Gramigna: Il Made in Italy al 4 posto
La responsabile del Dipartimento tutela del Made in Italy di Forza Italia Toscana Antonella Gramigna: “Il Made in Italy al 4 posto. Fa passi avanti, ma serve altro. Cosa? Crederci ( politicamente) di più”
Il Made in italy, un valore imprescindibile, che necessita di sostegno e soprattutto di promozione. Cosa si fa per questo? Molto poco.
Una recente ricerca di The European House-Ambrosetti evidenzia che, nonostante gli sforzi e il tanto sbandierare questa nostra grandissima qualità, non riusciamo a difendere all’estero la specificità, e quindi il business, del made in Italy alimentare.
Le vendite all’estero di prodotti ottenuti dalla filiera agroalimentare , dobbiamo darne merito, e lo dobbiamo ai tanti nostri imprenditori capaci, hanno registrato nel 2021 un giro d’affari alto, 50,1 miliardi di euro, mai stato così, segnando una crescita media nell’ultimo decennio del 5,5% e chiudendo la stagione con un saldo positivo di 3,3 miliardi di euro.
Ma pur brindando a questo risultato, e pur facendo la differenza di altri paesi, avendo un ricco paniere di proposte enogastronomiche, da nord a sud, il nostro Bel Paese si trova al quinto posto nel ranking dei Paesi europei esportatori di prodotti agroalimentari, scivolando in sesta posizione tra i 10 top exporter per incidenza delle esportazioni agroalimentari sul totale dell’export nazionale.
Tra le criticità che si vedono e costituiscono la base di questo ritardo, alcune sottolineate dalla ricerca (presentata al forum La Roadmap del futuro per il food&beverage) vi sono la sicuramente la dipendenza del nostro Paese da alcune materie prime agricole, come ad esempio i cereali, una imprenditoria media frammentata in tante piccole realtà, quindi più fragili economicamente rispetto ad altre catene più grandi, che oggi rappresenta il 92,8% del totale e genera solo il 13,2% dei ricavi globali, ma soprattutto ciò che mina fortemente il settore è il fenomeno dell’ Italian Sounding.
Come Forza Italia in UE tanto lo abbiamo contrastato grazie ad Antonio Tajani, di cui ho già parlato in precedenza, perché indebolisce fortemente il posizionamento estero dei prodotti italiani, sostituendoli con copie di prodotti Made in Italy.
In alcuni Paesi la quota di referenze “Italian Sounding” nei punti vendita della grande distribuzione è scandalosa: in primis, il Giappone (70,9%), seguito a brevissima distanza dal Brasile (70,5%), mentre in Europa il dato maggiore è stato riscontrato in Germania (67,9%). A livello di prodotti, i più imitati sono ragù (61,4%), parmigiano (61,0%) e aceto balsamico (60,5%).
Sommando il valore dell’Italian Sounding dei prodotti alimentari monitorati, si stima un fatturato di 10,4 miliardi di euro, il 58% in più rispetto a quanto generano complessivamente gli stessi prodotti veramente italiani.
Partendo da questi risultati e correlandoli con il valore dell’export di riferimento a questi prodotti, si ottiene un moltiplicatore dell’ Italian Sounding pari a 1,58 che, applicato su larga scala internazionale, fa emergere come questo fenomeno da solo possa giungere a valere 79,2 miliardi di euro. Sommando, quindi, questa cifra al dato effettivo delle esportazioni, l’Italia (idealmente) andrebbe ad incassare dal commercio oltreconfine dei suoi prodotti agroalimentari, ben 129,3 miliardi di euro.
Ecco che la mancata difesa del Made in Italy alimentare, ma allargherei anche ad altri settori, porta a 79 miliardi di euro e più di mancato business. Quindi di mancata economia, lavoro, investimenti.
Quanto ancora ci vorrà per comprendere il valore di questo nostro settore? Quanto ancora per porre sotto la lente l’importanza della promozione Made In come valore culturale ed economico? Le varie proposte fatte ad oggi sono risultate poco ascoltate, bisogna sostenere le aziende, specie quelle medio piccole, con politiche attive, giuste e solidali al Made in, perchè altrimenti verremo fagocitati dal finto prodotto italiano che, a quanto pare, rende maggiormente.
Rinnovo la proposta di un ministero ad hoc, e di una politica che guardi verso questa direzione, per noi non procastinabile.
Non è più tempo di errori, adesso servono fatti concreti.
Antonella Gramigna, Responsabile Dipartimento Tutela del Made in Italy Forza Italia Toscana
Gramigna: Grillo e gli insetti nei piatti dei bambini
La responsabile del Dipartimento tutela del Made in Italy di Forza Italia Toscana Antonella Gramigna: “Insetti, larve e locuste nei piatti dei nostri bambini? No grazie”
La Dieta Mediterranea, tanto importante proprio perchè bilanciata, oltre ad essere patrimonio immateriale dell’UNESCO, fa parte della nostra antica cultura italiana.
Il Made in Italy riguarda anche la nostra dieta mediterranea, che è un insieme di principi e modelli che mettono a sistema tradizioni, innovazione, ecologia integrale e sviluppo sostenibile, e si fonda oltre ai principi di buona salute, nel rispetto per il territorio e la biodiversità, garantendo la conservazione e lo sviluppo delle attività tradizionali e dei mestieri collegati alla pesca e all’agricoltura del nostro Paese.
La premessa per denuncia forte contro la “ricetta” di Beppe Grillo: “Usiamo gli insetti nei menù delle mense scolastiche”.
E’ sul blog del fondatore del Movimento 5 stelle che si parla di un progetto già avviato nel Regno Unito, quello di introdurre locuste, larve e grilli nell’alimentazione dei bambini delle elementari.
“Insetti che rappresentano un’alternativa alle proteine tradizionali presenti nella carne e nella soia, che fanno anche bene al pianeta, perchè questa intriduzione nella nostra dieta potrebbe contribuire a ridurre i 64 milioni di tonnellate di anidride carbonica emesse ogni anno dalla produzione e dal consumo di prodotti a base di carne” sottolinea il grillino, di nome e di fatto.
Lidea è quella di ” compattare” in un prodotto chiamato VeXo, combinazione di grilli, larve, locuste, cavallette, bachi da seta, vermi della farina, mescolati a proteine vegetali da mettere nel piatto degli scolari, tra i 5 e gli 11 anni, che frequentano le scuole primarie.
Obiettivo della ricerca: scoprire come si pongono i bambini nei confronti delle questioni ambientali e se queste influiscono sulla loro maniera di mangiare.
“Ma veramente- come afferma l’On. Raffaele Nevi, Dipartimento Agricoltura- questa follia di Beppe Grillo, potrebbe venir inserita anche nelle nostre scuole?”
Grillo, così facendo, vanifica gli sforzi che da sempre Forza Italia sta facendo per tutelare la salute umana, ed allo stesso tempo, salvaguardare la fliera importante dei nostri prodotti italiani.
Autentici, di qualità, di bontà.
Il Made in Italy alimentare, enogastronomico, è una vera eccellenza riconosciuta ovunque nel mondo, e come tale va sostenuta e protetta. Ed anche promosa, attraverso un sistema di filiera istiutuzionale che possa sostenerla nelle sedi decisionali.
Un Osservatorio, il riconoscimento di un marchio, che dia l’indicazione di provenienza, regole precise nonchè sostegni e promozione alla PMI del settore Made in Italy, sono i primi passi verso la trasparenza e l’autenticità di prodotti della nostra terra, e di contrasto alla manipolazione, proposta che da tempo ho trasmesso a chi di competenza, oggi più che mai occorre.
L’Italia è ricca di alimenti, di bontà e genuinità, non occorre andare a pescare larve, insetti o locuste, per metterli nei piatti dei nostri bambini, basta solo educarli alla sana dieta mediterranea, fatta di cose semplici ed autentiche.
Ancora una volta la follia grillina per affondare l’Italia e le peculiarità, le sue bellezze.
Ancora una volta la minaccia alle nostre imprese, di alto valore.
La nostra eccellenza italiana non si tocca!
Antonella Gramigna, Responsabile Dipartimento Tutela del Made in Italy Forza Italia Toscana
Gramigna: il turismo come leva del made in Italy
La responsabile del Dipartimento tutela del Made in Italy di Forza Italia Toscana Antonella Gramigna: ““Il turismo come leva economica e di valori del nostro paese”, questo l’intervento del Sen. Massimo Mallegni, nel panel da lui moderato nella giornata di apertura della convention alla Mostra d’Oltremare di Napoli
Gli interventi che si sono succeduti, dalla già ministra al Turismo Brambilla, alla presidente Confindustria alberghi Colaiacovo e alla presidente Confesercenti Luise, hanno puntato il dito su varie questioni: una formazione che sempre più necessariamente occorre nel settore turistico, proprio perché grande valore il saper gestire con qualità i rapporti tra personale e clientela, la maggior capacità attrattiva con riqualificazione strutture e investimenti agevolati, la riduzione del cuneo fiscale e l’abolizione reddito di cittadinanza che di fatto ha portato disinteresse al mondo del lavoro, depauperato a causa di queste misure di personale qualificato, anche stagionale.
Il Sen., nonché coordinatore Forza Italia toscana, Massimo Mallegni ha ribadito anche oggi in qualità di parlamentare in commissione turismo, l’importanza del settore come prima industria italiana, che con un fatturato annuo di oltre 230 miliardi di euro, con fonte occupazionale di circa 3,5 milioni di persone, arriva a contare un 13% del Pil.
Ha, inoltre, aggiunto che Forza Italia è l’unico partito che grazie al presidente Silvio Berlusconi, ha puntato fortemente sul turismo, creando per primo un ministero, considerandolo volano dell’economia italiana. Ministero che occorre per sostenere le politiche del settore, che oggi più che mai possa accogliere le proposte lanciate : riduzione cuneo fiscale attraverso la detassazione dei premi di risultato, maggior accesso al welfare ed il 100%su deducibilità IRAP del lavoro stagionale.
Inoltre: consentire il cumulo dei trattamenti di disoccupazione con i redditi occupati e migliorare le infrastrutture per favorire i collegamenti al servizio del Mezzogiorno, isole e coste. Banda larga, alta velocità dorsale adriatica e tirrenica e dotare Enit di maggiori risorse, necessarie al miglioramento del settore.
Altra questione, non meno importante è quella legata alla Bolkenstein che di fatto blocca ed impedisce investimenti, perché il mancato rinnovo delle concessioni e l’incertezza fanno da apripista a carenza di manutenzione e investimenti nelle strutture balneari, con conseguente perdita di attrattività, e quindi anche economica dell’indotto che ruota attorno il turismo balneare: negozi, esercizi pubblici e persino edicole, librerie e tutti coloro che esistono nelle località turistiche.
Il turismo è per l’Italia una parte fondamentale di economia e attrattiva, ed è la leva della ripartenza : “già da Pasqua sono aumentate notevolmente le prenotazioni, bloccate da due anni a causa della pandemia- hanno affermato. Questo deve servire a capire quanto per noi sia importante sostenere le imprese turistiche, e allo stesso tempo creare quell’habitat accogliente a chi desidera visitare il nostro paese.
