Gramigna: Il Nutriscore attacca il nostro Made in Italy
La responsabile del Dipartimento tutela del Made in Italy di Forza Italia Toscana Antonella Gramigna: “Il Nutriscore attacca il nostro Made in Italy”
La Dieta Mediterranea, tanto importante proprio perchè bilanciata, oltre ad essere patrimonio immateriale dell’UNESCO , viene di fatto minacciata dalle etichette, che per i consumatori, devono essere massimamente comprensibili e tutelare gli alimenti.
Cos’è la Nutri-Score, l’etichetta “a semaforo” tanto discussa in UE, cosa cambia rispetto all’etichetta “a batteria” NutrInform, e perché siamo fermamente contrari?.
Spieghiamolo: Il Nutri-Score è un logo che mostra la qualità nutrizionale dei prodotti alimentari con punteggi da A a E. Con il NutriScore i prodotti possono essere confrontati in modo facile e veloce.
Come viene calcolato il Nutri-Score? Il punteggio Nutri-Score è determinato dalla quantità di nutrienti sani e non sani:
Punti negativi: energia, grassi saturi, zucchero, sodio (livelli elevati sono considerati non sani)
Punti positivi: la proporzione di frutta, verdura e noci, di oli di oliva, colza e di noci, di fibre e proteine (alti livelli sono considerati buoni per la salute).
Imporre in Europa un sistema di etichettatura degli alimenti che assegna un ‘semaforo’, dal verde al rosso, secondo un ottuso algoritmo legato alla composizione dell’alimento, dunque senza tenere in considerazione quanto quell’alimento sia buono, salutare e quale sia la porzione consumata, è un sistema che vuole boicottare la nostra qualità.
Così come il Vino dealcolato, adesso questo tentativo da parte di grandi produttori stranieri, che possono così manipolare e modificare prodotti industriali ( loro) di scarsa qualità per ottenere il ‘semaforo verde’. Ciò danneggerebbe profondamente l’immagine dei prodotti tipici italiani, e le aziende produttrici che, proprio perché utilizzano procedimenti tradizionali e, ad esempio, non sostituiscono lo zucchero con l’aspartame, “udite udite!” riceverebbero il ‘semaforo rosso’.
Il Made in Italy che riguarda, in questo caso, la nostra dieta mediterranea, che è un insieme di principi e modelli che mettono a sistema tradizioni, innovazione, ecologia integrale e sviluppo sostenibile, e si fonda oltre ai principi di buona salute, nel rispetto per il territorio e la biodiversità, garantendo la conservazione e lo sviluppo delle attività tradizionali e dei mestieri collegati alla pesca e all’agricoltura del nostro Paese, con il via libera alle etichette a semaforo, verrebbe seriamente compromesso.
La sfida sulle etichette alimentari tra il Nutriscore francese e il NutriInform Battery italiano determinerà di fatto il futuro della alimentazione di milioni di persone, con inevitabile la ricaduta dei costi in termini sanitari.
Perché se è vero, come lo è, che la nostra dieta è quella maggiormente bilanciata, e quindi salutare, qualora ci dovesse essere scostamento dagli schemi mediterranei, maggiore sarà l’incidenza di malattie cardiovascolari.
“Proviamo quindi a trovare il punto di sintesi nella sfida sulle etichette, coniugando le informazioni puntuali e specifiche di cui al NutriInform con quelle sintetiche che, in presenza di un codice cromatico, sembrano essere più comprensibili per i consumatori. Le tecnologie e gli algoritmi, guidati dai nostri sani principi, in questo senso possono essere di grande aiuto”. come dichiara la Sen. Maria Virginia Tiraboschi.
L’Italia deve vincere questa battaglia in Europa contro questa nuova misura: il Nutriscore.
Perchè occorre salvaguardare i nostri 313 prodotti con marchio di qualità che rappresentano le nostre medaglie al valore per il Made in Italy, con un valore pari a ben 500 miliardi.
Forza Italia da sempre si è posta contro l’adozione in Europa delle etichette semaforo, perchè per il nostro Paese e le nostre produzioni è inaccettabile, e come responsabile Dipartimento Made in Italy, resto fermamente contraria, e basita riguardo le cosiddette ‘sostenibilità alternative’, perché consideriamo taluni cibi, per esempio gli insetti, totalmente estranei alla nostra cultura alimentare nazionale.
Senza pensare che di fronte alla enorme e giusta tutela alimentare, che ha standard elevato e che annovera investimenti di circa 3 miliardi, tali prodotti avrebbero le stesse garanzie?
Serve più che mai, per scongiurare questo pericolo, l’impegno da parte del governo tutto per creare un fronte comune in Europa contro questo attacco alle nostre eccellenze agroalimentari apprezzate in tutto il mondo.
Antonella Gramigna, Responsabile Dipartimento Tutela del Made in Italy Forza Italia Toscana


Gramigna: Vino DOP annacquato? No grazie
La responsabile del Dipartimento tutela del Made in Italy di Forza Italia Toscana Antonella Gramigna prende posizione a tutela dei nostri produttori di vino
Più che altro serve capire da dove nasce questa proposta, ancora in discussione (e menomale, aggiungo!) che riguarda il campo della commercializzazione e dell’etichettatura dei prodotti agricoli .
