in maniera adeguata un valore, come tutti gli imprenditori sanno, ed è necessario conoscere bene questo valore.
Secondo alcune ricerche di mercato, il marchio Made in Italy è noto nel mondo quasi come due marchi super globali come Coca-Cola e Visa. Oltre a ciò, secondo uno studio della rivista Forbes, questo marchio è al settimo posto in termini di reputazione tra i consumatori di tutto il mondo
Una buona strategia di comunicazione ecco che diventa la leva, ed anche un fattore cruciale per il successo di un ambizioso programma di export. Non solo per far conoscere, ma anche per far apprezzare la propria unicità, far vivere la passione e i valori che stanno dietro ad ogni prodotto, costruire la percezione di un mondo senza rinnegare le radici, ma allo stesso tempo adattandosi al paese di arrivo.
La sensazione, infatti, è che spesso le nostre aziende Made in, da una parte, non riescano bene a comprendere i fattori di successo, dall’altra manchino da sempre politiche mirate ad una strategia comunicativa e di marketing .
Mancano investimenti e risorse. Mancava visione, che adesso grazie ad un Ministero ( finalmente) dedicato, esiste.
Se è vero che il Made in Italy non è solo un mito italiano, è vero anche che, in quanto fenomeno culturale e di consumo, esso è in continua evoluzione. Così come il suo successo è andato crescendo – e continua a crescere – all’estero, ma anche in patria la sua percezione non è sempre stata quella di oggi: l’amore per il Made in Italy non è nato con gli italiani.
E questo ha delle conseguenze importanti sia per chi lo produce che per chi lo comunica.
Il percepito interno del Made in Italy e della sua filiera è il frutto di un lavoro su due fronti: quello del marketing, che ha costruito conoscenza, reputazione e desiderabilità e quello dell’imprenditoria, che ha continuato a ricercare e produrre qualità, e i tanti produttori che ci hanno sempre creduto.
Ma siamo adesso in una nuova fase, in cui l’italianità si avvicinerà ad essere un semplice requisito d’ingresso e vinceremo o perderemo la competizione in base agli altri valori che avremo saputo mettere nei prodotti e comunicare.
Passeremo, cioè, dalla “qualità Made in Italy” al “Made in Italy di qualità”.
Come tutti i processi complessi, la pianificazione di una strategia di Marketing e la comunicazione di Brand richiedono competenze diversificate ed un Team integrato. Nell’ambito dell’ospitalità e del Made in Italy, la comunicazione è una delle prime sfide da dover fronteggiare nel migliore dei modi.
Comunicare il Made in Italy al di fuori dei confini nazionali vuol dire proporre, insieme all’azienda, un intero paese, con tutto il patrimonio che lo contraddistingue e lo rende così appetibile nell’immaginario di chi non ci vive. Per farlo davvero bene, essere italiani non è un accessorio di poco conto, come “educatori” del mercato che influenzano le preferenze e i desideri della clientela finale.
A lato, ma non in senso “marginale”, si trovano i social media, potentissimi mezzi di comunicazione, di dialogo e di coinvolgimento del pubblico. Social networks come Facebook, Twitter, Linkedin e blog hanno ormai una grande importanza.
Una recente ricerca pubblicata da HubSpot segnala, nel corso del 2011, un tasso di crescita del 50% nelle spese di marketing destinate all’Inbound Marketing (tipologia di marketing basata sulla pubblicazione di contenuti utili, via blog, social network e altri media al fine di portare gli utenti/clienti verso l’impresa). Inoltre, il 62% delle imprese intervistate considera i social media la fonte più importante di leads negli ultimi sei mesi del 2011.
Condizione necessaria per poter trarre il massimo da questi nuovi strumenti è la costanza e l’investimento di risorse soprattutto in termini di persone e di tempo. L’acquisizione di nuovi potenziali clienti è infatti direttamente proporzionale alla frequenza dei post e all’intensità dell’attività di blogging.
Se parliamo di Made in Italy e di come il marketing possa essere l’elemento chiave per promuoverlo, bisogna saper raccontare le persone, i luoghi, le storie e le tradizioni. Bisogna avere la capacità di suscitare emozioni attorno a sapori, profumi ed esperienze sensoriali. E per fare tutto questo, come vedremo, non bastano un prodotto e la sua qualità, l’eccellenza e la sua storia, ma occorre saper trasmettere tutto questo e, a volte, saperlo difendere.
Dal food alla moda, dall’arredamento al luxury, oggi il made in Italy racchiude decine di migliaia di produzioni capaci di generare un giro d’affari da decine di miliardi di euro all’anno. Eppure, non basta dire Made in Italy per garantire che sulle tavole arrivi davvero un prodotto Italiano o sugli scaffali un maglione confezionato nei nostri distretti dell’alta moda. Lo abbiamo visto con la lotta all’Italian Sounding, che abbiamo estenuamente combattuto. E vinto.
Oggi infatti è proprio il marketing il miglior alleato di chi deve canalizzare le vendite di prodotti caratterizzati da alti standard qualitativi. Non basta infatti l’eccellenza a determinare il successo. C’è la necessità di comunicare tutto questo, di farlo arrivare ai potenziali clienti raccontando cosa c’è dietro una produzione italiana. La sua storia, la tradizione di produzioni artigianali che affondano le loro radici nel passato, capace di rigenerarsi grazie a impegno, passione e altissime competenze.
E allora, per fare in modo che il Made in Italy sia realmente tutelato, che sia davvero un valore aggiunto, è necessario rappresentare coerentemente tutto quello che le produzioni italiane sono capaci di evocare. Deve creare emozioni.
Antonella Gramigna, Responsabile Dipartimento Tutela del Made in Italy Forza Italia Toscana
Made in Italy, Gramigna: finalmente il Ministero
La responsabile del Dipartimento tutela del Made in Italy di Forza Italia Toscana Antonella Gramigna: “chiedevamo un Ministero ad hoc. Oggi esiste, lavoreremo per questo ambito importante”
“Made In Italy” e “Made in Tuscany” rappresentano certamente un punto cardinale per Forza Italia, che all’inizio della scorsa legislatura, ha presentato una proposta di legge per l’Istituzione del Ministero per la tutela, la promozione e il commercio internazionale dei prodotti italiani, e Dipartimenti regionali che potessero costruire quel tessuto connettivo indispensabile, per il rilancio delle nostre imprese e del lavoro.
Con un documento ufficiale a firma della Responsabile del Dipartimento in Toscana, Antonella Gramigna, la proposta venne ulteriormente sollecitata, sia al Presidente Tajani, quale diretto interlocutore UE, sia alla dirigenza nazionale.
Nel frattempo, a Bruxelles, grazie al Presidente Tajani, abbiamo lottato contro l’Italian sounding, contro la contraffazione dei prodotti, contro i marchi falsi, per l’autenticità della filiera corta, della genuinità degli alimenti, per una sovranità alimentare (oggi viene definita così) e noi la condividiamo fortemente. Perchè mangiare italiano deve essere nostro patrimonio. Non sottoposto a nessuna imposizione o intromissione estera di basso livello.
E’ proprio nell’ottica di ” Partito aperto” , di ascolto e proposta, di inclusione e partecipazione, che Gramigna ha pensato ad un progetto di inclusione delle diverse espressioni di ogni ambito che riguardi la cultura e la bellezza toscana, la sua artigianalità, e le PMI, con una squadra di persone , ognuna di riferimento territoriale, che sarà presentata a breve.
” Non c’è da inventare nulla , è tutto scritto sapientemente nel libro di Berlusconi “L’Italia che ho in mente”, in cui viene indicata la linea politica per Forza Italia e il futuro possibile per l’Italia! Un compito difficile e impegnativo che oggi più di ieri risulta essenziale per ridare alla nostra “gente”, che in molti casi non crede più nella politica e quindi non va più a votare, un appiglio per tornare a credere in qualcosa. Ed alle imprese di credere ancora nella forza di un Made in italy vincente.