Il nostro bellissimo Made in Italy passa anche da qui.
Antonella Gramigna, Responsabile Dipartimento Tutela del Made in Italy Forza Italia Toscana
Gramigna: crisi del lavoro o dell’impegno lavorativo?
La responsabile del Dipartimento tutela del Made in Italy di Forza Italia Toscana Antonella Gramigna: “crisi del lavoro o dell’impegno lavorativo? Il reddito di Cittadinanza va cambiato in sostegno serio e che serva da passaggio verso il mondo del lavoro”
Crisi del mondo del lavoro o crisi dell’impegno lavorativo? Interroghiamoci su questo, senza paraocchi, perchè se da una parte si scende in piazza, e giustamente, per rivendicare il diritto ad una occupazione che sia degna e dia stabilità, dall’altra ci sono settori, come la ristorazione, il turismo, i pubblici esercizi che non trovano personale intenzionato ad impegnarsi. Giovani e meno, che rinunciano ad una assunzione, per non perdere il sussidio.
Colpevole il reddito di cittadinanza? In molti casi si. A rischio di sembrare impopolare, ritengo che questo sussidio a pioggia ( perchè così è) abbia creato danni non pochi.
Certamente, esistono famiglie, e fasce di persone che ne hanno tutto il diritto, e che con questa misura si sono sentiti un pò sollevati, ma non tutti ne avevano diritto, e comunque non con questa modalità. Diciamolo. Senza pura.
Serve un welfare inclusivo, che sia accanto a chi ha bisogno, ma anche un welfare attento e coraggioso, scrupoloso e indirizzato verso le fragilità sociali, come giusto. A causa dei ” furbetti” sono proprio queste fasce di popolazione a subirne le conseguenze con meno aiuti.
Il reddito di Cittadinanza va cambiato in sostegno serio e che serva da passaggio verso il mondo del lavoro, con formazione e successivo inserimento.
Nei primi tre anni di Reddito e Pensione di Cittadinanza la somma erogata si aggira a quasi 20 miliardi di euro a 2 milioni di nuclei per un totale di 4,65 milioni di persone. Ma non è servito come misura per l’avvio al lavoro. Tutt’oggi la gran parte degli “aventi diritto” risultano ancora in carico.
L’ennesima controprova che la misura è utile per contrastare la povertà ma inefficace nel combattere la disoccupazione arriva dall’analisi longitudinale dei beneficiari del Reddito di cittadinanza che ha evidenziato in percentuale che su 100 soggetti beneficiari del Rdc, quelli “teoricamente occupabili” sono poco meno di 60.
Di questi: 15 non sono mai stati occupati, 25 lo sono stati in passato, e meno di 20 sono ready to work ovvero hanno una posizione contributiva recente, in molti casi con NASpI e part-time. In sintesi i beneficiari del reddito sono in gran parte lontani dal mercato del lavoro.
La guardia di Finanza di Vicenza, tanto per dirne una, ha scoperto 21 presunti casi di illecita percezione di Reddito di cittadinanza, con il recupero di 205.000 euro indebitamente percepiti. (Come li recuperi? Impossibile) Ecco che arriva l’ennesima dimostrazione, se ve ne fosse ancora bisogno, che il RdC, così com’è, non funziona, si presta a troppe falle nelle quali si insinuano furbetti, e in troppi casi non va a chi ne ha davvero bisogno.
Cosa serve quindi? Una misura diversa, che vada verso CHI assume. Da sempre cavallo di battaglia di Forza Italia.
Sgravi fiscali, meno tasse, più incentivi e formazione. Formazione seria.
Ritengo sia urgente una profonda revisione di questo istituto, dedicando questo sussidio a chi vive davvero sotto la soglia di povertà, e destinando il cospicuo resto a disposizione delle imprese per finanziare assunzioni di lavoratori.
Assumere è una via decisamente molto più virtuosa di un reddito di cittadinanza fine a se stesso, come abbiamo visto, per aiutare chi cerca volonterosamente un lavoro dignitoso per vivere e mantenere sé e la sua famiglia.
Questo rilancerebbe di gran lunga il mercato del lavoro e permetterebbe a tante imprese del Made in Italy di non fuggire.
Un cambio che va fatto presto, subito, senza indugi.
Antonella Gramigna, Responsabile Dipartimento Tutela del Made in Italy Forza Italia Toscana
Gramigna: Catalent fugge a Londra, persi 160 milioni
La responsabile del Dipartimento tutela del Made in Italy di Forza Italia Toscana Antonella Gramigna: “Catalent fugge a Londra, persi 160 milioni di dollari e tantissimi posti di lavoro”
Burocrazie a tempi di risposta elefantiaci fanno fuggire Catalent a Londra, così il Made in Italy perderà il polo vaccini nel Lazio. Oltre a 160 milioni di dollari, e tantissimi posti di lavoro.
La notizia arriva deflagrante, a causa delle lungaggini burocratiche legate alle autorizzazioni ambientali, necessarie alla Catalent per realizzare otto bioreattori nel proprio stabilimento ad Anagni, in provincia di Frosinone, la multinazionale farmaceutica ha ormai deciso di spostare l’investimento importante, che avrebbe dato un grande valore al nostro Pese, nel Regno Unito.
E così, i farmaci anti-Covid verranno così prodotti nell’Oxfordshire, luogo nel quale l’azienda investirà 160 milioni di dollari, e dove realizzerà anche un centro di ricerca d’eccellenza per la formazione di alte professionalità nel mondo dell’industria del farmaco.
Era in progetto la collaborazione con le Università di Cassino e Roma, invece sarà assicurata al Regno Unito.
Il ministero della Transizione ecologica e la Regione Lazio, che per oggi ha convocato un tavolo, stanno cercando di recuperare, ma ormai è tardi e un’eventuale sburocratizzazione sarà utile soltanto a evitare che si ripetano altre fughe come quella del colosso statunitense. Un anno di attesa è troppo in un settore in cui, nel giro di alcuni mesi, un prodotto è già superato. Nel 2021 la Catalent annunciò il potenziamento dello stabilimento di Anagni.
“In Europa c’è carenza di bioreattori per farmaci biologici – questa la dichiarazione del manager Mario Gargiulo – l’idea era quella di pensare ad Anagni come luogo adatto per realizzare a partire dal 2023, due bioreattori monouso da duemila litri e poi con altri sei, per arrivare a 16 mila litri di capacità produttiva, per poter essere utile in emergenze sanitarie come il Covid-19”.
Ma in Italia c’è ancora troppa burocrazia e tempi i risposta lunghissimi, che di fatto frenano gli investimenti e le imprese a produrre , come questa multinazionale che ha sede in un’area inserita nel Sito di interesse nazionale della Valle del Sacco, dove per ogni intervento occorre stabilire se vi è contaminazione del suolo e delle falde acquifere, a causa dei veleni sparsi per anni nell’ambiente da industrie della zona di Colleferro.
L’ok è arrivato pochi giorni fa, esattamente dall’Agenzia di protezione ambientale, che ha comunicato al Ministero della Transizione ecologica che l’area di interesse da parte dell’azienda, non era inquinato.
Ma qui si è fermato tutto, perchè a causa di carenza personale, e di strutture non efficienti, per una pratica occorrono anche tre anni, motivo per cui, la multinazionale ha deciso di fuggire via.
Catalent vola a Londra, e lì darà vita al Vaccine manufacturing and Innovation center.
Il nostro Made in Italy si trova di fatto depauperato involontariamente dell’occasione di veder crescere una azienda tutta italiana, che già infiala ad Anagni i vaccini di Astrazeneca e Johnson & Johnson e anche quella della creazione di 100 posti di lavoro. Così come tre anni fa è sfumato l’investimento da 50 milioni di euro della Acs Dobfar, sempre ad Anagni.
Le multinazionali, lo sappiamo bene, non hanno tempo e voglia di star dietro a così tanta e farraginosa burocrazia, perché fanno impresa, non beneficenza, tantomeno dopo due anni di attesa per poter dar inizio a questo progetto importante.
Lo scaricabarile di responsbilità è evidente, come evidenti sono anche i problemi dei diversi enti coinvolti, che fino ad oggi non sono riusciti a demolire un sistema burocratico che sta danneggiando pesantemente l’economia.
Sono già diverse le aziende che si trasferiscono per l’eccessivo peso di una lentezza nelle risposte che, pur essendo opportune e legittime, a tutela del nostro patrimonio ambientale ( come in questo caso) andando così a privare l’Italia, ed il nostro Made In, di settori importanti e indotti altrettanto considerevoli, facendo così risaltare Paesi esteri.
Le regola vanno cambiate, così si rischia di proseguire nelle fughe fuori dall’Italia, che renderanno tutti noi più poveri e senza più attrattiva di investimenti, con conseguenza di una economia sempre più fragile, e perdita posti di lavoro.
Una Governance collaborativa e partecipata, oltre ad una Task force dedicata a livello governativo, per certi tipi di investimenti, potrebbe essere la proposta da avanzare.
Come in precedenza asserito, la richiesta di un vero e proprio Ministero Made in Italy potrebbe prevedere anche questa importante sezione dedicata alle grandi multinazionali che intendono risiedere nel nostro Paese, dando così luce e visibilità mondiale, oltre a posti di lavoro.
Mai più fughe per inefficienza tutta italiana. Mai più perdita di economia a causa di sistemi farraginosi e massimante burocratici.
Il nostro Made in Italy deve venir salvaguardato, perchè è il nostro grande valore, tutto italiano.
Antonella Gramigna, Responsabile Dipartimento Tutela del Made in Italy Forza Italia Toscana
Made In, Gramigna: quanto verrà penalizzato dalla guerra?
La responsabile del Dipartimento tutela del Made in Italy di Forza Italia Toscana Antonella Gramigna: “Quanto la guerra penalizzerà il Made in?”
È una guerra terribile, a prescindere. ma non si può non buttare un occhio, e direi più di uno, sulla guerra che si combatte anche sui mercati.
Quella del vino, ad esempio, che sacrifica alle sanzioni le bottiglie extra lusso, con un valore superiore ai 300 euro per articolo. Il conflitto Russia-Ucraina di fatto pone una seria ipoteca sull’export italiano, anche nel mondo del Vino.
Secondo un rapporto di Nomisma Wine Monitor, nel 2021 la Russia ha importato 345 milioni di euro di vino “made in Italy”, facendo del nostro Paese il suo primo fornitore. Anche l’Ucraina ha importato vino italiano per 56 milioni di euro.
Ma la guerra in corso rischia di mettere a reale repentaglio l’economia del mondo vitivinicolo che per l’Italia vale 400 milioni di euro.
Il nostro Paese risulta essere il primo fornitore delle due principali nazioni coinvolte nel conflitto, prima persino di competitor prestigiosi come Francia e Spagna, perché da un’analisi attenta, si evidenzia che la sofferenza maggiore riguarda l’Asti spumante.