Pare che dietro la spinta di alcuni paesi, nel nuovo CMO sia emersa la possibilità di includere alcune norme, che permetterebbero, di fatto così, l’ammissione delle etichette DOP e IGP, anche ai vini cosiddetti “dealcolati”, cioè quelli privati dell’alcol durante il processo di produzione. Ciò può avvenire in vari modi, fra i quali quello di aumentare la quantità di acqua rispetto ai vini tradizionali.
Dopo il via libera alle pietanze a base di insetti, ecco che l’Ue intende togliere la qualità del nostro vino, famoso nel Mondo, per il tanto lavoro che c’è dietro, ricerca e dedizione continua, oltre che ingenti investimenti da parte delle imprese agricole, introducendo anche il vino “analcolico” nelle etichette DOP e IGP.
La motivazione sembra essere quella di rendere più percorribile e sostenibile la nostra dieta, oltre al fatto che l’alcool fa male.
L’epoca storica che stiamo vivendo è purtroppo anche caratterizzata da una grave crisi economica.
Questa decisione, se verrà davvero portata fino in fondo, potrà danneggiare ulteriormente le produzioni del nostro #Madeintuscany e #MadeinItaly.
La nostra Regione è la Toscana e il nostro Paese è l’ Italia.
Abbiamo il dovere e il diritto di tutelare le grandi e pregiate case vinicole, e i tanti piccoli produttori, connotati da grande serietà e passione.
Un inganno per i consumatori, ed un danno per le nostre imprese agricole che si vedranno costrette a snaturare così un prodotto che di “ vino” non avrà praticamente più niente.
L’agroalimentare italiano è uno dei comparti trainanti della nostra economia, già duramente provata da questo ultimo anno e dalla minor esportazione, e per il quale siamo invidiati e copiati in tutto il mondo.
Il rischio non è solo di avere, come lo sarebbe, un prodotto di pessima qualità, ma anche di favorire “contraffazioni e diffusione del fake wine”.
Tema di cui ho avuto modo di parlare anche nell’ incontro con esperti e politici in Argentina, che guardano alla sostenibilità ed alla qualità del nostro Made in Italy.
Il nostro compito politico adesso, è di contrastare fortemente questa decisione, e di puntare più su educazione alimentare e stili di vita, corretti. L’unica via, contro gli abusi, in generale.
Non è togliendo qualità al vino che si impedirà ai giovani o i meno, di bere, ma è diffondendo le buone pratiche e la nocività degli eccessi, che si può migliorare le condizioni di vita.
Il Dipartimento Made in Italy Forza Italia Toscana, seguirà attentamente la questione e chiede direttamente ai rappresentanti UE di intervenire.
Antonella Gramigna, Responsabile Dipartimento Tutela del Made in Italy Forza Italia Toscana
Gramigna: Made in Italy, Argentina chiama Italia
La responsabile del Dipartimento tutela del Made in Italy di Forza Italia Toscana Antonella Gramigna: “Made in Italy, Argentina chiama Italia per iniziare una collaborazione proficua per rilanciare il settore“
Nel pomeriggio (ora locale) del 5 Maggio, in collegamento con l’Argentina, sono intervenuta a favore del #Madeinitaly, e iniziare una collaborazione proficua per rilanciare il settore, come responsabile dipartimento Tutela del Made in Italy di Forza Italia Toscana.
Sono stata invitata dalla “Cooperativa Agenda 2030” con sede legale a Bolzano, ma che in Argentina lavora con comuni, provincie e lo Stato, e dal Responsabile di Universitá, quale è il Prof. Gustavo Velis, che ha lanciato un FORUM per l’Agenda 2030 di Nazioni Unite.
La prima Conference call, è partita da Iguazu, cittá famosa per il suo patrimonio che riguarda il Parco piú importante dell’Argentina in quanto alla biodiversitá e le sue meravigliose Cascate.
Il Consiglio comunale di Iguazù, ha approvato l’adesione all’Agenda 2030, ed alla Conferenza internazionale hanno partecipato, infatti, consiglieri comunali, membri dell’esecutivo, sindacati, organizzazioni, e professionisti del settore Turismo e Agricoltura.
Dall’Italia, oltre ad altri, ho sottolineato l’importanza di ripartire dal valore dell’Italia, dei suoi prodotti, delle Pmi, l’artigianato , l’arte e le opere di ingegno che in Italia certo non mancano. “Così come, per la sostenibilità e nel rispetto della qualità, bisogna educare la società sia ad una sana alimentazione e stili di vita, che all’uso di prodotti di qualità, e non fake. Il rischio esiste, a causa di questo terribile anno di pandemia, e bisogna sostenere la nostra autenticità.
Un punto di partenza, questo, per l’inizio di una relazione politica estera, per perseguire sempre più l’obbiettivo di un Turismo sostenibile, del sostegno al Made in Italy, attraverso l’educazione, e tutto ciò che è valore dei prodotti autentici.”
Gli incontri proseguiranno, con molti comuni dell’Argentina, paese dove l’Italia è presente e stimata per le sue qualità.