In questi anni, anche molto difficili causa pandemia, ho realizzato incontri e tenuto conferenze on line con imprese, espressioni sia del nostro territorio, che di spicco all’estero, oltre ad imprenditori di successo come Alberto Milani (PiazzaItalia a New York) e Domenico Vacca, stilista con show room a New York e Roma, due grandi manager. Il grido di allarme, la richiesta di aiuto immediato alle imprese del “Made in Italy”, e sono tante quelle che rischiamo di perdere, oggi arriva anche dal costo energia, che fa da padrone. Adesso è tempo di agire, di tutelare il nostro grande valore !
La mia disponibilità prosegue, ancor più convinta dell’importanza di questo impegno, con la squadra di persone che ho scelto e con le quali mi rapporterò, oltre al collaborare se necessario, con il Ministero dedicato, tramite i nostri rappresentanti Istituzionali a cui solleciterò prima possibile un incontro per poter al meglio proseguire con questo importante percorso con progetti mirati alla valorizzazione del nostro grande bagaglio di bellezza e qualità targato Italia .”
Antonella Gramigna, Responsabile Dipartimento Tutela del Made in Italy Forza Italia Toscana
Made in Italy, Gramigna: visita alle cave di Carrara
La responsabile del Dipartimento tutela del Made in Italy di Forza Italia Toscana Antonella Gramigna: “Il dipartimento regionale Made in Italy di Forza Italia visita le cave di Carrara”
“Visitare una cava è entrare nel cuore della terra, ed anche in quello di chi spende la propria vita da generazioni per questo importante settore, che dà lustro al nostro territorio. Un settore che ci onora delle più belle creazioni artistiche e artigianali”.
Così Antonella Gramigna, responsabile regionale di Forza Italia per il Made in Italy, commenta la giornata di visita a Carrara.
Ad accompagnarla Martina Alibani, che con lei collaborerà sul territorio, come responsabile provinciale Made in italy, nominata da Emanuele Ricciardi.
“I cavatori sono tutti coloro che lavorano in cava: da chi è titolare a chi lavora. Siamo tutti famiglia.” Così Fabiola Lazzareschi, durante la visita, ha illustrato colori e sfumature della vita in cava. Una vita non facile, tutta da conoscere e respirare per capire quanto è importante questo settore per la toscana.
Antonella Gramigna sottolinea come “L’arte del marmo e l’identità dello scultore sono patrimonio universale, da tutelare e garantire. Dirò di più: il nostro impegno, attraverso i nostri parlamentari, il coordinamento provinciale e di Carrara, sarà di portare a Roma la richiesta di un riconoscimento al “tipo” di arte artigianale di pregio, ad oggi non annoverata in alcun albo nazionale.
È stato un pomeriggio importante, un incontro informale e non politico, ma unicamente un primo contatto per me come responsabile, per proseguire poi con chi del territorio ne è responsabile, come Martina ed i coordinatori, perché proseguire nella conoscenza e nell’ascolto di tutte le categorie è la cosa più importante che la politica deve fare. Oggi più che mai.
Martina, che ha fatto una grande campagna elettorale e che si è spesa molto anche per questo settore, che ringrazio per aver accettato la nomina, avrà il compito di coordinare, collaborare a vari livelli, e proseguire il cammino intrapreso oggi, come spalla e interlocutrice del Dipartimento Forza Italia toscana Made in Italy, di cui ho la responsabilità regionale, raccordando le imprese, e tutte le realtà del suo territorio”.
Nella parole di Martina Alibani l’entusiasmo per un’avventura che sta per cominciare: “Ringrazio Antonella Gramigna per la fiducia. Cercherò di dare il mio contributo alla causa di Forza Italia e del dipartimento Made in Italy. Insieme ai coordinatori comunali di Forza Italia a Massa-Carrara e al provinciale, Emanuele Ricciardi, valorizzeremo il Made in Italy applicato ai vari settori: dal marmo agli stabilimenti balneari, dai prodotti enogastronomici alla cultura locale. Abbiamo un grande patrimonio che attende di essere valorizzato e lo faremo sia in Parlamento, sia al Governo“.
Antonella Gramigna, Responsabile Dipartimento Tutela del Made in Italy Forza Italia Toscana
Made in Italy, Gramigna: qualità attraverso nuove tecnologie
La responsabile del Dipartimento tutela del Made in Italy di Forza Italia Toscana e candidata alla Camera nel collegio Plurinominale Livorno, Arezzo, Grosseto e Siena Antonella Gramigna: “Il marchio Made in Italy: qualità e stile senza tempo attraverso le nuove tecnologie #Madeinweb”
Il prestigio dell’Industria italiana, delle attività artigianali e enogastronomiche nel mondo è dovuto a una serie di prodotti di eccellenza ai quali vengono riconosciute alcune caratteristiche distintive, come l’alto livello qualitativo dei materiali/ prodotti utilizzati; lo stile raffinato; l’innovazione; la cura dei dettagli; l’attenzione alla produzione conservativa di storia e tradizioni; la capacità di durare nel tempo.
L’insieme di queste caratteristiche viene indicato con l’espressione Made in Italy, “prodotto in Italia”, segnalando così l’origine italiana di un prodotto destinato al mercato nazionale ed internazionale. Un vero e proprio marchio, riconosciuto, apprezzato e amato in tutto il mondo per le qualità e le unicità dei prodotti tra le più apprezzate dai consumatori di tutto il mondo.
Degli 80mila consumatori provenienti da 27 Paesi interpellati da EY per la ricerca “Future Consumer Now”, l’80% ha risposto in modo affermativo alla domanda “compreresti italiano?”. Al nostro Paese viene solitamente associata una percezione di buon gusto e stile che in pochi possono vantare. Considerando per esempio il settore agroalimentare, la parola “cibo” evoca l’Italia nella mente di tre persone su quattro in giro per il pianeta.
Nell’attuale contesto di continua crescita del commercio internazionale di merci, questa potenziale forza dell’etichetta “Made in” è diventata più importante che mai. Secondo le stime di WPP, i marchi italiani hanno aumentato il loro valore del 14% nell’ultimo anno, raggiungendo quota 96,9 miliardi di dollari. Ma, ad oggi, a qual’ è lo stato del Made in Italy?
Nelle classifiche che misurano la popolarità del marchio, l’Italia non rientra tra i primi Paesi. Ad esempio secondo il Made-In-Country-Index di Statista, che misura la forza del marchio nazionale e delle sue etichette nei diversi Paesi, l’Italia è settima. Ulteriore minaccia per il Made in Italy è rappresentata dalla possibilità di acquisizioni e delocalizzazione che impoveriscano o snaturino la produzione nostrana.
Il Capo terzo del Decreto Crescita, negli articoli 31 (marchi storici) e 32 (contrasto all’Italian sounding e incentivi al deposito di brevetti e marchi), è tutto dedicato alla «tutela del Made in Italy». Esso, infatti, istituisce il Registro speciale dei marchi storici di interesse nazionale, a cui potranno essere iscritti i marchi d’impresa registrati da almeno cinquant’anni (o con l’uso continuativo dimostrabile per lo stesso periodo di tempo).
Se il titolare del marchio vuole chiudere o delocalizzare, dovrà notificare al ministero per lo sviluppo economico le ragioni e le azioni per trovare un nuovo acquirente. Con il marchio storico, viene creato anche un logo collegato che potrà essere usato dalle aziende iscritte per fini commerciali e promozionali.
Un credito d’imposta per la tutela legale dei prodotti italiani, fino a 30.000 euro, pari al 50% delle spese sostenute e uno per la partecipazione di PMI a fiere internazionali pari al 30% delle spese di affitto e allestimento degli spazi espositivi e le attività di comunicazione, fino a massimo di 60 mila euro, hanno implementato la possibilità di maggiore espansione per il Made in Italy sui mercati esteri.
