Giustizia, Baldini: CSM, non è un caso
Il Responsabile Dipartimento Giustizia di Forza Italia Toscana Eros Baldini: “CSM, non è un caso”
Dal “caso” Palamara al “caso” CSM, immancabilmente transitando per l’onnipresente Davigo, si assiste al susseguirsi di una serie di terremoti che stanno minando la stabilità ed abbattendo la credibilità del sistema giudiziario. Continuare ad etichettare ogni vicenda come “caso” appare però una pericolosa sottovalutazione dell’attuale e concreto grave pericolo, così come puntare le luci dei riflettori su singoli soggetti può sviare il reale focus della situazione.
Sembra del tutto evidente che una considerevole parte dell’apparato giudiziario, in particolare l’organico apicale della magistratura associata, risponda a regole che esulano dai dettami costituzionali e costituiscano una seria minaccia alla stabilità dell’assetto statuale. L’impressione è che attraverso l’istituzione di un vero e proprio sistema, si sia deviato dagli obbiettivi istituzionali per creare una organizzazione che risponde a logiche estranee e distoniche rispetto all’impianto ordinamentale.
Se la magistratura antepone interessi di potere, di carriera, se non addirittura economici, rispetto al buon governo della giustizia, occorre un intervento. Forte ed immediato.
Le soluzioni ci sono. In linea generale mediante una riforma del codice processuale penale che porti ad un reale equilibrio fra le parti processuali e garantisca la terzietà del giudice, sgombrando il campo dall’attuale sistema spurio fra l’inquisitorio e l’accusatorio; una forma di processo mai realmente e pienamente digerita da una parte della magistratura che ha sempre mostrato una epidermica intolleranza verso l’accettazione della parità tra difesa ed accusa.
Così giungendo finalmente alla realizzazione della riforma di civiltà giuridica voluta nel 1988 e mai compiutamente attuata.
Più in particolare: attraverso la conclusione dell’iter necessario per l’approvazione della legge di iniziativa popolare per la separazione delle carriere, che ha visto raccolte oltre 72mila firme, con conseguente riforma del CSM; una revisione in senso temperatorio dell’obbligatorietà dell’azione penale, congruamente disciplinata dalla legge, nei modi e nei casi, così da rendere trasparenti i criteri di scelta e di priorità; l’istituzione di un sistema penale “minimo” attraverso l’espansione dell’operatività dei riti alternativi, la revisione dell’udienza preliminare, mediante una depenalizzazione ragionata ed incisiva.
Il tutto al fine di massimizzare l’efficienza delle sedi giudiziarie e raggiungere l’obbiettivo della ragionevole durata del processo.
Le soluzioni ci sono, e sono possibili, perché, oltre alla praticabilità delle proposte, si può contare sul consenso e sull’apporto della gran parte della magistratura, guidata da un profondo senso di responsabilità portato dall’alto compito attribuitogli dalla carta costituzionale. Così come sulla conformità di posizioni dell’accademia e dell’avvocatura, pronte e capaci di offrire il proprio fattivo contributo.
Il problema è di palmare evidenza; le soluzioni sono attuabili; la base per le fondamenta è solida.
Occorre che la ministra Cartabia impugni saldamente, come nelle sue capacità e possibilità, la situazione, intervenendo sulle distorsioni evidenziate per disinnescare l’emergenza.
Inoltre si impone che il Parlamento istituisca una commissione d’inchiesta al fine di sviscerare la problematica; se è vero che non è prevista l’indagine su un potere dello Stato è altrettanto incontestabile che si tratti di una situazione eccezionale, che riguarda non il potere giurisdizionale in sé, ma la prassi distorta che gli è stata data dai suoi stessi componenti; peraltro appare altamente improbabile che si possa praticare la via dell’autoriforma, soprattutto visti gli esiti fin qui raggiunti.
Improcrastinabile ed urgente risulta poi riprendere ed accelerare il percorso legislativo per giungere ad una seria e ragionata riforma organica che eviti il pericolo di una deriva eversiva incline ad una amministrazione della Giustizia orientata alla soddisfazione di interessi particolari di quella che ha tutta l’aria di apparire come la vera e propria casta.
Avv. Eros Baldini, Responsabile Dipartimento Giustizia Forza Italia Toscana