Antonella Gramigna, Responsabile Dipartimento Tutela del Made in Italy Forza Italia Toscana
Gramigna: Made in Tuscany? Un marchio di qualità
La responsabile del Dipartimento tutela del Made in Italy di Forza Italia Toscana Antonella Gramigna: “Made in Tuscany? Un marchio di qualità. Diciamo NO, alle contraffazioni. Perchè è solo così che si possono aiutare le nostre imprese, ed anche bloccare la criminalità“
E’ di questi giorni la notizia che un maxi blitz ad opera dei militari del Comando Carabinieri per la Tutela Agroalimentare, insieme con i militari delle Unità dell’Arma Territoriale e Forestale, ha portato al sequestro di oltre 4mila tonnellate di prodotti finiti e semilavorati per un valore di oltre tre milioni di euro, all’interno dello stabilimento produttivo e nel deposito della ITALIAN FOOD SPA – Gruppo Petti.
Si tratta, così dice la notizia, di passate di pomodoro contenenti concentrato di pomodoro estero, proveniente da Paesi non appartenenti all’Unione Europea, come “pomodoro 100% italiano” e “pomodoro 100% toscano”, pronte per la commercializzazione e 977 tonnellate circa di prodotto semilavorato e concentrato di pomodoro di provenienza estera (extra-UE), stipato in fusti e bidoni.
Secondo quanto emerge dalle indagini, che rispettiamo ed alle quali ci atteniamo essendo da sempre garantisti, si sarebbe ravvisata da parte di alcuni dirigenti una losca manovra per la produzione e la fraudolenta commercializzazione di conserve di pomodoro – principalmente passata di pomodoro di vario tipo e formato con il marchio della nota azienda – falsamente etichettate quale “pomodoro 100% italiano” e/o “pomodoro 100% toscano.
Se ciò venisse confermato, sarebbe un danno per il valore e la forza del nostro Made in Italy, perchè l’azione da mesi intrapresa dal Dipartimento Forza Italia, è proprio quella che va nella direzione di tutelare e valorizzare, preservare l’autenticità, la ricchezza della qualità, ma anche quella della lotta alle contraffazioni, che da una stima recente si aggirano attorno ai 30 miliardi di euro (esattamente siamo a 32 miliardi ), pari al 3,6% delle vendite totali del settore manifatturiero italiano tra nazionale e di esportazione.
Il 16,7% è costituito dall’abbigliamento, il 15,4% dai prodotti elettronici e ottici, il 13% dall’alimentare. Senza tener conto della farmaceutica, che solo a gennaio 2020 ha visto sequestrare quasi 100mila farmaci illegali e clandestini. La merce contraffatta dilaga, secondo l’Ocse, 4 persone su 10 credono di acquistare originali e spesso, se il prodotto è ben “ mascherato” potrebbe non accorgersi, neppure dopo l’acquisto, che il prodotto non è originale. I prodotti piratati , lo sappiamo, provengono principalmente da Cina, Hong Kong e Turchia. Ma anche in Italia , ahimè, esiste una produzione “locale” di falsi.
Ovvio che tutto questo abbia conseguenze gravi sia per la nostra manifattura, le nostre filiere produttive, che per i posti di lavoro, che ne risentono pesantemente. Dal lusso all’agroalimentare, i prodotti realizzati in Italia rappresentano un’eccellenza nel mercato mondiale. Da qui l’esigenza di tutelare il Made in Italy dalla contraffazione e dalle conseguenze che il falso genera per le imprese, per i consumatori e la collettività in genere, per l’economia nazionale e per la stessa immagine delle aziende produttrici.
Le ragioni di questo fenomeno in crescita sono sicuramente da ricondurre al basso prezzo, che non viene percepito come bassa qualità da chi acquista. Molto spesso è ignaro, e anche quando non lo è, lo fa per avere quella data borza griffata, o quella scarpa particolare che non potrebbe permettersi a prezzo originale. Oppure per produrre a basso costo.
Serve una seria lotta alla contraffazione del Made in Italy. E come già evidenziato dai risultati raggiunti da un’apposita Commissione Parlamentare (che ha concluso i suoi lavori nel 2018), occorre introdurre un’apposita regolamentazione in grado di fronteggiare più adeguatamente il fenomeno, attraverso adeguati strumenti tecnologici.
Ad esempio, potremmo pensare ad etichette elettroniche, o virtuali ( Realtà aumentata) in cui possibile inserire informazioni complete, ed anche la storia di quel dato prodotto. Tutto ciò, semplicemente da uno smartphone che si collega, con una semplice applicazione. basta porsi davanti al barattolo, o alla scatole, o semplicemente ad una etichetta, e si apre un mondo.
Ma se è vero che circa un italiano su due acquista prodotti falsi, allora è indispensabile agire anche attraverso una maggiore sensibilizzazione sia dei produttori, magari aiutandoli nei costi, che dei consumatori, mettendoli al corrente di questo grave reato che mina non solo l’economia, ma permette l’avanzare della malavita organizzata. Perchè le conseguenze della contraffazione dei prodotti Made in Italy non si limitano unicamente al rilevante danno economico per le imprese manifatturiere italiane, ma va ad incidere pesantemente sull’intera società.
Se non ci fosse la contraffazione, il numero di occupati crescerebbe dello 0,6%, con un incremento di produzione e di reddito annui pari a 19,4 miliardi di euro: ciò si tradurrebbe in una crescita del PIL nazionale per oltre 7 miliardi. Tutto ciò avrebbe, ovviamente, ripercussioni anche sul sistema fiscale, e permetterebbe l’aumento dei posti di lavoro.