Le politiche dell’Unione europea, in questi anni, grazie ad Antonio Tajani (Forza Italia) , che ha tanto sostenuto il marchio a firma ITALIANA, tendono alla tutela dei prodotti tipici e tradizionali provenienti dall’interno dei suoi confini. L’Italia in particolare gode di una maggiore protezione in tal senso rispetto agli altri Paesi europei, essendo il Paese con il maggior numero di prodotti agroalimentari a Denominazione d’Origine e a Indicazione Geografica riconosciuti dall’Unione europea; ben 295 prodotti tra Denominazione Origine Protetta (DOP), Indicazione Geografiche Protette (IGP), Specialità Tradizionale Garantita (STG), e 523 vini tra DOP e IGP.
Le nuove politiche sembrano muoversi verso questa direzione corretta, proponendo incentivi fiscali e ulteriore protezione ai marchi storici italiani. Ma non basta. Serve un Ministero ad hoc, che contenga ogni settore di riferimento, concentrando energie e risorse per chi si merita la targa di Made in italy. Ed è questo il mio impegno per l’Italia, e specie per la Toscana, terra di grandi realtà Made in Italy, perche l’importanza economica del tema e delle nostre tradizioni devono andare a braccetto.
Da valorizzare, inoltre, il progetto “Made in Italy: eccellenze in digitale”, che si propone di avvicinare le imprese del Made in Italy alla rete e al suo grande potenziale economico e di export: far conoscere le eccellenze del nostro Paese in tutto il mondo attraverso una piattaforma digitale e valorizzare i giovani come promotori della transizione dell`economia italiana al digitale.
Il modello produttivo italiano è in grado di rispondere ad esigenze di grande qualità e forte personalizzazione e questo lo rende ideale per avere successo in internet. Grazie ad internet, infatti, si possono raggiungere clienti sparsi in tutto il mondo, con un grande potenziale per l`export: i prodotti di nicchia non sono più costretti in mercati di nicchia. Tuttavia, il Made in Italy è ancora poco presente sul web, solo il 34% delle PMI ha un proprio sito internet e solo il 13% lo utilizza per fare e-commerce.
Fino ad oggi la piccola e media impresa italiana è stata poco presente nel mondo web e sulle grandi piattaforme del commercio elettronico a livello nazionale e internazionale. E` quindi opportuno immaginare un sostegno di promozione e diffusione culturale attraverso strumenti innovativi che diano il giusto spazio alle storie di successo di tanti innovatori che hanno già dimostrato come questa strada sia percorribile.
Il web è un trampolino straordinario proprio verso il resto del mondo, e come dicono i dati di Google, vi si legge la voglia di Italia, della nostra bellezza, dei nostri prodotti. Lo ha ricordato in modo efficace Eric Schmidt: “in un mondo globalizzato, un prodotto di nicchia non ha più un mercato di nicchia. E questo anche grazie alla Rete, che può dare alla nostra economia, alla miriade di nicchie di eccellenza, una marcia in più, grazie alla sfida digitale.”
Oggi il requisito fondamentale che deve avere un prodotto commerciale Made in Italy è che sia stato progettato, ideato e disegnato in Italia, anche se industrialmente è prodotto altrove. Dobbiamo tornare alla produzione italiana, per maggiore occupazione, e qualità. Per far sì che ciò avvenga la politica deve obbligatoriamente ricondurre risorse e sostegno a coloro i quali garantiscono l’intera filiera italiana.
Questa è la nostra forza, da qui serve ripartire per dare davvero lustro al nostro Paese. Scritto con la P maiuscola, perchè l`Italia, non lo dobbiamo dimenticare, è forte quanto fa l`Italia, quando scommette sulle cose che la rendono unica: bellezza, qualità, paesaggio, tradizioni, coesione sociale, legame con i territori. E se lo fa con le nuove tecnologie, il web e gli strumenti che il presente ci offre non la batte nessuno.
Antonella Gramigna, Responsabile Dipartimento Tutela del Made in Italy Forza Italia Toscana e candidata alla Camera nel collegio Plurinominale Livorno, Arezzo, Grosseto e Siena
Made in italy: il ruolo fondamentale dell’agricoltura
I candidati di Forza Italia alla Camera nel collegio Plurinominale Livorno, Arezzo, Grosseto e Siena Antonella Gramigna e Sen. Roberto Berardi: “Made in italy: il ruolo fondamentale dell’agricoltura”
” Il Made in Italy, nostro grande patrimonio da tutelare e preservare, supportare, comprende non solo i settori del manifatturiero, artigianato, industrie, e produzioni di autenticità territoriale come l’enogastronomia ma anche la valorizzazione del nostro territorio che possa fornire anche soluzioni in un periodo come quello che stiamo attraversando, avendo lungimiranza del futuro.
A tal proposito, si rende interessante la connessione tra pubblico e privato, con l’utilizzo di aree a verde, come i vivai, o aziende di produzione agricola, come fonti di energia rinnovabile.
L’insediamento di pannelli solari, come limitazione del terreno anzichè barriere o fossi di distanziamento dalla strada, potrebbero servire all’approvvigionamento energetico di un dato perimetro di area abitata con piccola spesa al confronto di queste odierne.
Una soluzione ipotizzabile in tali casi, e che dovrà essere oggetto di attenta analisi, è quella della costituzione del diritto di superficie sul fondo e sui lastrici solari di proprietà di tali soggetti in favore di un terzo soggetto che si occuperà della costruzione e d’installazione dell’impianto.
Energia Rinnovabile attraverso la costruzione di un «sistema», che permetta di arginare attraverso la sinergia di soggetti diversi ma integranti, ed integrati, il fabbisogno energetico e le spese correlate a molte imprese e famiglie del territorio.
Altro settore strategico è quello legato all’Agricoltura, un patrimonio che lega la enogastronomia italiana al primo posto ma ad oggi, il ostro Bel Paese si trova al quinto posto nel ranking dei Paesi europei esportatori di prodotti agroalimentari, scivolando in sesta posizione tra i 10 top exporter per incidenza delle esportazioni agroalimentari sul totale dell’export nazionale.
Tra le criticità che si vedono e costituiscono la base di questo ritardo, alcune sottolineate dalla ricerca (presentata al forum La Roadmap del futuro per il food&beverage) vi sono la sicuramente la dipendenza italiana da alcune materie prime agricole, come ad esempio i cereali, una imprenditoria media frammentata in tante piccole realtà, quindi più fragili economicamente rispetto ad altre catene più grandi, che oggi rappresenta il 92,8% del totale e genera solo il 13,2% dei ricavi globali, ma soprattutto ciò che mina fortemente il settore è il fenomeno dell’ Italian Sounding.
Come Forza Italia in UE tanto lo abbiamo contrastato grazie a presidente Antonio Tajani, perché indebolisce fortemente il posizionamento estero dei prodotti italiani, sostituendoli con copie di prodotti Made in Italy.
In alcuni Paesi la quota di referenze “Italian Sounding” nei punti vendita della grande distribuzione è scandalosa: in primis, il Giappone (70,9%), seguito a brevissima distanza dal Brasile (70,5%), mentre in Europa il dato maggiore è stato riscontrato in Germania (67,9%). A livello di prodotti, i più imitati sono ragù (61,4%), parmigiano (61,0%) e aceto balsamico (60,5%).
Sommando il valore dell’Italian Sounding dei prodotti alimentari monitorati, si stima un fatturato di 10,4 miliardi di euro, il 58% in più rispetto a quanto generano complessivamente gli stessi prodotti veramente italiani.
Partendo da questi risultati e correlandoli con il valore dell’export di riferimento a questi prodotti, si ottiene un moltiplicatore dell’ Italian Sounding pari a 1,58 che, applicato su larga scala internazionale, fa emergere come questo fenomeno da solo possa giungere a valere 79,2 miliardi di euro. Sommando, quindi, questa cifra al dato effettivo delle esportazioni, l’Italia (idealmente) andrebbe ad incassare dal commercio oltreconfine dei suoi prodotti agroalimentari, ben 129,3 miliardi di euro.
Ecco che la mancata difesa del Made in Italy alimentare, ma allargherei anche ad altri settori, porta a 79 miliardi di euro e più di mancato business. Quindi di mancata economia, lavoro, investimenti.