Ma la nota dolente non si ferma qui: nel nuovo pacchetto di sanzioni comminato alla Russia, appena varato dal Consiglio europeo, c’è ( ahimè) anche il vino. Sanzioni che sanciscono lo Stop alle spedizioni verso Mosca di bottiglie sopra i 300 euro per unità.
In attesa di ulteriori chiarimenti, sul termine “unità”, cioè se per valore complessivo intende la singola bottiglia oppure la cassa da 6, si tratta comunque di un provvedimento che ha nel mirino soprattutto la sospensione delle forniture di beni di lusso per gli oligarchi.
Per l’export italiano si aggiunge, quindi, una ulteriore débâcle in un periodo abbastanza già molto provato dalla pandemia.
Anche la progressiva e consistente svalutazione del rublo, che ha perso già oltre il 50% del suo valore, costringe le aziende che operano sul mercato russo a una revisione delle trattative contrattuali. Aziende Made in Italy, legate al settore arredamento, moda, ed enogastronomia, che negli ultimi anni avevano scommesso molto su questi due Paesi oggi in conflitto, si vedono diminuire entrate, a fronte di salassi per aumento gas, elettricità e materie prime.
La Coldiretti denuncia la caduta di un intero settore: “L’agroalimentare – dice l’associazione di categoria – è, fino ad ora, il settore più duramente colpito direttamente dalle sanzioni che hanno azzerato le esportazioni in Russia dei prodotti made in Italy presenti nella lista nera come salumi, formaggi e ortofrutta, senza risparmiare le specialità, dal Parmigiano Reggiano al prosciutto di Parma, per citarne solo alcune”.
Il Made in Italy, lo ripeto da tempo, è qualcosa di unico al mondo non soltanto per la qualità, il design, la bellezza e l’innovazione tecnologica dei suoi prodotti, ma anche per la capacità di reiventare e riproporre continuamente in chiave moderna innumerevoli beni tradizionali con il loro straordinario patrimonio di cultura e storia. Capacità dovuta a preparazione, qualità innovativa, formazione accurata.
È anche qualcosa di unico per la struttura peculiare del suo sistema produttivo orientato all’export, basato soltanto in minima parte su grandi settori e costruito invece su numerose “nicchie” e filiere di dimensioni medie e medio-grandi, molte delle quali leader a livello internazionale, con un attivo commerciale complessivo con l’estero in tale anno di 63 miliardi di dollari.
Per anni, il dibattito in Italia si è sterilmente concentrato sul tema se “piccolo” fosse bello oppure no. Cioè, se le piccole realtà che sono grandi per il nostro Made in di qualità non fossero paragonabili ai grandi marchi.
La attenta analisi dei mercati, e delle ripercussioni sulla nostra economia Made IN, cambia la prospettiva del problema. È bello ciò che funziona e il made in Italy nella prospettiva di differenziazione dell’ export, che le piccole imprese fanno da sempre, è certamente bello. Non basterà, forse, a proteggerle dalla follia di Putin ma certamente servirà a mitigarne un po’ gli effetti.
L’imprenditoria italiana si trova oggi, con la guerra in Ucraina, ad affrontare una crisi internazionale inaspettata, ulteriore e dannosa, che sicuramente avrà ripercussioni sul mondo dell’impresa, ma di fronte a questa ennesima sfida, le aziende vogliono lanciare un messaggio di solidarietà e speranza, ma anche richiesta di sostegno e attenzione dal mondo politico, soprattutto ribadendo che per loro ” la pace è più importante dell’economia, e che sono pronte ad affrontare le conseguenze che le sanzioni alla Russia avranno sia dal punto di vista delle esportazioni che da quello dell’approvvigionamento delle materie prime e l’accesso all’energia. “
Un bel messaggio che, ancora una volta, porta l’Italia nel mondo con la sua principale peculiarità: l’Intelligenza e la qualità delle persone.
Antonella Gramigna, Responsabile Dipartimento Tutela del Made in Italy Forza Italia Toscana
Gramigna: per una Pistoia che crede nel made in Tuscany
Pistoia, la responsabile del Dipartimento tutela del Made in Italy di Forza Italia Toscana Antonella Gramigna: “Una Pistoia che crede ed investe sulla qualità data dal nostro Made in Italy-Tuscany”
La città che ho in mente per il futuro è una città che investe sulla bellezza, sul suo valore e sulle opportunità turistiche, su di un artigianato di qualità, e sulla ricettività.
Sulla enogastronomia, sulla cultura e la conoscenza dei mestieri.
Una Pistoia che crede ed investe sulla qualità data dal nostro Made in Italy-Tuscany-
Oggi, più che mai, con una globalizzazione che ha reso la qualità dei prodotti assai inferiore, si deve intervenire con forza, e maggiore identità, perchèsi possano vedere le nostre capacità in prima linea, nel nostro territorio, con meno ingerenze di mercati di basso livello, e riqualificazione dei mercati in generale.
La dequalificazione dell’oferta merceologica ha reso più povera anche l’attrattiva del mercato bisettimanale, ridotta oggi ad un mucchio di stracci ( tutti uguali) di basso costo e livello. Ciò non avvicina certo l’interesse di chi crede ancora nella moda come immagine e qualità italiana.
Un “Partito è aperto” se diventa sede di ascolto e proposta, di inclusione e partecipazione.
Ecco che, avendo ascoltato e accolto le istanze di molti appartenenti al mondo delle Attività produttive, specie del ” Made In”, nonchè ambulanti, artigiani, artisti in genere, agricoltori e titolari di attività legate ad agriturismo, ciò che emerge è la mancanza di sostegno e di ascolto da parte delle Amministrazioni. Ed, inoltre, una eccessiva burocrazia nel cercare di realizzare eventi, o figure di rilievo per favorire la conoscenza delle nostre peculiarità, legate al Made in.
Inoltre, occorre pensare alla riqualificazione delle aree più lontane dalla città, le periferie come ad esempio il “quartiere Fornaci”, dove da tempo ha luogo un piccolo mercato rionale, ma di poca attrattività data da una forte carenza di frequentatori che mettono l’intera categoria in seria difficoltà, ecco che la proposta presentata dal Dipartimento Made in Italy- Tuscany, Forza Italia Toscana, ed approvata alla unanimità potrebbe colmare quegli spazi mancati con la qualità di merci e prodotti, come nuova attrattività anche da città vicine, che vedrebbero opportunità di acquisto ampie e variegate, di ampio spettro, grazie a ciò.
Resta inteso che il “modello Fornaci” proposto potrebbe venir replicato nelle altre periferie della nostra città, ma anche in quelle di città con dimensioni ben più vaste.
La proposta viene diretta a tutte quelle situazioni di quartieri, anche a rischio degrado che, con il valore aggiunto di prodotti di livello, a filiera corta: da quelli legati all’agro alimentare, al settore enogastronomico e tessile, nonchè di artigianato locale, vedrebbero aumentare la presenza dei cittadini, che così facendo arrecherebbero maggiore movimento, ed entrate a chi, da due anni specialmente, ha visto una débâcle considerevole.
Ciò potrà avvenire se le condizioni normative ed economiche andranno incontro le istanze di chi vuole tentare questa strada, come zero tasse, incentivi e maggiore snellezza burocratica, eterogenità nella composizione di mercati con diversi settori merceologici, così da non creare doppioni e di conseguenza, competizione che in questo caso diventa disvalore.
Il tema del “Made in”, della promozione e della valorizzazione della cultura, dell’arte e dell’artigianato, della genialità, dell’ ingegno e della diffusione rientra nel pacchetto di proposte che vede agevolazioni fiscali per chi appartiene al marchio Made In (Tax, Iva, Import-export), il supporto per l’e-commerce in sicurezza e garanzia del prodotto, inclusivo e globale, il credito d’imposta dell’Art Bonus fino al 100% ) ma anche agevolazioni fiscali per chi finanzia gli organizzatori di eventi e per i datori di lavoro che investono in formazione, arte e cultura.
Ed ancora un fondo per i giovani artigiani, per gli artisti e per chi si attiene alle regole del Made IN, con un’attività di reperimento di fondi europei a sostegno delle PMI che sono state pesantemente compite da questa pandemia e valorizzazione delle PMI di marchio “Made In”, con l’ obbiettivo di difendere e valorizzare il nostro settore manifatturiero, artigianale e produttivo.
Occorre sicuramente , sia a livello locale che nazionale, come già detto in precedenza, una cabina di regia, con la quale accentrare tutte queste proposte ad un uinico servizio che servirà da apripista al cambiamento verso la riqualificazione urbana e commerciale, che passa obbligatoriamente da una nuova visione di “AUTENTICAMENTE TOSCANO”.
Questo potrebbe essere il marchio virtuale, ed il compito di un Osservatorio. Quello di supporto e tutela del prodotto autentico. Perchè dal territorio nascono i saperi e i sapori che sempre rappresentano l’identità di una comunità. La Toscana è una regione unica al mondo dove esiste una compresenza di eccellenze produttive in settori merceologici eterogenei, frutto di una filosofia imprenditoriale dove estetica ed etica vanno di pari passo, attuando quello sviluppo sostenibile che si contrappone con le armi della “bellezza” alle bieche leggi commerciali dettate dalla globalizzazione.
Ritengo necessario, come Responsabile Forza Italia Dipartimento Made in Italy- Toscana, da sempre a fianco delle imprese, tutelare e promuovere i tanti prodotti di eccellenza che il mondo ancora ci invidia, come prima cosa impedendo il dilagare di quelli contraffatti, perchè possono creare danni irreversibili a tutto il territorio e soprattutto a carico del mondo dell’Imprenditoria.
Per questo occorre promuovere la bellezza dei nostri prodotti, autenticamente toscani, creando una rete a livello locale e poi nazionale e mondiale, capace di mettere in luce la ricchezza di saperi e sapori del nostro bellissimo territorio.
Occorre, altresì condurre azioni concrete, in Italia ed all’estero, attraverso politiche europee, che il PPE appoggia, per portare proposte concrete su sgravi fiscali, dazi, e tassazioni alle imprese che fanno parte della nostra bellezza, del Made in.
Forza Italia, Forza Toscana, Forza Pistoia, rialzati. La bellezza, e la qualità devono tornare in testa.
Antonella Gramigna, Responsabile Dipartimento Tutela del Made in Italy Forza Italia Toscana
Gramigna: il made in Italy mitigherà l’effetto Putin?
La responsabile del Dipartimento tutela del Made in Italy di Forza Italia Toscana Antonella Gramigna: “La forza del Made in Italy sarà capace di mitigare l’effetto ” Putin”?”
La recente guerra russo-ucraina, scatenata da Putin, avrà effetti sull’economia mondiale ed in particolar modo su Europa e Italia? Ed il nostro Made in Italy, quanto risentirà di sanzioni e della caduta economica ?
L’interrogativo è legittimo. Come legittima è la riflessione sulla questione che riguarda la forte dipendenza dal gas russo, uno dei forti punti deboli dell’Unione Europea e dell’Italia, che ci porta in una spirale economica negativa, generata dai rincari dell’energia, delle materie prime e dei prodotti chimici (tra cui i fertilizzanti) su bollette ed altri prodotti (tra cui quelli alimentari), che rischia di erodere pesantemente il potere d’acquisto e di frenare fortemente la spesa delle famiglie.