Diciamo NO, alle contraffazioni. Diciamo NO, e sempre, a chi vende falsi e taroccati. Perchè è solo così che si possono aiutare le nostre imprese, ed anche bloccare la criminalità.
Antonella Gramigna, Responsabile Dipartimento Tutela del Made in Italy Forza Italia Toscana
Gramigna: Il nostro Made in sparirà?
La responsabile del Dipartimento tutela del Made in Italy di Forza Italia Toscana Antonella Gramigna: “Il nostro Made in sparirà?“
Una vera crisi “nera” di 292 mila piccole imprese.
Ad un anno ormai di Pandemia si possono iniziare a tirare le somme di quella che, possiamo definire ormai, un’economia in ginocchio. Il PIL ha subito un calo del -8,9%, l’inflazione a febbraio 2021 era del +0,1% ed è tendenzialmente in aumento.
Secondo la Banca d’Italia ci troviamo di fronte ad un alto rischio, che aumenta ogni giorno di più, di fallimenti per le aziende, che ad oggi si aggirano su numeri importanti: 2.800 entro il 2022. A queste si aggiungono quelle del made in italy, ben 3.700. Numeri molto preoccupanti, che riguardano le piccole imprese, quelle a trovarsi nella crisi più nera.
Per non parlare, poi, di tutti i settori: le piccole agenzie viaggi, che ad oggi perdono ben il 63%, al mondo dell’arte e dello spettacolo che perde più del 90%, a causa dei cinema e teatri chiusi e data l’impossibilità di avere luoghi dedicati alla musica dal vivo.
Anche le strutture alberghiere, il nostro grande e bellissimo ” made in Italy”, rientrano nella lunga lista delle 292 mila piccole imprese a rischio, perdendo ben il 47% e con un rischio, serio e reale, date le limitazioni che ancora esistono, e per le quali stiamo lottando duramente, di vedersi sfumare anche la possibilità di recuperare durante la stagione estiva. passaporti verdi e coprifuoco come possono agevolare la ripresa turistica o la ristorazione?
Le attività ricreative perdono più del 46%, ed ad oggi sono davvero poche le persone che pensano con rilassatezza alle vacanze, sia per ragioni economiche che di paura del contagio, oltre alle limitazioni di libertà di cui sopra.
Ecco che il Made in Italy vede andare in fumo anni ed anni di valore e lavoro, e rischia di perdere ben 138 miliardi di euro di commercio internazionale. Le fiere specializzate, il turismo, il commercio e l’agricoltura sono i settori dove la crisi dell’export ha inciso di più. Le famiglie, da indagini effettuate, risultano aver perso nel 2020, una quantità di reddito pari a circa 29 miliardi di euro, incidendo sui consumi per 108 miliardi. E chi, avendo reddito, non ha speso, è stato indotto al risparmio da paure e instabilità economica.
I conti correnti sono più elevati di valore con propensione al risparmio, non solo perché non c’è modo di spendere in quelle attività che ad oggi sono state penalizzate, ma come su detto, è l’incertezza del domani a serrare i ranghi.
Poi, di contro, però c’è chi non può contare con alcun risparmio, e nessun deposito in banca. Sono le famiglie che hanno significativamente diminuito il proprio reddito, hanno perso il lavoro o sono in cassa integrazione da mesi. Secondo la Caritas i nuovi poveri sono passati dal 31% a ben il 45% durante l’anno della pandemia. Le aziende simbolo del Made in italy dovranno fare conto anche con questo.
La capacità di spesa media è diminuita e i nuovi poveri sono aumentati. E ricordiamo che le donne hanno pagato il costo più caro, con una disoccupazione pari circa al 9%, che al confronto della media europea del 7,5% , denuncia in pieno la gravità. La disoccupazione al momento viene frenata dal blocco, anche della cassa integrazione che tocca un lavoratore su tre, senza precedenti nella storia recente, ed i lavoratori maggiormente penalizzati dalla crisi rimangono quindi i precari, categoria formata soprattutto da giovani e donne
Il Made in Italy riuscirà a recuperare? Chissà. Domanda che pone diverse riflessioni.
“Difficile ma non impossibile”, potremmo dire. ma occorrono piani e strategie a supporto e soprattutto per evitare di perdere un valore così importante che , ad oggi, è a serio rischio di svendita. Durante questa crisi alcuni settori hanno resistito, di fatto con perdite assorbili e facilmente recuperabili nel tempo, grazie a settori di mercato considerati indispensabili, come lo sono quelli legati ai settori alimentari, farmaceutici o edili. Ma le produzioni, e le vendite di alcuni prodotti come i vini, ed alcune tipologie di alimenti, come moda e arredamento, sono rimasti al palo.
Il Recovery Fund può essere quella strada giusta verso una ripresa. Il fondo, infatti, è legato a investimenti di crescita e sviluppo economico e, quindi, se usato bene, potrà essere la carta vincente per una rinascita dell’economia territoriale. D’altro lato, se questa opportunità dovesse essere infine sprecata, il fondo si trasformerà in un vero macigno difficilmente sostenibile dal debito italiano.
Ecco che, a quel punto, si potrebbe verificare uno scenario del genere: l’ingerenza economica di mercati esteri, che approfitterebbero della situazione. E perderemo tutta la nostra bellissima realtà produttiva, legata alla qualità e la bellezza del nostro Made in Italy, rendendoci così davvero tutti più poveri.