Ecco cosa occorre fare: bisogna sostenere le aziende, specie quelle medio piccole, con politiche attive, giuste e solidali al Made in, perchè altrimenti verremo fagocitati dal finto prodotto italiano che, a quanto pare, rende maggiormente.
Rinnoviamo la proposta di un ministero ad hoc, e di una politica che guardi verso questa direzione, per noi non procrastinabile.”
Antonella Gramigna, Responsabile Dipartimento Tutela del Made in Italy Forza Italia Toscana e candidata alla Camera nel collegio Plurinominale Livorno, Arezzo, Grosseto e Siena
Sen. Roberto Berardi, segretario Commissione Difesa, Commissario provinciale Forza Italia Grosseto e candidato al collegio plurinominale Livorno, Arezzo, Grosseto e Siena
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Caro bollette, Gramigna: salvare il Made in Italy
Caro bollette, la responsabile del Dipartimento tutela del Made in Italy di Forza Italia Toscana e candidata alla Camera nel collegio Plurinominale Livorno, Arezzo, Grosseto e Siena Antonella Gramigna: “Il nostro meraviglioso Made in Italy rischia di sparire e sarebbe un grave danno per tutti”
“L’allarme è sotto gli occhi di tutti. Avremo un autunno duro e molto difficile, annunciano i media. Saranno implicate le famiglie ma soprattutto chi possiede attività che ha già visto aumenti cospicui di spesa gas e luce in bolletta. Attività costrette a chiudere, perché impossibilitate a onorare i così alti degli aumenti di questo periodo. C’è chi si è visto aumentare la bolletta per ben 5/7 volte in più.
Cosa occorre fare? Per affrontare e risolvere una crisi di tale portata occorre innanzitutto un provvedimento urgente, immediato: la proroga e il potenziamento di tutte le misure di contrasto ai rincari che spetta all’attuale governo; in tal senso ci impegniamo da vera forza europeista, a chiedere un recovery plan solo per l’energia.
Ma serve anche altro, di più medio lungo respiro per il futuro, cioè un vero cambio di strategia energetica: zero burocrazia per tutti gli impianti, accelerata fonti autoprodotte ma anche sostegni nel breve-medio periodo, dal governo e dalla Ue”, lo afferma Antonella Gramigna, responsabile Made in Italy di Forza Italia Toscana, candidata alla Camera nel collegio Plurinominale Livorno, Arezzo, Grosseto e Siena.
“L’appello di Confindustria Toscana è chiaro: “servono aiuti immediati ma anche strategie per il Futuro”. Le aziende stanno chiudendo, le ricadute saranno epocali. Ecco che da una parte serve il contrasto ai rincari, dall’altra il potenziamento delle fonti autoprodotte, possibile solo con un Governo di Centro destra, viste le dichiarazioni della sinistra, quella del No.
Tutto ciò in linea con quanto prescritto dall’Europa, anche nel REPowerEU: zero burocrazia per gli impianti e sblocco completo delle rinnovabili ma anche nucleare di nuova generazione su cui l’Italia è all’avanguardia, come dimostra la ricerca al bacino del Brasimone, stralcio del Pitesai per incentivare trivellazioni e, ancora, rinnovo ed estensione degli incentivi all’efficientamento energetico per non disperdere energia a casa e sul posto del lavoro.
Oggi questo “È” il tema dei temi- prosegue Gramigna – Bisogna intervenire con celerità, perché la crisi dei prezzi è destinata a durare e ai ricatti della Russia seguiranno gli effetti della speculazione. Lo vediamo ogni giorno ai distributori di benzina, quanto incidono i rincari sui trasporti? E sulle famiglie che usano l’auto per recarsi al lavoro, o per svago? E appena arriverà il freddo, che faremo? Dobbiamo cambiare strategia ora, dando risposte concrete, per salvaguardare il tessuto produttivo e sociale. Il nostro meraviglioso Made in italy rischia di sparire e sarebbe un grave danno per tutti “, conclude Gramigna
Antonella Gramigna, Responsabile Dipartimento Tutela del Made in Italy Forza Italia Toscana e candidata alla Camera nel collegio Plurinominale Livorno, Arezzo, Grosseto e Siena
Gramigna: Pistoia investe nel Made in Italy
La responsabile del Dipartimento tutela del Made in Italy di Forza Italia Toscana Antonella Gramigna: “una Pistoia che crede ed investe sulla qualità data dal nostro Made in Italy-Tuscany”
Oggi, più che mai, con una globalizzazione che ha reso la qualità dei prodotti assai inferiore, si deve intervenire con forza, e maggiore identità, perchè si possano vedere le nostre capacità in prima linea, nel nostro territorio, con meno ingerenze di mercati di basso livello, e riqualificazione dei mercati in generale.
La dequalificazione dell’offerta merceologica ha reso più povera anche l’attrattiva del mercato bisettimanale, oggi di bassa qualità. Ciò non avvicina certo l’interesse di chi crede ancora nella moda come immagine e qualità italiana.
“Tante sono state le sollecitazioni pervenute dal settore commerciale del centro storico, e non solo, anche da attività produttive di livello, in questi ultimi anni “ dice la responsabile dipartimento regionale FI Made In Italy Antonella Gramigna “ le richieste riguardano la riqualificazione delle aree pedonali, una maggiore qualità merceologica e di recupero di quella artigianalità che contraddistingue il Made In, anche nelle periferie. Su questo tema sono spesso intervenuta, anche presentando tramite il mio gruppo consiliare politico di riferimento, una mozione in tal senso, approvata come in altri comuni toscani, all’unanimità”.
Durante la recente campagna elettorale, proprio in tal senso, è stato organizzato dalla candidata FI-UDC lista “Sempre più Pistoia”, Avv. Eleonora Scarpelli, un incontro proprio su questo tema assieme ad una rappresentanza dei commercianti del centro, ed a Antonella Gramigna, che segue da vicino le istanze di questo importante settore.
Il Sindaco Tomasi, oltre ad aver inserito alcune proposte della suddetta mozione approvata nel programma dei prossimi cinque anni, ha accolto alcune sollecitazioni ed idee dai presenti, ed espresso la volontà di azioni concrete per riportare in centro e nelle periferie qualità, per preservare il Made In italy, patrimonio da tutelare, ed anche per maggiore attrattiva turistica ed investimenti economici nella nostra città.
“Nel programma del Sindaco Tomasi, e di ciò ringrazio, è compresa la parte che riguarda proprio alcuni propositi della mozione approvata: recupero delle botteghe artigiane, di un mercato di qualità, e di fiere dedicate esattamente alla bellezza del nostro patrimonio culturale e manifatturiero, nonché tutta la enogastronomia di cui siamo qualitativamente capaci.”
Anche l’avv. Eleonora Scarpelli assicura che il suo impegno ( anche da non eletta) proseguirà : “ Sarò al fianco della responsabile dipartimento Antonella Gramigna, ed assieme con il Sindaco, con l’assessore di riferimento, ed con i nostri neoeletti consiglieri comunali, per promuovere proposte in tal senso, perché Pistoia possa venire vissuta in primis dai cittadini come luogo di grande valore artigianale, e di bellezza ”.
Antonella Gramigna, Responsabile Dipartimento Tutela del Made in Italy Forza Italia Toscana
Gramigna: Il Made in Italy al 4 posto
La responsabile del Dipartimento tutela del Made in Italy di Forza Italia Toscana Antonella Gramigna: “Il Made in Italy al 4 posto. Fa passi avanti, ma serve altro. Cosa? Crederci ( politicamente) di più”
Il Made in italy, un valore imprescindibile, che necessita di sostegno e soprattutto di promozione. Cosa si fa per questo? Molto poco.
Una recente ricerca di The European House-Ambrosetti evidenzia che, nonostante gli sforzi e il tanto sbandierare questa nostra grandissima qualità, non riusciamo a difendere all’estero la specificità, e quindi il business, del made in Italy alimentare.