Inutile dirlo, ciò è di fatto una minaccia per la crescita economica, dato che i 2/3 del PIL dal lato della domanda sono generati proprio dai consumi.
Un altro aspetto molto riguarda più specificamente alcuni settori e territori europei ed italiani che esportano prevalentemente verso la Russia.
In Toscana è forte il vivaismo, l’arredamento e il settore Moda ( intendendo con esso il calzaturiero, l’abbigliamento, la pelletteria in genere) L’allarme che viene dai settori suddetti è forte: ordini realizzati, merci pronte ma non inviate con conseguente aggravio di costi da parte delle aziende.
I prodotti italiani più importanti diretti verso la Russia, che risentono fortemente di questa situazione, con un rallentamento degli scambi, oltre ai predetti, includono anche farmaci, rubinetteria, macchine per imballaggio, vini e spumanti, caffè torrefatto, , impianti di sollevamento e trasporto, preparazioni per capelli.
Tuttavia, da analisi economiche il Made in Italy risulterebbe risentire di meno rispetto ad altri Paesi, delle sanzioni con la Russia, con la conseguente frenata degli scambi commerciali. Ciò perchè il Made in Italy riesce a differenziarsi in termini di prodotti.
Il Made in Italy, lo abbiamo detto più volte, è qualcosa di unico al mondo non soltanto per la qualità, il design, la bellezza e l’innovazione tecnologica dei suoi prodotti, ma anche per la capacità di reiventarsi e riproporsi continuamente in chiave moderna, attuale, innovativa attraverso i nostri beni tradizionali, ed il loro straordinario innato patrimonio di cultura e storia.
Per la genialità di progettare in continuazione nuovi beni e sistemi complessi all’avanguardia nei più moderni comparti tecnologici, il Made in Italy rappresenta anche qualcosa di particolare, diverso e unico per la struttura del suo sistema produttivo orientato all’export, che a differenza di altri Paesi, è stato costruito ed è basato, su numerose ma piccole “nicchie” e filiere di dimensioni medie e medio-grandi, molte delle quali leader a livello internazionale. Il bello è anche buono. Di qualità.
l’Italia, secondo uno studio effettuato dalla Fondazione Edison, vanta il secondo numero di prodotti “medio-piccoli” in surplus con l’estero (2.069 prodotti) dopo la Cina (2.699) e davanti alla Germania (2.006). Ed è terza per valore complessivo del loro attivo (134,5 miliardi di dollari) dopo la Cina (290,5 miliardi) e la Germania (176,3 miliardi). Quest’ultima ci supera in virtù di una struttura del sistema produttivo tedesco, dotato di un maggiore numero di grandi imprese operanti in grandi settori rispetto a quello italiano.
Ma è significativo notare come il valore medio del nostro surplus per i prodotti “medio-piccoli” è comunque il quarto della tabella dopo quello della Cina, i cui prodotti “medio-piccoli” sono schiacciati verso l’alto in termini di valore del surplus, la Germania e il Giappone, ma non molto distante dal valore di quest’ultimo Paese. Ciò significa che la maggior parte dei nostri prodotti “medio-piccoli” non sono poi così troppo piccoli.
Per comprendere meglio il modello produttivo dell’Italia, basti pensare che con imprese manifatturiere ed esportatrici piccole (ma non micro), medie e medio-grandi, l’Italia rappresenti un caso pressoché unico al mondo, caratterizzato da un surplus commerciale dei prodotti “medio-piccoli” (134,5 miliardi di dollari nel 2019) quasi uguale a quello dei “grandi” prodotti (137,9 miliardi).
Conseguentemente, ne viene che la quota dei prodotti “medio-piccoli” sul valore totale del surplus dei beni in attivo con l’estero nel caso dell’Italia arrivi a sfiorare il 50% , mentre è molto più basso nel caso di tutti gli altri Paesi analizzati.
Indubbiamente c’è preoccupazione, soprattutto per la merce giacente, inevasa, quindi non riscossa, ma è altrettanto vero che per anni, il dibattito in Italia si è sterilmente concentrato sul tema se “piccolo” fosse bello- utile- oppure no. Questa analisi cambia la prospettiva del problema. È bello ciò che funziona e il Made in Italy, sotto questa ottica lo è certamente.
Da aggiungere, last but not least, che questa grande differenziazione, relativa alla nostra produzione e relativo export forse non sarà così capace di proteggerci dalle conseguenze della follia di Putin, ma un pò ( forse) riuscirà a tranquillizzarci, ed a servirà a mitigarne gli effetti devastanti.
Antonella Gramigna, Responsabile Dipartimento Tutela del Made in Italy Forza Italia Toscana
Gramigna: Spiagge made in Italy e Bolkestein
La responsabile del Dipartimento tutela del Made in Italy di Forza Italia Toscana Antonella Gramigna: “spiagge made in Italy e Bolkestein”
Il Consiglio dei Ministri, come sappiamo, ha approvato sia l’emendamento sui balneari al ddl concorrenza, sia il disegno di legge delega all’unanimità. “Le spiagge e gli arenili sono beni pubblici- asseriscono- e come tali vanno trattati.”
Nulla questio, se non il fatto che quei beni, da anni sono motivo di vanto, qualità, e lavoro per migliaia di persone, nonchè di investimenti di elevato spessore, da parte di imprenditori che hanno fatto sì che fossimo la perla del turismo balneare.
Il nostro Made in Italy, parte anche da qui. Dall’accoglienza, dai servizi, dal poter dare decoro alle spiagge, per tante famiglie e turisti di passaggio. La Bolkestein non tiene per nulla in considerazione la tipicità degli stabilimenti italiani.
Nessuno nega la necessità di regolamentare il settore dei balneari, sancendo il principio di assegnazione tramite gare pubbliche, ma qualcuno parla di” annosi privilegi” anche di parlamentari che, in qualche modo hanno interessi nel settore. Interessi sicuramente a tutelarne il valore, conoscendone in prima persona la fatica, e gli investiti fatti negli anni, per fornire servizi all’altezza.
Si parla anche di una situazione svantaggiosa per i cittadini, l’ambiente e gli imprenditori stessi del comparto.
Svantaggioso sarebbe far trovare un ambiente curato, sicuro sotto ogni punto di vista, per i turisti, i giovani o le famiglie?
Tutto confutabile. A meno che, per il Governo, specie alcune frange che sono maggioranza, e parlano alle pance, come sempre, doloranti della gente, e faccia comodo cavalcare quest’onda.
Gli onorevoli grillini, giustappunto, i detentori dei “diritti del popolo”, sostengono con forza una sentenza del Consiglio di Stato che parla di assegnazioni con bandi pubblici entro il 31 dicembre 2023. E che contro ciò ” non può che esserci una destra pronta a flirtare con le lobby e a tutelare i privilegi dei pochi a scapito dei cittadini e degli imprenditori onesti”.
Al di là del concetto base per il quale l’onestà non ha bandiera politica, ma la loro è alquanto macchiata, ed in quanto a lobby, beh, potrebbero scrivere un trattato, si rende indispensabile studiare adesso un sistema di gare pubbliche che prevedano la considerazione di investimenti fatti, anche recenti, che andrebbero a minare l’economia di imprese del settore, con il diritto di indennizzi a carico del subentrante per le perdite di mancato ammortamento e di avviamento, da determinare con definiti indicatori economici.
Sorprendente è, comunque, che ci si sia impegnati così velocemente, con tempo e risorse, per mandare in rovina 30mila aziende italiane e le loro famiglie, aprendo, di fatto, così la possibilità a grossi gruppi dì investitori e soprattutto stranieri, dì impossessarsi di un bene strategico irrinunciabile quali le coste italiane, confini del nostro Paese.
Sappiamo bene come funziona la cosa: l’Italia alla fine è un bel paese appetibile, e quando si tratta di appropriarsi di beni di prima necessità, come il settore turistico e ristorazione, gli investitori non mancano. Specie se, come oggi, siamo ridotti a tasche vuote, quindi con estremo bisogno di risalire la china. Prato docet .
Un buon Governo ha il compito dì proteggere e tutelare le proprie qualità, eccellenze e le proprie imprese, soprattutto in un momento dì gravissima difficoltà economica. Se permetteremo dì aprire il mercato agli stranieri, ma invece agli italiani non sarà permesso dì fare lo stesso negli altri paesi, come è di fatto, che accadrà? Questi sarebbero i principi su cui si basa la concorrenza?.
Il riordino ( così lo chiamano) delle concessioni balneari è per il settore, una mazzata. Senza considerare che per un effettiva messa a regime del sistema demaniale occorrono parecchi anni. Serve una proroga di anni, serve maggiore rispetto e tempi più lunghi che possano permettere di ammortizzare gli investimenti fatti, con un periodo transitorio che permetta una revisione organica del demanio marittimo nel quale le nostre imprese possano essere messe nelle condizioni di affrontare le gare con serenità.
L’obiettivo, infatti, di Forza Italia, forza di governo, è quello di preservare quel tessuto imprenditoriale, spesso a conduzione famigliare, che sugli stabilimenti ha fondato la propria dimensione economica, oltre a garantire il lavoro, gli investimenti, i sacrifici fatti e il diritto a un futuro sereno per migliaia di imprenditori e lavoratori del mare.
Diventare deboli, significa diventare aziende ‘aggredibili’ da chiunque, senza neppure sapere, ad oggi, le modalità di come verranno effettuate le gare ed in che modo saranno garantiti gli investimenti ai concessionari uscenti, che, non va dimenticato, garantiscono servizi anche di sicurezza da mattina a sera, oltre a tener pulite le coste. Pensate che avere spiagge libere sia migliore? Provate a visitarle, a pomeriggio inoltrato.
Chi garantirà i servizi di vigilanza professionali, i defibrillatori in ogni bagno così come la pulizia invernale delle spiagge, che è carico dei ” bagni” ? E’ alla svolta qualcosa di storico, che fa ormai parte del dna delle nostre coste, depauperando quel patrimonio di bellezza e qualità che piccole imprese da sempre offrono con quell’atmosfera così familiare ai nostri stabilimenti.
Storie di tanti, che negli anni si ritrovano e vivono il mare, le ordinare file di ombrelloni, pulizia e serenità, ed anche la ristorazione spesso collegata ad essi. Il rischio omologazione potrebbe essere dietro l’angolo. Avremo, in cambio, magari tanti Hot dog di una multinazionale del fast food, o involtini primavera invece che un bello spaghetto allo scoglio, servito in terrazza, da personale qualificato. Vuoi mettere?
Antonella Gramigna, Responsabile Dipartimento Tutela del Made in Italy Forza Italia Toscana
Gramigna: Vino, Made in Italy e Cancer Plan
La responsabile del Dipartimento tutela del Made in Italy di Forza Italia Toscana Antonella Gramigna: “Vino, Made in Italy e Cancer Plan”
“In Parlamento Ue abbiamo difeso la produzione vinicola, un’eccellenza italiana”, così il Presidente Berlusconi, europarlamentare del Ppe, unico leader di partito che si è espresso sul voto agli emendamenti sul “Cancer Plan Ue”.