Antonella Gramigna, Responsabile Dipartimento Tutela del Made in Italy Forza Italia Toscana
Gramigna: Il Made in Italy (e non solo) piange
La responsabile del Dipartimento tutela del Made in Italy di Forza Italia Toscana Antonella Gramigna: “Il Made in Italy (e non solo) piange“
La Toscana sarà arancione da Lunedì. Finalmente, diciamo. Ma ciò non basta a tirare un respiro di sollievo, perché questo “colore” permetterà di aprire solo ad alcuni settori, quando c’è tutto un mondo di piccole medie imprese, “Made in”, e legate a ristorazione e pubblici esercizi, che continua a soffrire di una situazione ormai da tempo, subendo danni enormi.
Ricordiamo che la vittima non è solo l’esercente, il proprietario, l’imprenditore, ma tutti coloro i quali ruotano attorno ad un’attività. Dipendenti, fornitori, trasporti, produttori alimentari ed enologici, imprese di pulizie, e potrei continuare.
Da tempo, ascoltando quotidianamente le imprese ed il mondo economico del campo che mi riguarda come responsabile dipartimento “Made In Italy”, chiedo la riapertura al più presto di tutte le attività, non essendo loro la causa dei contagi.
A ben vedere, da quanto c’è stata la chiusura, sono quasi aumentati. Serve buon senso, serve dare fiducia e ascolto a queste realtà. Le aziende si sono adeguate, hanno speso per i presidi a tutela dei clienti, e sono attenti, intelligenti e capaci di continuare a farlo.
Molte le manifestazioni di protesta in questi ultimi giorni, comprensibili e degne di attenzione. E noi dobbiamo porla perché questa è la voce del nostro paese produttivo.
Forza italia, attraverso le parole della Sen. Bernini, annuncia una accelerazione verso le aperture totali da stimare attorno al 20 aprile.
Siamo contenti di ciò, e del grande lavoro fatto a livello regionale toscano, sotto la guida del coordinatore regionale e Sen. Massimo Mallegni, di lunga esperienza nel turismo di cui ha delega nazionale, perché se arriveremo a questa svolta, è anche grazie agli stimoli, ai documenti proposti ed inviati, alle tante uscite propositive sulla stampa, che ringrazio personalmente, e con le dirette social, dove si possono cogliere spunti preziosi, oltre al grande malessere di tanti che hanno tirato giù la saracinesca, e forse per sempre. Perché dopo un anno di inattività non è semplice proseguire.
Oggi occorre sostegno, con contributi veri, prestiti a tassi pari a zero per ripartire, che si possono assegnare dato il costo così basso del denaro, un sostegno con defiscalizzazione e abolizione tasse. Non più parole a vuoto, ma fatti concreti quelli annunciati, che felicemente appoggio, con una punta di commozione. Perché sono esattamente le nostre parole.
Perché se, come vero, c’è un’Italia ferita a morte, in tutti i sensi, c’è anche chi non ha mai smesso di lottare e di credere che si possa ripartire. E Forza Italia lo sta facendo, dimostrando sia a livello locale, regionale, e nazionale, che spingendo verso azioni di Governo, finalmente esse vedranno la luce.
Forza Italia, sempre al fianco delle imprese e del mondo del lavoro, non si è mai schierata contro le chiusure, perché erano necessarie, ma adesso serve accelerare con i vaccini, i sostegni e riaprire quanto prima.
Questo chiede il mondo del lavoro. Tutto. E noi speriamo in questa possibile ripartenza quanto prima.
Antonella Gramigna, Responsabile Dipartimento Tutela del Made in Italy Forza Italia Toscana
Made in Italy colpito dalla “variante imprese”
La responsabile del Dipartimento tutela del Made in Italy di Forza Italia Toscana Antonella Gramigna: “Made in Italy colpito dalla “variante imprese”, occorre tutelare la nostra identità“
“Variante Imprese”. Potremmo definirlo così il nuovo e pericoloso virus modificato. Si, perchè al fianco del Covid, sta dilagando un virus ben peggiore, che riguarda tutte le imprese. E la peggior cosa, è che il vaccino per questo tipo di patologia non esiste. O meglio, non lo si vuole trovare. Si continua a penalizzare il settore delle imprese, come fossero la causa dell’aumento dei contagi.
Da una stima sommaria, si parla di milioni di danni di mancato incasso, ad un anno esatto di pandemia.
L’azienda Italia tira le somme. Il Prodotto interno lordo nel 2020 è diminuito dell’8,8%, dice l’Istat. Sono circa 160 miliardi di euro in meno rispetto al 2019. Vuol dire che ognuno di noi ha «perso» 2.600 euro di Pil. Se tutto va bene nel 2021 la ricchezza nazionale risalirà del 3-4%. La più ottimista è Standard & Poor’s: +5,3%. In ogni caso non basta per tornare dove eravamo prima. Ci saremo forse nel 2023.
Tutto il mondo ha perso vite umane e Pil, ma c’è chi ha preso la botta in una situazione di forza e chi paga debolezze antiche. La ricchezza della Germania, pandemia compresa, negli ultimi 25 anni è cresciuta comunque del 30%, il nostro incremento dal 1995 ad oggi è zero. E dopo il Covid rischiano di fallire 6.500 aziende in più.