Le vendite all’estero di prodotti ottenuti dalla filiera agroalimentare , dobbiamo darne merito, e lo dobbiamo ai tanti nostri imprenditori capaci, hanno registrato nel 2021 un giro d’affari alto, 50,1 miliardi di euro, mai stato così, segnando una crescita media nell’ultimo decennio del 5,5% e chiudendo la stagione con un saldo positivo di 3,3 miliardi di euro.
Ma pur brindando a questo risultato, e pur facendo la differenza di altri paesi, avendo un ricco paniere di proposte enogastronomiche, da nord a sud, il nostro Bel Paese si trova al quinto posto nel ranking dei Paesi europei esportatori di prodotti agroalimentari, scivolando in sesta posizione tra i 10 top exporter per incidenza delle esportazioni agroalimentari sul totale dell’export nazionale.
Tra le criticità che si vedono e costituiscono la base di questo ritardo, alcune sottolineate dalla ricerca (presentata al forum La Roadmap del futuro per il food&beverage) vi sono la sicuramente la dipendenza del nostro Paese da alcune materie prime agricole, come ad esempio i cereali, una imprenditoria media frammentata in tante piccole realtà, quindi più fragili economicamente rispetto ad altre catene più grandi, che oggi rappresenta il 92,8% del totale e genera solo il 13,2% dei ricavi globali, ma soprattutto ciò che mina fortemente il settore è il fenomeno dell’ Italian Sounding.
Come Forza Italia in UE tanto lo abbiamo contrastato grazie ad Antonio Tajani, di cui ho già parlato in precedenza, perché indebolisce fortemente il posizionamento estero dei prodotti italiani, sostituendoli con copie di prodotti Made in Italy.
In alcuni Paesi la quota di referenze “Italian Sounding” nei punti vendita della grande distribuzione è scandalosa: in primis, il Giappone (70,9%), seguito a brevissima distanza dal Brasile (70,5%), mentre in Europa il dato maggiore è stato riscontrato in Germania (67,9%). A livello di prodotti, i più imitati sono ragù (61,4%), parmigiano (61,0%) e aceto balsamico (60,5%).
Sommando il valore dell’Italian Sounding dei prodotti alimentari monitorati, si stima un fatturato di 10,4 miliardi di euro, il 58% in più rispetto a quanto generano complessivamente gli stessi prodotti veramente italiani.
Partendo da questi risultati e correlandoli con il valore dell’export di riferimento a questi prodotti, si ottiene un moltiplicatore dell’ Italian Sounding pari a 1,58 che, applicato su larga scala internazionale, fa emergere come questo fenomeno da solo possa giungere a valere 79,2 miliardi di euro. Sommando, quindi, questa cifra al dato effettivo delle esportazioni, l’Italia (idealmente) andrebbe ad incassare dal commercio oltreconfine dei suoi prodotti agroalimentari, ben 129,3 miliardi di euro.
Ecco che la mancata difesa del Made in Italy alimentare, ma allargherei anche ad altri settori, porta a 79 miliardi di euro e più di mancato business. Quindi di mancata economia, lavoro, investimenti.
Quanto ancora ci vorrà per comprendere il valore di questo nostro settore? Quanto ancora per porre sotto la lente l’importanza della promozione Made In come valore culturale ed economico? Le varie proposte fatte ad oggi sono risultate poco ascoltate, bisogna sostenere le aziende, specie quelle medio piccole, con politiche attive, giuste e solidali al Made in, perchè altrimenti verremo fagocitati dal finto prodotto italiano che, a quanto pare, rende maggiormente.
Rinnovo la proposta di un ministero ad hoc, e di una politica che guardi verso questa direzione, per noi non procastinabile.
Non è più tempo di errori, adesso servono fatti concreti.
Antonella Gramigna, Responsabile Dipartimento Tutela del Made in Italy Forza Italia Toscana
Gramigna: Grillo e gli insetti nei piatti dei bambini
La responsabile del Dipartimento tutela del Made in Italy di Forza Italia Toscana Antonella Gramigna: “Insetti, larve e locuste nei piatti dei nostri bambini? No grazie”
La Dieta Mediterranea, tanto importante proprio perchè bilanciata, oltre ad essere patrimonio immateriale dell’UNESCO, fa parte della nostra antica cultura italiana.
Il Made in Italy riguarda anche la nostra dieta mediterranea, che è un insieme di principi e modelli che mettono a sistema tradizioni, innovazione, ecologia integrale e sviluppo sostenibile, e si fonda oltre ai principi di buona salute, nel rispetto per il territorio e la biodiversità, garantendo la conservazione e lo sviluppo delle attività tradizionali e dei mestieri collegati alla pesca e all’agricoltura del nostro Paese.
La premessa per denuncia forte contro la “ricetta” di Beppe Grillo: “Usiamo gli insetti nei menù delle mense scolastiche”.
E’ sul blog del fondatore del Movimento 5 stelle che si parla di un progetto già avviato nel Regno Unito, quello di introdurre locuste, larve e grilli nell’alimentazione dei bambini delle elementari.
“Insetti che rappresentano un’alternativa alle proteine tradizionali presenti nella carne e nella soia, che fanno anche bene al pianeta, perchè questa intriduzione nella nostra dieta potrebbe contribuire a ridurre i 64 milioni di tonnellate di anidride carbonica emesse ogni anno dalla produzione e dal consumo di prodotti a base di carne” sottolinea il grillino, di nome e di fatto.
Lidea è quella di ” compattare” in un prodotto chiamato VeXo, combinazione di grilli, larve, locuste, cavallette, bachi da seta, vermi della farina, mescolati a proteine vegetali da mettere nel piatto degli scolari, tra i 5 e gli 11 anni, che frequentano le scuole primarie.
Obiettivo della ricerca: scoprire come si pongono i bambini nei confronti delle questioni ambientali e se queste influiscono sulla loro maniera di mangiare.
“Ma veramente- come afferma l’On. Raffaele Nevi, Dipartimento Agricoltura- questa follia di Beppe Grillo, potrebbe venir inserita anche nelle nostre scuole?”
Grillo, così facendo, vanifica gli sforzi che da sempre Forza Italia sta facendo per tutelare la salute umana, ed allo stesso tempo, salvaguardare la fliera importante dei nostri prodotti italiani.
Autentici, di qualità, di bontà.
Il Made in Italy alimentare, enogastronomico, è una vera eccellenza riconosciuta ovunque nel mondo, e come tale va sostenuta e protetta. Ed anche promosa, attraverso un sistema di filiera istiutuzionale che possa sostenerla nelle sedi decisionali.
Un Osservatorio, il riconoscimento di un marchio, che dia l’indicazione di provenienza, regole precise nonchè sostegni e promozione alla PMI del settore Made in Italy, sono i primi passi verso la trasparenza e l’autenticità di prodotti della nostra terra, e di contrasto alla manipolazione, proposta che da tempo ho trasmesso a chi di competenza, oggi più che mai occorre.
L’Italia è ricca di alimenti, di bontà e genuinità, non occorre andare a pescare larve, insetti o locuste, per metterli nei piatti dei nostri bambini, basta solo educarli alla sana dieta mediterranea, fatta di cose semplici ed autentiche.
Ancora una volta la follia grillina per affondare l’Italia e le peculiarità, le sue bellezze.
Ancora una volta la minaccia alle nostre imprese, di alto valore.
La nostra eccellenza italiana non si tocca!
Antonella Gramigna, Responsabile Dipartimento Tutela del Made in Italy Forza Italia Toscana
Gramigna: il turismo come leva del made in Italy
La responsabile del Dipartimento tutela del Made in Italy di Forza Italia Toscana Antonella Gramigna: ““Il turismo come leva economica e di valori del nostro paese”, questo l’intervento del Sen. Massimo Mallegni, nel panel da lui moderato nella giornata di apertura della convention alla Mostra d’Oltremare di Napoli
Gli interventi che si sono succeduti, dalla già ministra al Turismo Brambilla, alla presidente Confindustria alberghi Colaiacovo e alla presidente Confesercenti Luise, hanno puntato il dito su varie questioni: una formazione che sempre più necessariamente occorre nel settore turistico, proprio perché grande valore il saper gestire con qualità i rapporti tra personale e clientela, la maggior capacità attrattiva con riqualificazione strutture e investimenti agevolati, la riduzione del cuneo fiscale e l’abolizione reddito di cittadinanza che di fatto ha portato disinteresse al mondo del lavoro, depauperato a causa di queste misure di personale qualificato, anche stagionale.