Il tema del ” vino” definito come prodotto nocivo, tanto che veniva proposto la sua dealcolizzazione, è stato trattato su queste pagine varie volte, perchè occorre difendere la produzione vinicola, un’eccellenza italiana portabandiera della nostra nazione nel mondo. Il nostro Made in Italy”. Perchè dobbiamo promuovere il consumo responsabile, senza criminalizzare il vino o favorire i nostri competitor.
Possiamo dirlo, è la vittoria degli italiani, a Strasburgo. I tanti nostri parlamentari, ed il nostro Presidente in testa, che hanno lottato compatto e hanno portato a casa il risultato.
Niente bollino nero sulle bottiglie di vino, è passato il concetto che «c’è differenza tra consumo nocivo e moderato di bevande alcoliche e non è il consumo in sé a costituire fattore di rischio per il cancro».
Una delle modifiche alla relazione sul Piano di azione anti-cancro approvate martedì sera dall’Europarlamento è questa, oltre alla cancellazione riguardo le avvertenze sanitarie in etichetta, e l’invito a migliorare l’etichettatura delle bevande alcoliche con l’inclusione di informazioni su un consumo moderato e responsabile di alcol.
Ha vinto la linea del buon senso, quella della distinzione tra uso e abuso, tra consumo moderato e responsabile e consumo nocivo, contro il tentativo di usare, strumentalizzare e di etichettare le nostre eccellenze” Made in Italy” famose nel mondo, ricchezza del Paese, in maniera fuorviante, imponendo bollini neri che di fatto andrebbero a demonizzare un settore così importante della nostra economia legato alla cultura e allo stile di vita dell’Italia.
Uno dei settori, diciamolo, che rappresenta anche la prima voce dell’export agroalimentare europeo.
«Vittoria! Abbiamo votato al Parlamento europeo per difendere la produzione vinicola, un’eccellenza italiana portabandiera della nostra nazione nel mondo. Dobbiamo promuovere il consumo responsabile, senza criminalizzare il vino o favorire i nostri competitor», ha scritto su Twitter Silvio Berlusconi. Festeggia la delegazione di FI, tra i principali sostenitori degli emendamenti che hanno trovato il consenso dell’aula: «vince la difesa del settore vitivinicolo» ha spiegato Antonio Tajani.
Il vino è un patrimonio nazionale. Lo dice la legge “238”, il “Testo Unico” del vino, che all’articolo 1, recita: “Il vino, prodotto della vite, la vite e i territori viticoli, quali frutto del lavoro, dell’insieme delle competenze, delle conoscenze, delle pratiche e delle tradizioni, costituiscono un patrimonio culturale nazionale da tutelare e valorizzare negli aspetti di sostenibilità sociale, economica, produttiva, ambientale e culturale”.
La razionale linea moderata e del buonsenso di Forza Italia difende e restituisce centralità al #vino #italiano: nella relazione per la lotta la #cancro adesso si distingue fra uso ed abuso di alcool. Perché non è pensabile non porre differenza fra i due. Ma la battaglia non è finita. Ricordiamo che occorrerà tenere ancora alta la guardia per affermare il concetto di moderazione che è proprio del vino, a partire dai piani dell’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms), con il voto a maggio, che prevedono anche avvisi in etichetta, fino al Nutriscore.
Intanto incassiamo questa vittoria. Pienamente d’accordo con quanto affermano i Presidenti Berlusconi e Tajani, con il Parlamento Europeo che salva quasi diecimila anni di storia del vino.
Le nostre battaglie al fianco delle Imprese, ed assieme alla nostra storia di grande valore enogastronomico.
Antonella Gramigna, Responsabile Dipartimento Tutela del Made in Italy Forza Italia Toscana
Gramigna: Hugo Boss, Made in Tuscany
La responsabile del Dipartimento tutela del Made in Italy di Forza Italia Toscana Antonella Gramigna: “Hugo Boss, Made in Tuscany”
Un altro pezzo importante del nostro Made in Italy che lascia la Toscana, e mette a terra famiglie con l’avvio della procedura di licenziamento collettivo. la MOTIVAZIONE? Non è affatto chiara. Parlo dell’azienda Hugo Boss.
-La produzione di prototipi di pelletteria per donna del noto brand, si legge in una nota, pare non soddisfi il mercato del Made in Italy-, ma non sembra plausibile, considerato il successo e l’interesse che riscuotono i prodotti toscani in tutto il mondo.
Si parla da tanto di rilancio di quelle imprese che” parlano italiano”, con qualità, stile ed eleganza, mettendole al centro della politica che guarda al rilancio, al supporto ed al contrasto alla contraffazione, ed oggi più che mai, esse stesse dovrebbero rivalutare le mutate condizioni di crescita, di marketing, e di nuove frontiere da affrontare con nuove condizioni economiche, promettenti prospettive di crescita e, non da ultimo, l’aiuto della maggiore decontribuzione sul costo del lavoro.
“Tutti aspetti che incrementeranno nel breve termine la produzione industriale. Auspico, quindi, che venga promosso un tavolo di confronto tra azienda, lavoratori e parti sociali così da raggiungere un accordo e ristabilire la piena operatività della fabbrica”, dichiara in una nota il sottosegretario di Stato ai rapporti con il Parlamento Deborah Bergamini, unitamente al capogruppo in Regione Toscana, Marco Stella, che invita la Regione Toscana ad attivare subito il tavolo delle trattative con la Hugo Boss.
Il licenziamento collettivo per 22 lavoratori e la dismissione del sito di Scandicci, rappresenta l’ennesimo atto di svalutazione del lavoro, che in Toscana, segue altri che si sono avviati verso la strada di chiusure e licenziamenti collettivi.
Questa decisione, ad opera della società tedesca proprietaria del brand, se perseguita fino in fondo, rappresenterebbe un’altra sconfitta per il nostro territorio, e non solo un danno personale per i lavoratori. Perchè il valore del Made in Italy andrebbe scomparendo. È opportuno chiedersi la vera motivazione di questa scelta annunciata, per capirne la natura e poter porvi rimedio.
Mi unisco ai due esponenti istituzionali, Bergamini e Stella, nel chiedere con forza un dialogo ed attenzione da parte della Giunta regionale, convocando immediatamente la proprietà, e tentare il più possibile di trattare per tenere aperto il sito produttivo di Scandicci, anche attraverso bonus e sgravi fiscali da concordare con gli enti locali.
A nome di Forza Italia Toscana, che rappresento come Responsabile Dipartimento Made in Italy, desidero esprimere la mia forte solidarietà ai lavoratori, vittime ennesime di delocalizzazioni. E auspico venga fatta chiarezza sul perchè di questa scelta, che se fosse di natura inerente il mercati di riferimento che è cambiato e non più meritevole, non riguarderebbe i lavoratori che con impegno e serietà hanno sempre contribuito all’eccellenza dell’artigianalità, e che, quindi, non devono venire penalizzati.
Antonella Gramigna, Responsabile Dipartimento Tutela del Made in Italy Forza Italia Toscana
Conferenza prospettive made in Italy: Sintesi e proposte
La Responsabile Dipartimento regionale Tutela del Made in Italy Antonella Gramigna: “prosegue il confronto sulle nuove prospettive del nostro Made in, ormai attivo per confrontarsi sul nostro marchio ormai ben definito, ma bisognoso di attenzione”
Lunedì 10 gennaio, in collegamento da Ny e Italia, è proseguito il confronto sulle nuove prospettive del nostro Made in, ormai attivo da parte di Antonella Gramigna, Responsabile Dipartimento, per confrontarsi sul nostro marchio ormai ben definito, ma bisognoso di attenzione.
Oggi più che mai.
Storicamente, il Made in Italy era una dicitura messa dai produttori italiani agli inizi del 1980, con la funzione di contrastare le falsificazioni dei loro prodotti, che all’estero godevano di una crescente fama, associati a qualità, specializzazione nei dettagli, ed eleganza, ma aggiungerei genialità dei settori principali che ai tempi, erano quelli legati ad Abbigliamento, Agroalimentare, Arredamento, Automobili.
Oggi, a questi settori si aggiungono la creatività e l’originalità dell’arte, dei mestieri creativi, delle tante realtà artigiane, di un Wine and Food di eccellenza, con materie prime a km zero.
Il termine “Made in Italy” indubbiamente ha subito trasformazioni, e negli anni, è diventata una espressione capace di evocare, in tutto il mondo, lidea dei buoni prodotti italiani, e cioè l’ identità di un vero e proprio Brand, caratterizzato dalla qualità e dalla creatività tipiche delle eccellenze artigianali e industriali italiane.
La nostra grande e vera ricchezza, per il nostro paese e per le nostre imprese, ma che implica la necessità di disporre di adeguati strumenti di tutela e di politiche rivolte al sostegno per le cosiddette “quattro A”, ovvero l’Abbigliamento-Moda, l’Arredo-Casa, l’Automazione-Meccanica, l’Arte, in ogni sua espressione, e il comparto Alimentare. ma aggiungerei la Cultura italiana, quella di tanti e tante espressioni di qualità esistenti.
Questo è stato il tema discusso in un clima di cordialità e simpatia, con esponenti di spicco del Made in Italy che operano a New York e Miami, imprenditori italiani che da molti anni hanno portato idee e genialità oltreoceano, quali Alberto Milani, Ornella Fado, Marco Baldocchi.
Tre espressioni diverse tra loro ma complementari, ecco perchè l’idea di riunirle in una tavola rotonda capace di mettere sotto la lente la necessità di guardare oltre gli steccati. Ciò è stata reso possibile grazie al grande supporto di Edoardo Fabbri Nitti, Responsabile regionale Comunicazione e Immagine del partito, e da Chiara Tenerini, Responsabile Dipartimenti regionale, che ha ribadito l’importanza dell’attenzione capillare a questo settore importante.
Anche il Sen Massimo Mallegni, assente per motivi di carattere istituzionale ha fatto pervenire i suoi saluti e il buon lavoro.
L’impatto del “country effect” sui consumatori americani ( ma non solo), è il fatto che un prodotto venga realizzato sul territorio italiano, con materie prime italiane e con manodopera italiana, il che lo rende dotato di caratteristiche che non ritengono possano essere replicate in nessun altro luogo è reale. Perchè Made in…. Italy- Tuscany, significa “vivere italiano”, ed è diventato sinonimo di “vivere bene” in ogni aspetto della vita quotidiana, dal vestire, al mangiare, all’arte.
“L’idea di Piazza Italia Marketplace è nata per questo- afferma Milani- per dare uno spazio grande e autorevole, nel centro di Manhattan, sia fisico che virtuale, capace di aggregare e così di abbattere i costi di spostamenti e alloggio per chi promuove le aziende. Una vetrina sempre aperta, capace di raccogliere i migliori marchi ma anche quelle piccole medie realtà che da sole non sarebbero capaci o in grado di sopperire ai costi vivi di una promozione. Un’idea nata ai tempi del governo Berlusconi, poi ripreso con il Presidente Tajani . E naturalmente con tantissimo spazio a disposizione, ben vengano idee!”
