Vino dealcolato: Chiamatelo come volete, ma non Vino

La senatrice di Forza Italia Barbara Masini, insieme alla responsabile del Dipartimento tutela del Made in Italy di Forza Italia Toscana Antonella Gramigna: “Vino dealcolato: Chiamatelo come volete, ma non Vino”
Il settore vitivinicolo è uno dei più rilevanti e dinamici settori all’interno del nostro vasto panorama alimentare italiano, sia perchè il nostro Paese è il primo produttore mondiale di vino e primo esportatore, raggiungendo la cifra record solo nel 2019 di 6,4 miliardi di euro, sia perchè esso rappresenta la prima voce del commercio estero agroalimentare italiano, e per l’Italia rappresenta la prima posizione in Europa in termini di numeri di prodotti a denominazione con oltre 500 vini a DOCG, DOC e IGT.
Denominazioni chiare, che per il nostro Paese significano tanto lavoro, investimenti e valore di qualità delle nostre aziende, per l’Italia, la Toscana e all’interno del mercato globale. Un vino rappresenta non solo un prodotto da bere, ma il vero tratto distintivo del nostro territorio, della nostra storia e cultura. Non è soltanto una bevanda, il vino, ma è qualcosa di più per l’Italia, ed in Italia. E specie per la Toscana, terra ricca di tali produzioni di alto livello.
Come ben spiega il Ministro Patuanelli: ” Nel comparto agroalimentare, il peso del settore è notevole: 300.000 aziende agricole e circa 46.000 imprese vinificatrici forniscono occupazione a oltre 1 milioni di lavoratori, tra operatori in vigna, nelle cantine, nella commercializzazione e in attività connesse (fabbricazione di macchinari, sostanze enologiche e accessori per l’enologia). Un comparto che è un volano economico del nostro Paese.”
Abbiamo attraversato una pandemia che, come precedentemente detto in altri interventi, a causa della rilevanza del settore, ha generato conseguenze anche all’interno della filiera vitivinicola. Il lockdown e la chiusura degli esercizi di ristorazione hanno penalizzato, in particolare, le aziende che, nonostante la vendita on line, hanno visto calare le vendite ma non la produzione, perchè la terra non risente delle pandemie.
I dati sono chiari, si parla di una perdita, nel 2020, di 1 miliardo di euro solo sul mercato domestico. Importi rilevanti, quindi, ed anche se il settore è stato aiutato ha subito comunque la crisi pandemica, che non migliora con le previsioni del 2021, che si confermano ancora pesanti per il settore, con i consumi di vino fuori casa stimati a -32% rispetto al 2019, a causa non solo delle intermittenti chiusure degli esercizi, ma anche di un minor potere d’acquisto da parte del consumatore, ed il perché è ovvio.
In tutto ciò gioca indubbiamente la sua carta la grave crisi economica, che ha indotto un po’ di prudenza nelle famiglie, che hanno preferito orientare le proprie scelte su beni diversi da quelli del vino di pregio, con la inevitabile conseguenza per le aziende produttrici di una improvvisa perdita di liquidità, nonchè di uno squilibrio finanziario provocato sia dal prodotto invenduto, sia dai mancati pagamenti per le fatture già emesse (di cui l’IVA è stata già versata): diciamolo un danno da un lato e una beffa dall’altra.
Il turismo del vino, valutato 2,5 miliardi di euro, ha visto innegabilmente compromessa l’intera stagione del 2020 e il primo quadrimestre 2021, ed anche per quel che riguarda il commercio internazionale, l’Italia vitivinicola, dopo oltre un decennio di continui record delle vendite all’estero, ha subito una forte battuta di arresto: nel 2020, l’Italia ha esportato 20,8 milioni di ettolitri con una riduzione di poco superiore al 2,4% rispetto al 2019 per un corrispettivo di 6,285 miliardi di euro, 2,3% in meno rispetto al 2019.
Nel 2018, anno di presentazione della riforma della PAC, è partito un acceso dibattito, oggi ben più chiaro ed in evidenza, in merito alla proposta di introdurre una nuova categoria di prodotti, cosiddetti “dealcolati”, da poter usare congiuntamente al termine “vino”. Ciò nasce dalla volontà/necessità di “armonizzare” un settore in cui già esistono normative nazionali (ad es. Francia, Spagna, Portogallo, Germania), che potrebbero provocare una disparità di trattamento tra gli operatori, nonché possibili ostacoli alla libera circolazione dei prodotti.
L’Italia, lo sappiamo bene, si è sempre dichiarata contraria a tale proposta, dal momento che i trattamenti di dealcolazione privano il prodotto vino di gran parte delle sue caratteristiche organolettiche e ne modificano la composizione, compromettendo, tra l’altro, il legame con il territorio, e privando il prodotto finale così trattato di caratteristiche non più conformi alla sua originaria definizione di “vino”, che ben si evidenzia dalla formulazione: “prodotto ottenuto dalla fermentazione alcolica di uve o mosti avente un titolo alcolometrico non inferiore a 8,5% di volume”, oltre alla introduzione di ulteriori specifiche, con la definizione di “parzialmente dealcolati” per i prodotti con un grado alcolico compreso tra 0,5% e 8,5% di volume.
Detto ciò, ci auguriamo che il Ministro, e quindi il nostro Governo, tramite la nostra rappresentanza politica in Parlamento europeo, continui ad opporsi all’utilizzo del termine “parzialmente dealcolato” per i vini DOP e IGP e vieti l’uso dell’acqua per il ripristino dei volumi.
Va anche detto che i nostri competitors, quali Spagna e Francia, si sono dichiarati d’accordo con la proposta di riforma, per non disperdere una fetta di mercato che si vede interessato alla bevanda con minor alcool, per varie ragioni come la salute e la religione islamica, che vede proibire l’uso di alcool. Allora potremmo pensare ad una proposta che contenga sì l’abbassamento del volume alcolico, ma che non si debba etichettare con il termine Vino che è ben altra cosa, e soprattutto, si debba contrastare fortemente la DOCG, DOC e IGT, per tali prodotti che nulla hanno a che fare con essi.
Questo, a tutela del nostro Made IN, e delle tante aziende che producono con passione, attenzione e amore, portando la nostra Regione, ed anche l’Italia al primo posto nel mondo.
Ciò che riguarda il nostro impegno è di “garantire” uno dei nostri patrimoni più importanti e conosciuti, segno distintivo del Made in Italy nel Mondo, che viene rappresentato dal Vino, seguendo da vicino l’iter ed intervenendo estenuamente su tutta questa vicenda, al fianco delle nostre aziende del settore vitivinicolo.
Barbara Masini, senatrice Forza Italia
Antonella Gramigna, Responsabile Dipartimento Tutela del Made in Italy Forza Italia Toscana

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