Ciò che emerge, è che le imprese familiari si sono rivelate più solide e stabili rispetto a quelle non familiari. Infatti, pur avendo riscontrato per oltre il 60% dei casi un calo della domanda, con riflesso naturale sui fatturati e sui redditi 2020, si pone in luce l’aspetto positivo di un esercizio a livello familiare, a differenza di Imprese più larghe.
E’ evidente che in questo ultimo anno vi siano state ripercussioni riguardo le PMI . Il rallentamento del commercio mondiale, di fatto, insiste anche sul Made in Italy, con previsioni di riduzione delle vendite per l’anno in corso sui principali mercati di sbocco quali Germania, Francia, Stati Uniti, Spagna che da soli fanno circa il 40% del nostro export.
Uno dei settori, in Toscana, maggiormente colpiti è quello aretino dell’oreficeria. Uno dei primi in Italia, e rappresenta uno degli importanti cuori economico industriali della nostra Regione.
Le produzioni agricole, enologiche, e alimentari sono proseguite nonostante la pandemia, anche perchè la terra non si arresta, e va continuamente curata perchè possa continuare a dare i suoi frutti. Ma tutta questa produzione “Made in Italy”, che fine avrà se non avverrà la vendita, specie estera?
E, inoltre, tutto il “Made In” che riguarda l’impresa del turismo, della ristorazione e tutti i correlati, che danno ha subito e subirà con il perdurare di queste strettissime misure? Enormi i danni. E se si pensa che sia possibile partire per isole lontane, spostarsi tra regioni per arrivare negli aereoporti, con un semplice tampone, perchè non pensare a nuove strategie atte a penalizzare meno le nostre attività ricettive, già con le gambe spezzate, invece di favorire il guadagno di quelle estere?
Questa è la domanda che pongo, alla luce delle nuove colorazioni che di fatto ci continuano a negare la circolazione, anche nelle seconde case, che però vanno mantenute e per le quali devono venir pagate le tasse.
La tutela della Salute pubblica è da sempre nelle corde di Forza Italia ed è al primo posto, parimenti alla salute economica del paese, perchè senza essa, ne va di mezzo pure quella mentale e fisica. E torno a dire: Se non c’è Impresa, non c’è lavoro. Perchè a fronte di pochi milioni di dipendenti “sicuri” e pensionati (e non so per quanto) c’è una marea di altri lavoratori, dalle P.Iva al mondo imprenditoriale, a quello degli esercenti, artigiani e potrei continuare, che presto, così continuando, chiuderanno rendendo il nostro Paese un luogo di desolazione e preda dei più loschi affaristi stranieri.
Già oggi, le migliori professionalità della ristorazione e del settore alberghiero, hanno trovato nuova occupazione in settori diversi da quello di loro pertinenza, rendendo così di minor pregio questo ambito, uno dei maggiormente colpiti.
Il Made in Italy è il nostro oro prezioso. La nostra identità, la nostra forza nel mondo. I decreti a sostegno delle perdite non possono certo essere la panacea del male che questo settore, come altri, ha subito. Serve riaprire prima possibile, serve ridare ossigeno a chi non vuole sussidi, ma chiede solo di poter lavorare al pari delle stesse aziende estere.
L’Italia è sempre stata considerata attrattiva e accogliente. Non facciamola diventare fanalino di coda del mondo. Non lo meritiamo, come cittadini, non lo meritano le centinaia di migliaia di aziende che hanno speso, investito e dato tanto nel nostro tessuto economico e culturale., Adesso serve un urgente cambio di passo. Adesso, non domani. Perchè domani è tardi.
Antonella Gramigna, Responsabile Dipartimento Tutela del Made in Italy Forza Italia Toscana
Made in Italy, affrontare la sfida futura del dopo-Covid
La responsabile del Dipartimento tutela del Made in Italy di Forza Italia Toscana Antonella Gramigna: “Made in Italy, questo è il momento di costruire certezze“
E’ stato il Comune di Pietrasanta, che ringrazio per il grande lavoro fatto, il primo in assoluto ad approvare la proposta di incentivi e valorizzazione nel territorio del Made In, proposto dal Dipartimento Made in Italy, e presentato dalla Consigliera Irene Nardini, capogruppo FI.
Cosa occorre? Avere idee chiare e precise, puntuali. Una geometria politico-economica che possa dare respiro e sia longimirante, con poche parole e molti fatti. Il Decreto rilancio, presentato da Forza Italia, mette al centro l’imprenditoria, da sempre nelle corde del movimento di Berlusconi. Perchè senza Impresa mai ci sarà lavoro, occupazione. Mai potrà esserci economia circolare, quella che fa bene a tutti.” afferma Antonella Gramigna – Responsabile Dipartimento FI Made in Italy Toscana.
Ecco che portare avanti il Made IN, significa dare ad eccellenze di mercato, strumenti a tutela del marchio, certificazioni, strategie di valorizzazione e promozione delle produzioni di qualità interamente realizzate in Italia, e politiche nazionali a protezione dei brand 100%, oltre al valore dell’export e alla internazionalizzazione attraverso mostre, fiere, con incentivi all’impresa che produce ed esporta nel mondo i valori del Made in Italy, anche sui mercati digitali. Ecco ciò che serve per rilanciare l’Italia. Terra di qualità e valore.
Oggi prendono corpo, intanto, i contributi a fondo perduto, concessi nella misura massima del 50% delle spese ammissibili, riconosciuti alle piccole imprese di nuova o recente costituzione operanti nell’industria del tessile, della moda e degli accessori.