La maggior parte delle imprese nei comparti del “Made in Italy”, è realtà, appartengono alla categoria delle PMI. Quelle piccole medie imprese duramente colpite da questa crisi, in seguito all’impatto devastante di questo periodo pandemico. Si parla di un default di una-due su cinque, molto imminente. Cioè significa sofferenza economica che prelude ad un deflusso di capitali dall’Italia, ed anche possibili offerte, peraltro già in atto, con la possibilità di acquisizioni da parte di aziende estere che così estenderebbero il controllo sul Made in Italy, facendo sì che perderebbe la sua autenticità.
Il progetto di Ornella Fado, di cui abbiamo parlato, è legato alla divulgazione tramite canali televisivi, realizzati in Usa ma anche in altre parti del mondo legato sempre al Made in Italy, del comparto enogastronomico, e vuole arrivare a far conoscere il più possibile la nostra qualità e bellezza. Il suo famoso programma “Brindiamo!” persegue esattamente questo, oltre al nuovo progetto varato assieme ad altri soci, Genialitaly. Da poco Ornella Fado è anche stata eletta nei Comites, ed ha la delega al Made in italy, quindi supporterà sempre più queste strade.
Marco Baldocchi, considerato il primo e più famoso esperto di Neuro marketing, che opera in Italia e Miami, ci ha condotto per mano dentro le emozioni, ed il funzionamento del cervello umano. “Cosa si sceglie e perchè, che colori sono più adatti in un certo settore? Che strategie di marketing, oggi sono più vincenti all’alba dei nuovi parametri che la ricerca ha individuato? La scienza ci aiuta in questo e ci porta a scoprire nuove prospettive da non sottendere”.
La giornalista Chiara Buratti è intervenuta sul tema Start Up e innovazione, oggi sempre più necessaria per le imprese.
Alla diretta social ha partecipato la Sen. Virginia Tiraboschi, che ha, tra le altre, la delega al Mede in Italy. La Senatrice di Forza Italia ha sottolineato “come sia urgente una politica che guardi avanti, oltre lo steccato dell’immobilismo e cerchi di offrire tramite sostegni concreti, opportunità con nuovi mezzi di e-commerce. Il Made in Italy oggi, grazie al Ministero del Turismo, di fatto entra a far parte dei piani di sviluppo strategico, e quindi avrà un suo ruolo specifico.
Ecco perché sempre più non deve mancare il sostegno a queste imprese, per mantenere alto l’orgoglio delle aziende italiane nel mondo. Ma per fronteggiare gli effetti della pandemia sull’export serve un piano straordinario. L’idea presentata è quella di un Ministero specifico e di un Osservatorio che, con la creazione di nuovi canali, reti di aziende, e una massiccia campagna di comunicazione per le produzioni 100% Made in Italy e per la stessa Italia, possa dare sostegno e maggiore visibilità.
Ritengo necessario, come Responsabile Forza Italia Dipartimento Made in Italy- Toscana, da sempre a fianco delle imprese, tutelare e promuovere con questo progetto, per i tanti prodotti di eccellenza che il mondo ancora ci invidia, come prima cosa impedendo il dilagare di quelli contraffatti, perchè possono creare danni irreversibili a tutto il territorio e soprattutto a carico del mondo dell’Imprenditoria.
Occorre, con ciò, condurre azioni concrete, in Italia ed all’estero, attraverso politiche europee, che il PPE appoggia, per portare proposte concrete su sgravi fiscali, dazi, e tassazioni alle imprese che fanno parte della nostra bellezza, del Made in.
Perchè questo possa avvenire serve, mettere in campo ogni azione possibile e affidarsi a persone capaci nei territori per promuovere il nostro Made in. In qualità di Responsabile regionale del Dipartimento mi interfaccio periodicamente con Giuliana Ridolfi Cardillo, per un maggiore collegamento nel territorio statunitense, avendo nella sua vita professionale ella rivestito ruoli di eccellenza e istituzionali, che le hanno permesso, e tutt’oggi le permettono di avere voce autorevole, ed in mia rappresentanza.
Forza Italia, e Forza Toscana, rialzati. La bellezza, e la qualità devono tornare #intesta.
Riportiamo la conferenza integrale:
La locandina della Conferenza:
Coordinamento regionale Forza Italia Toscana
Gramigna: Italcanditi, Made in Tuscany
La responsabile del Dipartimento tutela del Made in Italy di Forza Italia Toscana Antonella Gramigna: “Italcanditi, Made in Tuscany”
La notizia che riguarda l’Italcanditi, controllata da un fondo d’investimento e proprietaria dell’Ortofrutticola Mugello, che intende spostare dal 30 gennaio la produzione dei marron glacé, da Marradi in Lombardia dopo 38 anni, mette nuovamente il dito nella piaga della delocalizzazione delle imprese.
La ’fabbrica dei marroni’, così definita, con oltre ottanta lavoratori, e quasi tutte donne, più altrettanti castanicoltori d’indotto, rappresenta qualità e ottima produzione del nostro Made in Italy.
La nemmeno troppo nascosta decisione di delocalizzazione a Bergamo, qualora davvero avvenisse, oltre alle ripercussioni sull’economia, danneggerebbe l’immagine stessa del paese, riconosciuto da tutti come “capitale della castagna”.
Senza lo stabilimento, Marradi sarebbe mutilato, verrebbe a mancare un elemento fondamentale della filiera, ne risentirebbero sia i lavoratori, come ovvio, ma anche il brand della castagna, nonchè le frequentatissime sagre molto frequentate ( a parte il periodo contingente) ed i pregiati marron glacé, qui prodotti e ordinati perfino dalla regina Elisabetta d’Inghilterra, oltre al turismo, e la cultura.
Marradi, sparirà per questo? Non certo come località, ma come simbolo di un prodotto di qualità, sicuramente si.
Da una parte, quindi, la tutela del marchio a firma Marradi, e la sopravvivenza di posti lavoro, dall’altra l’impresa. Da liberale, liberista, quello che mi chiedo è ” Perchè”? Quale il motivo per cui un’azienda decide di spostarsi? Questo il vero punto focale.
Inutile e dannoso scagliarsi alacremente contro chi, da imprenditore, fa le sue scelte, e questo non significa mettersi contro il mondo del lavoro, anzi.
Credo che se un’impresa delocalizza bisogna andare prima a vedere il perché lo fa. Vi sono situazioni nelle quali non esiste più speranza per un determinato prodotto in Italia e allora se l’unica sede è in Italia si cerca di guardare altrove. Si chiama fare impresa.
Ma ci sono in gioco posti di lavoro. Giusto.
E per questo occorre rivedere urgentemente cure di accompagnamento e welfare, e fare scelte nell’ambito Unione europea nella quale ci troviamo.
A chi non dispiace se vengono persi posti di lavoro? Ma non possiamo dare l’immagine di un Paese che vuole bastonare le sue aziende. Dobbiamo fornire a tutti, da una parte e dall’altra strumenti capaci, idonei e ricordare alcuni principi cardine, fondamentali.
Quali? Il posto di lavoro è un diritto, ma se l’impresa è privata, e quindi soggetta a bilanci e verifiche,e scelte maggiormente convenienti, può decidere di rivederne gli assetti, anche di sedi o numeri di addetti.
Bisogna fare attenzione al concetto di libertà d’impresa, con l’individuazione dei criteri di eticità ed eccellenza nel territorio e ” best practices”.
È un dato condiviso da molti che la forza imprenditoriale regga il nostro sistema sociale, ne caratterizza lo spirito e il bagaglio di capacità; la responsabilità d’Impresa permette che lo Stato si occupi del bene comune e dell’indirizzo politico, lasciando che le energie del lavoro accrescano lo sviluppo e il benessere della società, ma tendere al benessere della persona e della società.
Ed è in questa direzione che l’imprenditore riveste un’importanza centrale dal punto di vista sociale , perché si colloca al centro di quella rete di legami tecnici, commerciali, finanziari, culturali che caratterizzano la moderna realtà d’impresa.
L’imprenditore, è ovvio guardi al profitto, ma insieme al mondo del lavoro cerca di rendere il suo prodotto qualitativamente il migliore. Non potrà mai esistere l’uno senza l’altro. Dovere etico dell’imprenditore è di reinvestire e rischiare il proprio capitale in iniziative di nuova imprenditorialità, facendosi creatore di economia reale, esprimendo innovazione e crescita delle risorse umane, collegando lo sviluppo dell’impresa con lo sviluppo del sistema.
Il primo teorema dell’economia del benessere afferma che le condizioni ottimali di efficienza vengono realizzate tramite una geometria che perimetra un’economia del benessere, con strumenti di redistribuzione, imposte o sussidi in somma fissa (lump sum tax), un’economia concorrenziale che consente di raggiungere qualsivoglia stato sociale sulla frontiera massima dell’utilità, un welfare più inclusivo, politiche del lavoro più importanti al fine di aumentare la nostra ricchezza. Soprattutto all’estero. Chiediamoci perché siamo tra i grandi Paesi ,il meno attrattivo di tutti: giustizia civile, fisco, burocrazia, questi sono i temi di cui occuparci.
L’impresa etica, dunque, non è quell’impresa che deve comunque garantire ma, consapevole del proprio grande ruolo sociale, agisce nel rispetto di una scala di valori imprescindibili e ampiamente condivisa all’interno dell’ambiente in cui opera.
La realizzazione concreta dei principi etici è identificabile in alcune virtù nelle quali si deve riconoscere un imprenditore: la creatività, l’amore per l’impresa, la passione, l’orgoglio per i frutti prodotti, la valorizzazione delle risorse umane e l’intelligenza nelle scelte. La buona economia si realizza indubbiamente grazie ai buoni imprenditori: dove essi lavorano per l’impresa e con l’impresa, dove il manager è prima di tutto un lavoratore corresponsabile insieme agli altri lavoratori. Tali caratteristiche valoriali apportano vantaggi alla società sotto forma di benessere, crescita culturale e spirituale, educazione e senso della comunità.
Forza Italia si avvicina da sempre ad entrambi questi mondi: quello del lavoro e delle imprese.Ed alle idee dei sindacati quando lottano per questi principi.
Non si può impedire la libertà d’impresa, ricordiamocelo sempre. Piuttosto va accresciuta per creare più occupazione e ricchezza. È questa la sfida e la bandiera di Forza Italia. Sono 30 anni che si parla di delocalizzazioni. Oggi si delocalizza per altre ragioni rispetto a quelle degli anni Novanta.
Le prime erano tutte dovute al costo del lavoro, oggi si delocalizza per ragioni di opportunità, ad esempio per migliorare un prodotto. È il consumo che decide la produzione. Ci sono produzioni che sono a fine vita e se non vengono portate altrove le imprese muoiono. Ma non è questo il caso. L’azienda di Marradi è una vera eccellenza, e non si capiscono a fondo le motivazioni per doverla spostare a Bergamo, se non per accordi che si discostano non poco dalla suddetta ” etica” delle imprese.