Il Sen., nonché coordinatore Forza Italia toscana, Massimo Mallegni ha ribadito anche oggi in qualità di parlamentare in commissione turismo, l’importanza del settore come prima industria italiana, che con un fatturato annuo di oltre 230 miliardi di euro, con fonte occupazionale di circa 3,5 milioni di persone, arriva a contare un 13% del Pil.
Ha, inoltre, aggiunto che Forza Italia è l’unico partito che grazie al presidente Silvio Berlusconi, ha puntato fortemente sul turismo, creando per primo un ministero, considerandolo volano dell’economia italiana. Ministero che occorre per sostenere le politiche del settore, che oggi più che mai possa accogliere le proposte lanciate : riduzione cuneo fiscale attraverso la detassazione dei premi di risultato, maggior accesso al welfare ed il 100%su deducibilità IRAP del lavoro stagionale.
Inoltre: consentire il cumulo dei trattamenti di disoccupazione con i redditi occupati e migliorare le infrastrutture per favorire i collegamenti al servizio del Mezzogiorno, isole e coste. Banda larga, alta velocità dorsale adriatica e tirrenica e dotare Enit di maggiori risorse, necessarie al miglioramento del settore.
Altra questione, non meno importante è quella legata alla Bolkenstein che di fatto blocca ed impedisce investimenti, perché il mancato rinnovo delle concessioni e l’incertezza fanno da apripista a carenza di manutenzione e investimenti nelle strutture balneari, con conseguente perdita di attrattività, e quindi anche economica dell’indotto che ruota attorno il turismo balneare: negozi, esercizi pubblici e persino edicole, librerie e tutti coloro che esistono nelle località turistiche.
Il turismo è per l’Italia una parte fondamentale di economia e attrattiva, ed è la leva della ripartenza : “già da Pasqua sono aumentate notevolmente le prenotazioni, bloccate da due anni a causa della pandemia- hanno affermato. Questo deve servire a capire quanto per noi sia importante sostenere le imprese turistiche, e allo stesso tempo creare quell’habitat accogliente a chi desidera visitare il nostro paese.
Il nostro bellissimo Made in Italy passa anche da qui.
Antonella Gramigna, Responsabile Dipartimento Tutela del Made in Italy Forza Italia Toscana
Gramigna: crisi del lavoro o dell’impegno lavorativo?
La responsabile del Dipartimento tutela del Made in Italy di Forza Italia Toscana Antonella Gramigna: “crisi del lavoro o dell’impegno lavorativo? Il reddito di Cittadinanza va cambiato in sostegno serio e che serva da passaggio verso il mondo del lavoro”
Crisi del mondo del lavoro o crisi dell’impegno lavorativo? Interroghiamoci su questo, senza paraocchi, perchè se da una parte si scende in piazza, e giustamente, per rivendicare il diritto ad una occupazione che sia degna e dia stabilità, dall’altra ci sono settori, come la ristorazione, il turismo, i pubblici esercizi che non trovano personale intenzionato ad impegnarsi. Giovani e meno, che rinunciano ad una assunzione, per non perdere il sussidio.
Colpevole il reddito di cittadinanza? In molti casi si. A rischio di sembrare impopolare, ritengo che questo sussidio a pioggia ( perchè così è) abbia creato danni non pochi.
Certamente, esistono famiglie, e fasce di persone che ne hanno tutto il diritto, e che con questa misura si sono sentiti un pò sollevati, ma non tutti ne avevano diritto, e comunque non con questa modalità. Diciamolo. Senza pura.
Serve un welfare inclusivo, che sia accanto a chi ha bisogno, ma anche un welfare attento e coraggioso, scrupoloso e indirizzato verso le fragilità sociali, come giusto. A causa dei ” furbetti” sono proprio queste fasce di popolazione a subirne le conseguenze con meno aiuti.
Il reddito di Cittadinanza va cambiato in sostegno serio e che serva da passaggio verso il mondo del lavoro, con formazione e successivo inserimento.
Nei primi tre anni di Reddito e Pensione di Cittadinanza la somma erogata si aggira a quasi 20 miliardi di euro a 2 milioni di nuclei per un totale di 4,65 milioni di persone. Ma non è servito come misura per l’avvio al lavoro. Tutt’oggi la gran parte degli “aventi diritto” risultano ancora in carico.
L’ennesima controprova che la misura è utile per contrastare la povertà ma inefficace nel combattere la disoccupazione arriva dall’analisi longitudinale dei beneficiari del Reddito di cittadinanza che ha evidenziato in percentuale che su 100 soggetti beneficiari del Rdc, quelli “teoricamente occupabili” sono poco meno di 60.
Di questi: 15 non sono mai stati occupati, 25 lo sono stati in passato, e meno di 20 sono ready to work ovvero hanno una posizione contributiva recente, in molti casi con NASpI e part-time. In sintesi i beneficiari del reddito sono in gran parte lontani dal mercato del lavoro.
La guardia di Finanza di Vicenza, tanto per dirne una, ha scoperto 21 presunti casi di illecita percezione di Reddito di cittadinanza, con il recupero di 205.000 euro indebitamente percepiti. (Come li recuperi? Impossibile) Ecco che arriva l’ennesima dimostrazione, se ve ne fosse ancora bisogno, che il RdC, così com’è, non funziona, si presta a troppe falle nelle quali si insinuano furbetti, e in troppi casi non va a chi ne ha davvero bisogno.
Cosa serve quindi? Una misura diversa, che vada verso CHI assume. Da sempre cavallo di battaglia di Forza Italia.
Sgravi fiscali, meno tasse, più incentivi e formazione. Formazione seria.
Ritengo sia urgente una profonda revisione di questo istituto, dedicando questo sussidio a chi vive davvero sotto la soglia di povertà, e destinando il cospicuo resto a disposizione delle imprese per finanziare assunzioni di lavoratori.
Assumere è una via decisamente molto più virtuosa di un reddito di cittadinanza fine a se stesso, come abbiamo visto, per aiutare chi cerca volonterosamente un lavoro dignitoso per vivere e mantenere sé e la sua famiglia.
Questo rilancerebbe di gran lunga il mercato del lavoro e permetterebbe a tante imprese del Made in Italy di non fuggire.
Un cambio che va fatto presto, subito, senza indugi.
Antonella Gramigna, Responsabile Dipartimento Tutela del Made in Italy Forza Italia Toscana
Gramigna: Catalent fugge a Londra, persi 160 milioni
La responsabile del Dipartimento tutela del Made in Italy di Forza Italia Toscana Antonella Gramigna: “Catalent fugge a Londra, persi 160 milioni di dollari e tantissimi posti di lavoro”
Burocrazie a tempi di risposta elefantiaci fanno fuggire Catalent a Londra, così il Made in Italy perderà il polo vaccini nel Lazio. Oltre a 160 milioni di dollari, e tantissimi posti di lavoro.
La notizia arriva deflagrante, a causa delle lungaggini burocratiche legate alle autorizzazioni ambientali, necessarie alla Catalent per realizzare otto bioreattori nel proprio stabilimento ad Anagni, in provincia di Frosinone, la multinazionale farmaceutica ha ormai deciso di spostare l’investimento importante, che avrebbe dato un grande valore al nostro Pese, nel Regno Unito.
E così, i farmaci anti-Covid verranno così prodotti nell’Oxfordshire, luogo nel quale l’azienda investirà 160 milioni di dollari, e dove realizzerà anche un centro di ricerca d’eccellenza per la formazione di alte professionalità nel mondo dell’industria del farmaco.