Il Decreto Rilancio ha già stanziato per questo scopo 5 milioni di euro, che finanzieranno progetti innovativi e tecnologici. In particolare, promuovendo giovani talenti che valorizzino il Made in Italy di alto contenuto artistico e creativo.
Il valore dei marchi storici nell’alimentare nel Registro a tutela Made in Italy, riguardano 54 brand su 107, e sono food&beverage. Essi rappresentano il 50% del totale, che così certificano il legame con il territorio e possono accedere al fondo di salvaguardia per imprese in crisi.
Per noi che perseguiamo questa strada convintamente, è motivo di orgoglio, perché attesta un grande lavoro fondato sulla valorizzazione di eccellenze enogastronomiche. In questi mesi, da quando in Forza italia Toscana sono stati istituiti i Dipartimenti, fortemente voluti dal Coordinatore regionale Sen. Mallegni, è stato fatto un grande lavoro di incontro e ascolto delle attività Made in Italy- Tuscany, attraverso Dirette Facebook e non solo. E diverse sono state e saranno le Mozioni presentate dal Dipartimento ai maggiori Comuni toscani, nonchè a livello regionale, prossimamente dal Consigliere Marco Stella.
I temi trattati, ad oggi, sono stati quelli riguardanti il settore enogastronomico, l’arredamento, la Salute ed il termalismo, altro fiore all’occhiello toscano, l’export e le spese riguardanti i dazi , oggi sospesi ( altra vittoria), oltre al settore dell’artigianato orfano aretino, che ben ha evidenziato la valorizzazione ed il valore di questo distretto importante , che ci vede presenti nei mercati esteri, come ad esempio Dubai.
Il progetto ” incontriamoci nel web” di Antonella Gramigna, Dipartimento Made in Italy Toscana, ad oggi l’unica cosa possibile, proseguirà con prossimi appuntamenti riguardanti il settore nautico, sia costruzioni che accoglienza in banchina, che arte e genialità legate ad esse, in ogni forma possibile che parli di Toscana, nel mondo.
La richiesta del “Sostegno ” da parte di Forza Italia riguarda tutti questi settori e non solo, perchè quando si parla di Made in Italy si abbracciano tanti settori: l’industria del turismo, altra perla del nostro Made in, dell’arredamento, delle acciaierie, della progettazione, così come la tutela delle città d’arte, il Mondo della neve, la Moda, il Wedding, la nautica, le strutture ricettive, l’accoglienza, e tutto ciò che ci rappresenta egregiamente nel mondo.
Il Piano Biden, un’occasione per il Made in Italy con la prima grande riforma del suo mandato, cioè l’approvazione del pacchetto di stimoli all’economia da 1.900 miliardi di dollari. Un fiume di denaro, più dell’intero Pil italiano del 2020, che servirà, secondo le intenzioni dei suoi architetti, Janet Yellen in testa, a cancellare gli effetti della pandemia, ed a incentivare l’importanzione del nostro Made IN. Un fuoco d’artificio dei dollari che consentiranno alle famiglie americane di acquistare i prodotti in arrivo dall’Europa.
Libertà d’impresa, togliere lacci e lacciuoli, con maggiore liquidità, e sostegno immediato. Il lavoro non si crea con Decreti, ma si crea facendo Impresa. Serve inoltre una trasformazione occupazionale, con formazione e professionalità. Servono nuove figure, preparate, ed incentivi al lavoro.
Da forza liberale e riformatrice, convinti del fatto che presto dovremo ripartire con i migliori intenti, siamo al lavoro, tutti con determinazione, oggi più che mai, perchè c’è solo un modo per riuscire a salvaguardare l’economia nazionale: proteggere e difendere la qualità italiana evitando il facile abbaglio dei costi di produzione più bassi proposti all’estero, ma che alla lunga rischiano solo di fornire alla clientela proposte non di qualità ma grandi numeri.
Se le Imprese verranno sostenute, avremo maggiore occupazione, con politiche industriali strategiche, che creino posti di lavoro, altrimenti impossibile. Ed il nostro Made In Italy racchiude in sè tutto questo.
Antonella Gramigna, Responsabile Dipartimento Tutela del Made in Italy Forza Italia Toscana
Made in Italy, questo è il momento di costruire certezze
La responsabile del Dipartimento tutela del Made in Italy di Forza Italia Toscana Antonella Gramigna: “Made in Italy, questo è il momento di costruire certezze“
Made in Italy: un settore importante in sofferenza.
Made In non è solo prodotto, ma anche servizi, attrattiva, arte e mestieri.
Settori in vera pandemia, quella legata al mondo del lavoro, e delle attività produttive , specie legate al valore del marchio che rappresenta la unicità, e qualità italiana.
Il terremoto Covid, lo sappiamo ormai bene, ha investito diversi settori, dal mondo del vino a quello alimentare, per passare alla moda ed il turismo. Eventi annullati, e se non c’è vetrina, per molti non c’è vendita.
Per la prima volta in 30 anni le indagini rivelano una frenata dell’export con un calo del 3,2% in valore dei dati riferiti al 2020. Si tratta di una inversione di tendenza senza precedenti.