Se è vero, come vero che la nostra sfida, quella del Made In, è quella di una sempre maggiore qualità, e bellezza conosciuta nel mondo, assieme al renderci competitivi nei confronti degli altri Paesi, resta il fatto che ciò non si ottiene con una legge ma con una serie di comportamenti, una riforma fiscale seria e una riforma degli ammortizzatori a lungo termine.
Non è possibile pretendere di evitare le chiusure e nazionalizzare tutto. L’Unione Sovietica è finita da tempo, per fortuna. E sia il mondo del lavoro, che riguarda famiglie, donne e uomini, che il mondo delle imprese, coloro che di fatto sborsano ogni giorno ingenti somme per salvaguardare la nostra economia, debbono avere sempre massimo rispetto e attenzione da parte della politica.
Antonella Gramigna, Responsabile Dipartimento Tutela del Made in Italy Forza Italia Toscana
Made in Italy, arriva Piazza Italia Marketplace
La responsabile del Dipartimento tutela del Made in Italy di Forza Italia Toscana Antonella Gramigna: “Made in Italy, arriva Piazza Italia Marketplace – Fortune Italia”
Esattamente da due anni che il tema del Made in Italy viene portato avanti con forza, attraverso queste pagine e non solo, riconoscendone la sua importanza come leva socio economica, culturale del nostro Paese, nel mondo. Ed è da due anni che come Responsabile Dipartimento Forza Italia Toscana, conduco incontri, invito professionisti, ascolto esperti e mi confronto con chi il Made in Italy lo ha nelle sue corde.
Mesi fa, dato anche il periodo di stress economico ( e non solo) per le aziende produttrici, nonchè artigiani e tutti quei produttori che hanno subito grossi contraccolpi dovuti alla grande crisi che tutto il mondo ha, e sta attraversando, ho parlato in un precedente articolo di una nuova dimensione di rilancio del nostro Made In, che deve superare necessariamente le condizioni di un tempo ormai tramontato, e ingessato su metodi e scelte antiche, obsolete e poco innovative. Tema che ho sviluppato e inviato come documento al Mise, attraverso chi mi rappresenta.
Ho parlato, proprio in queste pagine, di rilancio attraverso piattaforme e idee nuove. Oggi, con piacere ho visto la nascita del progetto “Piazza Italia Marketplace”, una piattaforma di business che coniuga l’asset digitale con il contesto di fiera fisica, rinnovata nel format e nelle idee. Nata da un’idea di Alberto Milani, dal 2015 Presidente dell’Italy – America Chamber of Commerce, rappresenta una novità assoluta nel panorama internazionale, che inquadra lo stesso Milani.
” Piazza Italia Market nasce per supportare, rinnovandole, le Camere di Commercio Italiane all’estero, sempre più orientate al rilancio del digitale. È un Marketplace con una particolare impostazione, che punta a valorizzare le eccellenze dei territori locali in chiave globale.
È nata in piena pandemia, l’idea che avevo da un po’, ed in quel momento ho avuto a disposizione anche il tempo per realizzarla, quello era il momento giusto per accelerare, perché avrei potuto avere il lusso, che nella mia vita non avevo mai avuto, di potermi dedicare ad un progetto in maniera esclusiva, cosa che di solito la mia routine non mi consente.
Piazza Italia Marketplace parte dell’idea che la forza d’insieme del marchio Made in Italy sia più efficace, sui mercati internazionali, rispetto al proporre singole aziende. Negli 81 paesi in cui siamo presenti come Camere di Commercio, si hanno più chance di visibilità e business grazie all’appartenenza ad un progetto strutturato.” afferma Milani, che presto sarà ospite assieme a Ornella Fado, eletta Comites, in Usa, che del Made in Italy ha sempre fatto da testimonial a New York, atraverso canali tv che ben mettono in vetrina le nostre grandi qualità, e Marco Baldocchi, esperto di neuromarketing e digital marketing.
Parleremo con Alberto Milani di “Piazza Italia “, e della sua articolazione su tre livelli: la piattaforma virtuale, quello servizi, e degli eventi”, e con gli altri due pregevoli ospiti di ciò che esso rappresneta per noi tutti.
” Di ciò se ne era già parlato anni fa, già durante i Governi Berlusconi- racconta Milani- ma oggi ci sono delle condizioni favorevoli che allora non si sono verificate, e possiamo contare sul supporto delle Istituzioni, degli imprenditori, che credono nel nuovo modello che abbiamo creato, che consente di programmare una ripartenza del business proprio puntando su internazionalizzazione e digitalizzazione.
Niente sarà più come prima, soprattutto nei mercati internazionali e credo che gli italiani debbano cominciare a considerare che la realtà sarà diversa, e che bisogna superare una nostra certa avversione al nuovo. D’ora in avanti le formule di promozione del business saranno ibride, questo è il vero gioco del futuro.”
Il rilancio dell’economia delle imprese italiane sui mercati esteri, parte da qui. Bene dunque!
Se da una parte molti settori hanno risentito della crisi, altri molto meno, come il Luxury, un settore che ha registrato il maggior record di crescita, superiore anche al 2019.
“Sono vari i motivi, compreso il rincaro delle materie prime, ma anche per il fatto che il lusso ha registrato un incremento importante proprio forse per via del “blocco” imposto dal periodo pandemico- prosegue Milani- Il gioiello registra un incremento eccezionale della domanda, a cui spesso però l’offerta produttiva italiana non riesce a far fronte. Manca infatti la manodopera specializzata, che non si rinnova con le nuove generazioni. Ecco che Made in Italy diventa anche formazione, lavoro, occupazione. “
Se è vero che stiamo vivendo una delle crisi più grandi di questo ultimo decennio, che hanno messo in luce forti criticità di stabilità aziendali, c’è anche evidente il fiorire dei progetti di creatività italiana, e questo segna veramente un momento eccezionale, con la grande capacità di pensare prodotti con creatività nuova, tipica italiana.
E nel frattempo, due grandi realtà tutte Made in Italy fanno parlare di sè: l’Azienda Zegna sbarca a Wall Street, e si attesta primati di grande spessore economico. La prima azienda italiana che suona la fatidica campanella portando l’Italia al successo. E lo stilista Domenico Vacca, che ho avuto l’onore di avere come ospite, da Madison Av. a New York, investe in Italia, a Roma, precisamente, in via della Croce 5, Piazza di Spagna, apre il suo atelier.
Forza Made in Italy!
Antonella Gramigna, Responsabile Dipartimento Tutela del Made in Italy Forza Italia Toscana
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Gramigna: La lingua italiana è Made in Italy
La responsabile del Dipartimento tutela del Made in Italy di Forza Italia Toscana Antonella Gramigna: “La lingua italiana è Made in Italy”
“Made by Italy: la lingua italiana si fa impresa”: così è stato intitolato l’incontro organizzato da da SACE, società assicurativo-finanziaria italiana specializzata nel sostegno alle imprese e al tessuto economico nazionale, e la Società Dante Alighieri, a Roma.
Ciò mi fa molto piacere, perché “Made in Italy” non è solo enogastronomia, turismo, manifatturiero, artigianato, e via dicendo, ma anche la cultura e la lingua italiana, ne fanno parte sostanziale, e rappresentano anch’esse il motore per la ripartenza economica.
I dati emersi parlano chiaro: la filiera della cultura, con il suo indotto, vale oltre 250 miliardi di euro. Questo è ciò che emerge. Si tratta di un valore importante che va ben oltre il 16% del PIL riportato dalle statistiche e influenza positivamente anche il successo del nostro Made in Italy.
Da sempre la cultura e la lingua italiane esercitano una forte attrazione nel mondo, rappresentando una vera e propria spinta aggiuntiva per sostenere la competitività del “Sistema Paese”.
Lo stretto legame tra sviluppo dell’export e la promozione culturale, in uno spazio di dialogo sempre più serrato tra settori di eccellenza del Made in Italy, istituzioni finanziarie e cultura italiana nel mondo, può creare sinergie, rafforzare le competenze, incrementare i contatti e trovare nuove soluzioni per intercettare opportunità di business e dare nuovo slancio alla ripartenza del Paese.
Ad oggi, infatti, oltre due milioni di persone che vivono all’estero, studiano italiano. Ed amano la nostra lingua, un patrimonio che abbiamo.
L’attrazione verso la nostra lingua, e alla nostra cultura, al mondo letterario e storico, riflette un interesse diffuso verso il nostro Paese, e questo rappresenta un grande valore nonché una chiave d’accesso fondamentale per entrare nel nostro universo culturale, unico al mondo, sfruttando tutto questo potenziale per accelerare la ripartenza del Made in Italy.
Da sempre sostengo, come responsabile dipartimento regionale toscano Forza Italia, così come i relatori pregevoli intervenuti, che mai come in questo momento si renda fondamentale ‘fare sistema’, cercando ogni possibile dialogo tra i diversi attori del mondo economico.
Il nostro Paese deve dimostrarsi forte e compatto, così da essere lui stesso “Sistema”, termine molto abusato ma che rende l’idea delle azioni da compiere, tale da sostenere la competitività delle nostre imprese in Italia e nel mondo.
È, infatti, chiaro che la ripartenza del nostro Paese non potrà che passare attraverso il gioco di squadra e l’azione sinergica, senza dimenticare gli investimenti per la crescita, il capitale fisico e umano e la produttività, e non da ultimo, la cultura.
Dobbiamo fare passi in avanti, anche mentali e progettuali, e credere di più a un’Italia inserita nel mondo globale. Un’ Italia 9.0 dove la lingua italiana, la nostra prima grande testimonial, fa da padrona, ed aprirsi e spingersi in questa sfida attraverso la lingua, può essere determinante.
Scuole di lingua italiana sorgono ovunque, all’estero, in diverse parti del mondo. Insegnare la lingua prepara il futuro e tiene vivo l’interesse per tutto quello che è made in Italy.
La lingua apre l’accesso al mondo italiano. Sempre più serve sostegno alla formazione ed all’insegnamento della nostra lingua, perché è la nostra ricchezza.
Antonella Gramigna, Responsabile Dipartimento Tutela del Made in Italy Forza Italia Toscana


Bollette, Gramigna: intervenire sui rincari
Bollette, la responsabile del Dipartimento tutela del Made in Italy di Forza Italia Toscana Antonella Gramigna: “Occorre una decisa rassicurazione dal Governo Draghi per placare questa seria preoccupazione e per tutelare l’occupazione e il nostro bellissimo e qualitativo Made in Italy”
L’aumento esponenziale delle tariffe energia elettrica e gas, nonchè di benzina e gasolio sta mettendo a dura prova la già difficile stabilità delle nostre imprese. Il grido di allarme soprattutto delle piccole e medie realtà, artigiane o industriali, manifatturiere della nostra Toscana, ma anche del resto d’Italia, è diretto alla necessità di calmierare le bollette che si apprestano a diventare, altrimenti, una calamità sociale.