Era in progetto la collaborazione con le Università di Cassino e Roma, invece sarà assicurata al Regno Unito.
Il ministero della Transizione ecologica e la Regione Lazio, che per oggi ha convocato un tavolo, stanno cercando di recuperare, ma ormai è tardi e un’eventuale sburocratizzazione sarà utile soltanto a evitare che si ripetano altre fughe come quella del colosso statunitense. Un anno di attesa è troppo in un settore in cui, nel giro di alcuni mesi, un prodotto è già superato. Nel 2021 la Catalent annunciò il potenziamento dello stabilimento di Anagni.
“In Europa c’è carenza di bioreattori per farmaci biologici – questa la dichiarazione del manager Mario Gargiulo – l’idea era quella di pensare ad Anagni come luogo adatto per realizzare a partire dal 2023, due bioreattori monouso da duemila litri e poi con altri sei, per arrivare a 16 mila litri di capacità produttiva, per poter essere utile in emergenze sanitarie come il Covid-19”.
Ma in Italia c’è ancora troppa burocrazia e tempi i risposta lunghissimi, che di fatto frenano gli investimenti e le imprese a produrre , come questa multinazionale che ha sede in un’area inserita nel Sito di interesse nazionale della Valle del Sacco, dove per ogni intervento occorre stabilire se vi è contaminazione del suolo e delle falde acquifere, a causa dei veleni sparsi per anni nell’ambiente da industrie della zona di Colleferro.
L’ok è arrivato pochi giorni fa, esattamente dall’Agenzia di protezione ambientale, che ha comunicato al Ministero della Transizione ecologica che l’area di interesse da parte dell’azienda, non era inquinato.
Ma qui si è fermato tutto, perchè a causa di carenza personale, e di strutture non efficienti, per una pratica occorrono anche tre anni, motivo per cui, la multinazionale ha deciso di fuggire via.
Catalent vola a Londra, e lì darà vita al Vaccine manufacturing and Innovation center.
Il nostro Made in Italy si trova di fatto depauperato involontariamente dell’occasione di veder crescere una azienda tutta italiana, che già infiala ad Anagni i vaccini di Astrazeneca e Johnson & Johnson e anche quella della creazione di 100 posti di lavoro. Così come tre anni fa è sfumato l’investimento da 50 milioni di euro della Acs Dobfar, sempre ad Anagni.
Le multinazionali, lo sappiamo bene, non hanno tempo e voglia di star dietro a così tanta e farraginosa burocrazia, perché fanno impresa, non beneficenza, tantomeno dopo due anni di attesa per poter dar inizio a questo progetto importante.
Lo scaricabarile di responsbilità è evidente, come evidenti sono anche i problemi dei diversi enti coinvolti, che fino ad oggi non sono riusciti a demolire un sistema burocratico che sta danneggiando pesantemente l’economia.
Sono già diverse le aziende che si trasferiscono per l’eccessivo peso di una lentezza nelle risposte che, pur essendo opportune e legittime, a tutela del nostro patrimonio ambientale ( come in questo caso) andando così a privare l’Italia, ed il nostro Made In, di settori importanti e indotti altrettanto considerevoli, facendo così risaltare Paesi esteri.
Le regola vanno cambiate, così si rischia di proseguire nelle fughe fuori dall’Italia, che renderanno tutti noi più poveri e senza più attrattiva di investimenti, con conseguenza di una economia sempre più fragile, e perdita posti di lavoro.
Una Governance collaborativa e partecipata, oltre ad una Task force dedicata a livello governativo, per certi tipi di investimenti, potrebbe essere la proposta da avanzare.
Come in precedenza asserito, la richiesta di un vero e proprio Ministero Made in Italy potrebbe prevedere anche questa importante sezione dedicata alle grandi multinazionali che intendono risiedere nel nostro Paese, dando così luce e visibilità mondiale, oltre a posti di lavoro.
Mai più fughe per inefficienza tutta italiana. Mai più perdita di economia a causa di sistemi farraginosi e massimante burocratici.
Il nostro Made in Italy deve venir salvaguardato, perchè è il nostro grande valore, tutto italiano.
Antonella Gramigna, Responsabile Dipartimento Tutela del Made in Italy Forza Italia Toscana
Made In, Gramigna: quanto verrà penalizzato dalla guerra?
La responsabile del Dipartimento tutela del Made in Italy di Forza Italia Toscana Antonella Gramigna: “Quanto la guerra penalizzerà il Made in?”
È una guerra terribile, a prescindere. ma non si può non buttare un occhio, e direi più di uno, sulla guerra che si combatte anche sui mercati.
Quella del vino, ad esempio, che sacrifica alle sanzioni le bottiglie extra lusso, con un valore superiore ai 300 euro per articolo. Il conflitto Russia-Ucraina di fatto pone una seria ipoteca sull’export italiano, anche nel mondo del Vino.
Secondo un rapporto di Nomisma Wine Monitor, nel 2021 la Russia ha importato 345 milioni di euro di vino “made in Italy”, facendo del nostro Paese il suo primo fornitore. Anche l’Ucraina ha importato vino italiano per 56 milioni di euro.
Ma la guerra in corso rischia di mettere a reale repentaglio l’economia del mondo vitivinicolo che per l’Italia vale 400 milioni di euro.
Il nostro Paese risulta essere il primo fornitore delle due principali nazioni coinvolte nel conflitto, prima persino di competitor prestigiosi come Francia e Spagna, perché da un’analisi attenta, si evidenzia che la sofferenza maggiore riguarda l’Asti spumante.
Ma la nota dolente non si ferma qui: nel nuovo pacchetto di sanzioni comminato alla Russia, appena varato dal Consiglio europeo, c’è ( ahimè) anche il vino. Sanzioni che sanciscono lo Stop alle spedizioni verso Mosca di bottiglie sopra i 300 euro per unità.
In attesa di ulteriori chiarimenti, sul termine “unità”, cioè se per valore complessivo intende la singola bottiglia oppure la cassa da 6, si tratta comunque di un provvedimento che ha nel mirino soprattutto la sospensione delle forniture di beni di lusso per gli oligarchi.
Per l’export italiano si aggiunge, quindi, una ulteriore débâcle in un periodo abbastanza già molto provato dalla pandemia.
Anche la progressiva e consistente svalutazione del rublo, che ha perso già oltre il 50% del suo valore, costringe le aziende che operano sul mercato russo a una revisione delle trattative contrattuali. Aziende Made in Italy, legate al settore arredamento, moda, ed enogastronomia, che negli ultimi anni avevano scommesso molto su questi due Paesi oggi in conflitto, si vedono diminuire entrate, a fronte di salassi per aumento gas, elettricità e materie prime.
La Coldiretti denuncia la caduta di un intero settore: “L’agroalimentare – dice l’associazione di categoria – è, fino ad ora, il settore più duramente colpito direttamente dalle sanzioni che hanno azzerato le esportazioni in Russia dei prodotti made in Italy presenti nella lista nera come salumi, formaggi e ortofrutta, senza risparmiare le specialità, dal Parmigiano Reggiano al prosciutto di Parma, per citarne solo alcune”.
Il Made in Italy, lo ripeto da tempo, è qualcosa di unico al mondo non soltanto per la qualità, il design, la bellezza e l’innovazione tecnologica dei suoi prodotti, ma anche per la capacità di reiventare e riproporre continuamente in chiave moderna innumerevoli beni tradizionali con il loro straordinario patrimonio di cultura e storia. Capacità dovuta a preparazione, qualità innovativa, formazione accurata.
È anche qualcosa di unico per la struttura peculiare del suo sistema produttivo orientato all’export, basato soltanto in minima parte su grandi settori e costruito invece su numerose “nicchie” e filiere di dimensioni medie e medio-grandi, molte delle quali leader a livello internazionale, con un attivo commerciale complessivo con l’estero in tale anno di 63 miliardi di dollari.