Con il moltiplicarsi dei Paesi in lockdown, con la chiusura di bar e ristoranti, era inevitabile che i prodotti che rappresentano il nostro bellissimo made in Italy, andassero in sofferenza per il rapido diffondersi della pandemia.
Ma questo terremoto sull’economia, provocato dalla stretta, in prima battuta forse necessaria ma del tutto inutile oggi, a distanza di un anno che ha visto praticamente nessun esito positivo di queste misure di contenimento, che ha messo di fatto in ginocchio il fondamentale motore economico generato dal Made in Italy, è un duro colpo per l’Italia, che grazie a questo marchio viene conosciuta ed apprezzata nel mondo.
Il nostro Paese, indubbiamente deve cogliere questo momento di grave crisi per mettere a punto una strategia più incisiva di presenza sui mercati stranieri, attraverso un Social – Commerce studiato ad hoc, con aiuti concreti alle imprese per superare questo difficile momento. Al contempo è necessario preparare la ripresa attraverso un piano straordinario, anche con la creazione di nuovi canali commerciali, la rivalorizzazione di tutto il settore, ed una massiccia campagna di comunicazione.
La pandemia piombata sulle esportazioni dei nostri eccellenti prodotti italiani, ha nettamente peggiorato la contrazione legata al protezionismo e alle nuove catene globali del valore. Ora i numeri del crollo preoccupano. Le stime parlano di una crisi senza precedenti, che preoccupa per la tenuta del marchio che deve rimanere integro, in termini di qualità e autenticità.
Il coronavirus, e le conseguenze di scelte all’ultimo minuto, come abbiamo visto recentemente, non colpisce solo il mondo del turismo, e tutti i settori correlati, ma pure il mondo quello della moda italiana, con tutto il settore del tessile abbigliamento e della pelletteria, e l’industria dell’automobile, profondamente scossi dai vari lockdown e dalle chiusure. Saltano ovviamente le fiere, le sfilate di moda, i saloni dell’auto, e si chiudono i mercati tradizionali del Made in Italy.
I negozi che hanno acquistato i prodotti sono chiusi o non vendono, e quindi non hanno ancora avviato le richieste di acquisti per il prossimo anno. L’Italia della manifattura, quella del grande valore italiano, e dell’export è messa a dura prova, in una misura forse ancora più pesante della grande crisi del 2008, mentre ci sono centinaia di aziende che potrebbero chiudere perché non avranno la forza di resistere come i grandi marchi.
Il crollo delle esportazioni, collegato allo scivolamento progressivo dei fatturati, varia da un meno 30% a un meno 50% in alcuni settori. Da una parte infatti c’è lo stop delle sfilate che sono da sempre il volano del commercio internazionale della moda italiana, poi il blocco delle fiere dove si vendono per esempio calzature. “E se si perde una stagione, alla fine si perde un anno intero perché gli ordinativi sono fermi. Oltre alla moda e al calzaturiero la crisi colpisce pesantemente anche il settore della valigeria. ” Dicono dal settore.
Si salvano pochi settori tra cui i prodotti chimico-farmaceutici ed i prodotti agricoli, perchè, ben si sa, la natura fa il suo corso e non chiude mai.
E non sono bastate, nè basteranno misure tampone. Serve un ripensamento complessivo delle politiche artigianali, commerciali ed industriali, e del commercio internazionale, a tutela del nostro Made in Italy.
A Bardonecchia hanno speso 40 mila euro, per innevare una parte della pista, per nulla. I ristoratori, zero incassi e merce gettata. Senza pensare alla perdita di salario. In questo settore lavorano pochi mesi l’anno, e quindi, considerando i tempi di chiusura, la stagione è praticamente finita.
L’economia è cosa complicata Non riguarda un solo preciso settore, ma tutta la filiera e correlati, e non si stabilisce attraverso i deliri di onnipotenza di Speranza e Ricciardi, che dal caldo della loro posizione, decretano la fine delle attività turistiche e commerciali.
L’annuncio di un possibile lockdown per un mese non ha elementi plausibili, dato che anche dall’estero parlano di riaperture ed inutilità di queste misure, date unicamente dalla paura di persone incapaci.
La meraviglia è vedere supermarket pieni, tram pieni, vie piene, ma non i ristoranti, nè le piste da sci, che sono all’aria aperta. Incredibile, ma vero.
E’ così che parte il nuovo Governo? Sono perplessa, lo dico da dirigente di partito che ha fortemente appoggiato Draghi, perchè capace.
Servono i vaccini, urgenti e massicci. Basta con “misure spot”, improvvisate ed inutili, che finiranno per far crollare il nostro mercato di qualità, e basta con ritardi negli aiuti. Adesso serve serietà e precisione.
Nel frattempo, c’è chi si ingegna e lotta nonostante tutto. Giovani imprenditori si affacciano a nuove esperienze, con idee innovative e di rilancio del settore, ” perchè bisogna ripartire dalle idee, e non moillare mai!” dicono.
Gelaterie esclusive, arredi, quindi mobili, tessuti, e falegnameria, in e-commerce, e nuove attività legate al wine and food, ma più studiate ed attente a queste nuove modalità, cercando di creare una nicchia di interesse, e di novità.
Forza Italia continua a fare proposte concrete, nel frattempo a loro va un grande in bocca al lupo. Di cuore.
Antonella Gramigna, Responsabile Dipartimento Tutela del Made in Italy Forza Italia Toscana