Senza interventi decisivi del governo, al 1 gennaio le bollette del gas aumenteranno ancora fino al 50%, quelle dell’elettricità almeno del 17%, ma forse del 25%. L’aumento delle bollette, che non riguarda solo l’Italia, era atteso ed è dovuto principalmente all’aumento dei prezzi delle materie prime, come gas e combustibili derivanti dal petrolio, e all’aumento dei costi per le aziende che producono energia.
Trasporti aumentati del triplo, così da bloccare l’export: consegne già in atto e produzioni in corso, e l’importazione delle materie prime che provengono da paesi lontani.
Forza Italia propone un fondo di garanzia per abbassare i costi di luce e gas per le famiglie, e come responsabile Dipartimento Made in Italy non posso che sostenere questa proposta, perchè forte è la preoccupazione, soprattutto per le attività che maggiormente hanno subito gli effetti del lockdown.
I tagli Irpef e Irap non sono abbastanza, ciò che Forza Italia da sempre chiede è un taglio più deciso sia per aumentare la busta paga dei lavoratori che per permettere alle imprese di garantire occupazione e maggiori risorse da reinvestire.
Così come il prolungamento anche le misure per l’edilizia, anche magari ampliate per l’anno entrante : “Devono essere fruibili senza limiti di reddito – dice Gramigna- e devono potervi accedere anche i proprietari di case monofamiliari”.
La preoccupazione per il primo trimestre del 2022 è che gli aumenti andranno ad aggiungersi a quelli già scattati nel 2021 e potrebbero proseguire portando nel corso del nuovo anno la spesa della famiglia “tipo” per le bollette di luce e gas a raggiungere il record di 3.368 euro all’anno, con un incremento di +1.227 euro rispetto alla spesa sostenuta nell’ultimo anno.
E per le imprese si tratterebbe di rivedere i cicli produttivi di attività ” acca 24″, che andrebbero a far lievitare nettamente i consumi. Molti degli interpellati dalla sottoscritta nel territorio toscano fanno presente la difficile situazione, e stanno già pensando di chiudere le attività perchè stretti al collo da costi inaspettati e aumenti a dismisura, che vanno a gravare sulla già precaria ripresa dopo il lockdown e questa terribile pandemia.
Occorre una decisa rassicurazione dal Governo Draghi per placare questa seria preoccupazione, e per tutelare sia l’occupazione e il nostro bellissimo e qualitativo Made in Italy”
Antonella Gramigna, Responsabile Dipartimento Tutela del Made in Italy Forza Italia Toscana


PNRR, Gramigna: Tutela e sviluppo dei borghi toscani
PNRR, la proposta della responsabile del Dipartimento tutela del Made in Italy di Forza Italia Toscana Antonella Gramigna: “Puntiamo sul PNRR ma anche sui soldi esteri per salvare i nostri borghi”
Si parla molto dei borghi. Ma quali, quanti sono e dove? Soprattutto. La nostra terra di Toscana ne è ricca, ma spesso soffre di mancanza di risorse e informazioni turistiche. Di promozione e diffusione. Oltre 5200 piccoli comuni, 17% della popolazione, occupano il 54% del territorio nazionale.
Nella sola provincia di Firenze o Pistoia, Lucca e Versilia, al di là di quelli famosi, si contano decine di borghi quasi spopolati, con la conseguenza dell’inevitabile declino immobiliare e di professioni che ormai vanno a sparire, e con esse il nostro meraviglioso “Made IN”.
Il Governo Draghi qualcosa sta facendo, perchè il Recovery Fund destina circa un miliardo di euro alle aree interne; ma occorre dare sostegno ai Sindaci, sollecitandoli ad interventi mirati alla promozione (specie enogastronomica) turistica, culturale, e a arginare il fenomeno dello spopolamento con progetti mirati (vedi bonus edilizia).
I fondi PNRR saranno destinati a macroaree, e quasi sicuramente questo progetto, seppur già presentato dalla sottoscritta attraverso i nostri parlamentari, sarà marginale quando invece è fondamentale per la ripresa economico-turistico e sociale di una Regione, di un’ Italia a vocazione prevalentemente turistica.
L’azione della Farnesina, tesa a favorire il turismo di ritorno, anche per richiamare in patria tanti emigrati, può essere di aiuto ma non basta. L’idea vincente sarebbe quella di attrarre gli investimenti esteri che appaiono in crescita in Italia, anche se ancora inferiori ad altri Paesi europei come traspare dal meeting internazionale «Elite Global Leaders Conference» svolto all’ Excelsior di Roma in ottobre, su iniziativa della Jaboy Productions, guidata dal magnate californiano Neil A. Greene.
Sotto la regia della manager americana Alexa Fast, oltre 80 operatori economici stranieri hanno valutato opportunità di investimento in Italia. Ecco che sarebbe strategico diventasse Core business il progetto, illustrandone le opportunità nell’investire a sostegno dei borghi.
L’appello che intendo lanciare a tutti i Sindaci, nessuno escluso, è di unire le forze per dare, e darci come Toscani una grande opportunità. Mi rendo disponibile a confronti e idee. Il settore dell’artigianato, della enogastronomia, delle strutture ricettive diffuse, saranno il volano del prossimo futuro. Non facciamoci scappare questa importante occasione.
Antonella Gramigna, Responsabile Dipartimento Tutela del Made in Italy Forza Italia Toscana


Carne sintetica come quella allevata?
La responsabile del Dipartimento tutela del Made in Italy di Forza Italia Toscana Antonella Gramigna: “Carne sintetica come quella allevata? NO! Occorre tutelare tradizioni e settore agroalimentare”
La notizia che rimbalza è che l’Ue intenda incentivare la carne sintetica, prodotta da staminali per salvare l’ambiente e creare cibo per tutti, ed ha destinato un contributo di 2 milioni ad aziende olandesi che si occupano di ricerca finalizzata alla produzione di carne in provetta, con impiego di cellule staminali.
Sono in perfetta linea con Coldiretti: non solo “Concorrenza sleale” ma danno per tutti. Dalla filiera coltivatori-consumatori e per il nostro Made in italy.
Vogliamo pensare ad una bistecca alla fiorentina prodotta in laboratorio, con procedura sintetica, ma con le stesse caratteristiche e lo stesso gusto di quelle provenienti dalla macellazione degli animali? Impossibile. Ma, invece, è quello che si propone di fare la ricerca sulla carne sintetica o artificiale.
L’idea progettuale, si legge, nasce con intento nobile, cioè quello di “contribuire a risolvere problemi legati all’ambiente” (come il riscaldamento globale: gli allevamenti intensivi sono tra i maggiori produttori di gas serra), l’aumento della popolazione, le considerazioni di carattere etico ( il benessere degli animali, la loro sofferenza all’interno degli allevamenti intensivi, la macellazione), ed anche per non andare ad impattare ulteriormente con aumento di produzione le risorse agricole, per loro stessa natura limitate, ma non rispecchia la nostra tradizione millenaria, la cultura gastronomica, agricola e la nostra autenticità.
La carne ‘in vitro’ diventa, quindi, un nuovo alimento prodotto da cellule staminali di muscolo animale, prelevate da animali viventi e fatte riprodurre in coltura, che già consta di una sperimentazione in fase avanzata, ma con costi davvero spropositati.
Si pensi che un hamburger realizzato in vitro, e grande quanto un pollice vale qualcosa come 20mila euro.
Questo, comunque non spaventa il mondo del ” business” che ritiene questo progetto appetibile. E’ giusto il caso di dirlo, perchè sta suscitando interessi di finanziatori privati come il co-fondatore di Google, Sergey Mikhailovič Brin, e si stima che nel giro di qualche anno si passerà ad una produzione in larga scala con prezzi accessibili.
Viene esposto dai ricercatori che la carne “in vitro”, dal punto di vista ambientale, sia molto meno impattante di quella ‘naturale’, al punto che richiede circa 376 volte meno ettari di terra di quanti ce ne vogliono per il pascolo degli animali, e il 10% dell’acqua usata per il loro consumo. Inoltre, detta carne prodotta in laboratorio, contiene omega 3 e 6, capaci come sappiamo, di abbassare il colesterolo e promuovere così, un maggior benessere cardiovascolare.
Ma Coldiretti non ci sta. E non si può che affiancarli in quanto ciò che si sta vendendo come un passo in avanti per la salute e l’ambiente, in realtà nasconde solo un’operazione di marketing.
“Il business privato della carne in provetta nasconde rilevanti interessi economici e speculazioni internazionali dirette a sconvolgere il sistema agroalimentare mondiale” dice infatti Coldiretti. Ed inoltre, sottolinea inoltre come “il supporto finanziario sia stato concesso nell’ambito del programma React Eu che la Commissione aveva avviato per rispondere alla crisi generata dall’emergenza Covid, che ha messo in ginocchio il sistema dell’allevamento in Italia e in Europa.
Secondo l’organizzazione, si rischia “di sostenere una abile operazione di marketing che punta a modificare stili alimentari naturali fondati sulla qualità e la tradizione senza peraltro aver effettuato una reale verifica indipendente sull’impatto etico ed ambientale di queste produzioni sulle quali punta un numero crescente di multinazionali per fare affari”.
Per non parlare della concorrenza sleale, al di là degli aspetti etici, che sempre secondo Coldiretti : “spacciando per carne prodotti ottenuti dalla moltiplicazione cellulare in laboratorio combinate con fattori di crescita e sostanze compatibili con i tessuti biologici” che si va ad aggiungere “alla campagna in atto contro la vera carne: una “doppia tenaglia che minaccia di far chiudere le stalle con perdite di posti di lavoro e di produzioni tradizionali la cui distintività è componente strategica del Made in Italy nel mondo”.
Difendere la tradizione, non con artificiose innovazioni. Questo è il nostro compito, il contrasto a questa deriva, che parte già dalla commercializzazione dei prodotti Fake, che già subdolamente riportano etichette e nomi riconducibili a prodotti Made in Italy ben noti, ma falsi.
Rimanendo in Toscana, possiamo certamente affermare come la nostra zootecnica sia un modello di sostenibilità, competitività, benessere animale, innovazione e identità.
Concordo pienamente con Paolo Giorgi, presidente di Agrozootecnica Toscana “che l’attività di allevamento ha un ruolo fondamentale nel preservare paesaggi, territori, tradizioni e cultura poiché quando una stalla chiude si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di formaggi tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere lo spopolamento e il degrado spesso da intere generazioni”.’
Inoltre, bene ricordare come la qualità e la garanzia dell’origine IGP abbia ha portato ad un vero boom nell’allevamento delle razze storiche da carne, che rischiavano l’estinzione.
La produzione di carni Igp, con forti connotazioni identitarie per origini, qualità, riconoscibilità di sapori e proprietà nutritive, sono davvero agli antipodi della carne realizzata in laboratorio. E pongono tutta la filiera a rischio, assieme alla bellezza e bontà ( in questo caso) del nostro Made in italy nel mondo.
Antonella Gramigna, Responsabile Dipartimento Tutela del Made in Italy Forza Italia Toscana