Per anni, il dibattito in Italia si è sterilmente concentrato sul tema se “piccolo” fosse bello oppure no. Cioè, se le piccole realtà che sono grandi per il nostro Made in di qualità non fossero paragonabili ai grandi marchi.
La attenta analisi dei mercati, e delle ripercussioni sulla nostra economia Made IN, cambia la prospettiva del problema. È bello ciò che funziona e il made in Italy nella prospettiva di differenziazione dell’ export, che le piccole imprese fanno da sempre, è certamente bello. Non basterà, forse, a proteggerle dalla follia di Putin ma certamente servirà a mitigarne un po’ gli effetti.
L’imprenditoria italiana si trova oggi, con la guerra in Ucraina, ad affrontare una crisi internazionale inaspettata, ulteriore e dannosa, che sicuramente avrà ripercussioni sul mondo dell’impresa, ma di fronte a questa ennesima sfida, le aziende vogliono lanciare un messaggio di solidarietà e speranza, ma anche richiesta di sostegno e attenzione dal mondo politico, soprattutto ribadendo che per loro ” la pace è più importante dell’economia, e che sono pronte ad affrontare le conseguenze che le sanzioni alla Russia avranno sia dal punto di vista delle esportazioni che da quello dell’approvvigionamento delle materie prime e l’accesso all’energia. “
Un bel messaggio che, ancora una volta, porta l’Italia nel mondo con la sua principale peculiarità: l’Intelligenza e la qualità delle persone.
Antonella Gramigna, Responsabile Dipartimento Tutela del Made in Italy Forza Italia Toscana
Gramigna: per una Pistoia che crede nel made in Tuscany
Pistoia, la responsabile del Dipartimento tutela del Made in Italy di Forza Italia Toscana Antonella Gramigna: “Una Pistoia che crede ed investe sulla qualità data dal nostro Made in Italy-Tuscany”
La città che ho in mente per il futuro è una città che investe sulla bellezza, sul suo valore e sulle opportunità turistiche, su di un artigianato di qualità, e sulla ricettività.
Sulla enogastronomia, sulla cultura e la conoscenza dei mestieri.
Una Pistoia che crede ed investe sulla qualità data dal nostro Made in Italy-Tuscany-
Oggi, più che mai, con una globalizzazione che ha reso la qualità dei prodotti assai inferiore, si deve intervenire con forza, e maggiore identità, perchèsi possano vedere le nostre capacità in prima linea, nel nostro territorio, con meno ingerenze di mercati di basso livello, e riqualificazione dei mercati in generale.
La dequalificazione dell’oferta merceologica ha reso più povera anche l’attrattiva del mercato bisettimanale, ridotta oggi ad un mucchio di stracci ( tutti uguali) di basso costo e livello. Ciò non avvicina certo l’interesse di chi crede ancora nella moda come immagine e qualità italiana.
Un “Partito è aperto” se diventa sede di ascolto e proposta, di inclusione e partecipazione.
Ecco che, avendo ascoltato e accolto le istanze di molti appartenenti al mondo delle Attività produttive, specie del ” Made In”, nonchè ambulanti, artigiani, artisti in genere, agricoltori e titolari di attività legate ad agriturismo, ciò che emerge è la mancanza di sostegno e di ascolto da parte delle Amministrazioni. Ed, inoltre, una eccessiva burocrazia nel cercare di realizzare eventi, o figure di rilievo per favorire la conoscenza delle nostre peculiarità, legate al Made in.
Inoltre, occorre pensare alla riqualificazione delle aree più lontane dalla città, le periferie come ad esempio il “quartiere Fornaci”, dove da tempo ha luogo un piccolo mercato rionale, ma di poca attrattività data da una forte carenza di frequentatori che mettono l’intera categoria in seria difficoltà, ecco che la proposta presentata dal Dipartimento Made in Italy- Tuscany, Forza Italia Toscana, ed approvata alla unanimità potrebbe colmare quegli spazi mancati con la qualità di merci e prodotti, come nuova attrattività anche da città vicine, che vedrebbero opportunità di acquisto ampie e variegate, di ampio spettro, grazie a ciò.
Resta inteso che il “modello Fornaci” proposto potrebbe venir replicato nelle altre periferie della nostra città, ma anche in quelle di città con dimensioni ben più vaste.
La proposta viene diretta a tutte quelle situazioni di quartieri, anche a rischio degrado che, con il valore aggiunto di prodotti di livello, a filiera corta: da quelli legati all’agro alimentare, al settore enogastronomico e tessile, nonchè di artigianato locale, vedrebbero aumentare la presenza dei cittadini, che così facendo arrecherebbero maggiore movimento, ed entrate a chi, da due anni specialmente, ha visto una débâcle considerevole.
Ciò potrà avvenire se le condizioni normative ed economiche andranno incontro le istanze di chi vuole tentare questa strada, come zero tasse, incentivi e maggiore snellezza burocratica, eterogenità nella composizione di mercati con diversi settori merceologici, così da non creare doppioni e di conseguenza, competizione che in questo caso diventa disvalore.
Il tema del “Made in”, della promozione e della valorizzazione della cultura, dell’arte e dell’artigianato, della genialità, dell’ ingegno e della diffusione rientra nel pacchetto di proposte che vede agevolazioni fiscali per chi appartiene al marchio Made In (Tax, Iva, Import-export), il supporto per l’e-commerce in sicurezza e garanzia del prodotto, inclusivo e globale, il credito d’imposta dell’Art Bonus fino al 100% ) ma anche agevolazioni fiscali per chi finanzia gli organizzatori di eventi e per i datori di lavoro che investono in formazione, arte e cultura.
Ed ancora un fondo per i giovani artigiani, per gli artisti e per chi si attiene alle regole del Made IN, con un’attività di reperimento di fondi europei a sostegno delle PMI che sono state pesantemente compite da questa pandemia e valorizzazione delle PMI di marchio “Made In”, con l’ obbiettivo di difendere e valorizzare il nostro settore manifatturiero, artigianale e produttivo.
Occorre sicuramente , sia a livello locale che nazionale, come già detto in precedenza, una cabina di regia, con la quale accentrare tutte queste proposte ad un uinico servizio che servirà da apripista al cambiamento verso la riqualificazione urbana e commerciale, che passa obbligatoriamente da una nuova visione di “AUTENTICAMENTE TOSCANO”.
Questo potrebbe essere il marchio virtuale, ed il compito di un Osservatorio. Quello di supporto e tutela del prodotto autentico. Perchè dal territorio nascono i saperi e i sapori che sempre rappresentano l’identità di una comunità. La Toscana è una regione unica al mondo dove esiste una compresenza di eccellenze produttive in settori merceologici eterogenei, frutto di una filosofia imprenditoriale dove estetica ed etica vanno di pari passo, attuando quello sviluppo sostenibile che si contrappone con le armi della “bellezza” alle bieche leggi commerciali dettate dalla globalizzazione.
Ritengo necessario, come Responsabile Forza Italia Dipartimento Made in Italy- Toscana, da sempre a fianco delle imprese, tutelare e promuovere i tanti prodotti di eccellenza che il mondo ancora ci invidia, come prima cosa impedendo il dilagare di quelli contraffatti, perchè possono creare danni irreversibili a tutto il territorio e soprattutto a carico del mondo dell’Imprenditoria.
Per questo occorre promuovere la bellezza dei nostri prodotti, autenticamente toscani, creando una rete a livello locale e poi nazionale e mondiale, capace di mettere in luce la ricchezza di saperi e sapori del nostro bellissimo territorio.
Occorre, altresì condurre azioni concrete, in Italia ed all’estero, attraverso politiche europee, che il PPE appoggia, per portare proposte concrete su sgravi fiscali, dazi, e tassazioni alle imprese che fanno parte della nostra bellezza, del Made in.
Forza Italia, Forza Toscana, Forza Pistoia, rialzati. La bellezza, e la qualità devono tornare in testa.
Antonella Gramigna, Responsabile Dipartimento Tutela del Made in Italy Forza Italia Toscana