Made in Italy: Come reinventarsi dopo la pandemia?
La responsabile del Dipartimento tutela del Made in Italy di Forza Italia Toscana Antonella Gramigna: “Come dovrà reinventarsi il Made in Italy nella ripartenza dopo la pandemia?”
Il Made in Italy non è solo lusso, ci sono aziende italiane già incamminate sulla strada giusta, ottimizzando i processi industriali e distributivi. È un modello di business sofisticato che gioca su un mix vincente di valori, qualità e prezzo.
Occorre valorizzare queste importanti realtà, prima che il Paese resti fuori dal mercato internazionale. Bisogna spostarsi sulla piccola “piccola-media” impresa, quella di artigiani e aziende familiari, oltre che quelle di grandi dimensioni, creando reti di imprese così da facilitare l’aggregazione dei piccoli.
Dobbiamo lavorare molto sulla qualità, spingere e sostenere l’innovazione, e riuscire a contaminare il manifatturiero tradizionale con una componente di servizio al consumatore, catturare quindi la potenziale clientela interna e dei Paesi emergenti con un prodotto esclusivo, ma accessibile.
Perché se abbiamo perso forza, permettendo l’ingresso a prodotti di scarsissima qualità è perché la politica del prezzo ha vinto sul bene di valore.
Nei prossimi anni, se la stima annunciata dal Ministro Brunetta si consoliderà, avremo un Pil in rialzo, con aumento dell’economia circolare, e avremo, quindi, imprese e famiglie, che potranno godere di questo nuovo, seppur piccolo ” boom” economico.
Ma per conquistare davvero, e nuovamente, questa amplissima fascia di mercato che riguarda le famiglie italiane, dobbiamo saper realizzare prodotti e servizi di qualità, che ben sappiamo realizzare, ma a prezzi contenuti, perché anche le aziende del design e della moda sanno che non si potrà vivere sempre e solo di export.
Un “brand”, il nostro, che dopo essere già stato preso di mira dai dazi americani decisi da Washington nei confronti dei Paesi europei, ora è stato ulteriormente azzoppato dalla frenata dei consumi in Cina, e dai limiti imposti al trasporto di persone e merci, che stanno impattando pesantemente sui flussi commerciali a livello globale.
A gennaio, secondo un’analisi diffusa nei giorni scorsi dalla Coldiretti, le esportazioni del Made in Italy verso la Cina sono crollate dell’11,9% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente.
I grandi marchi, di moda e affini e del mondo enologico, gastronomico, arredi e design, hanno un loro mercato, bisogna pensare seriamente alle piccole realtà, che sono quelle che sentono davvero la crisi, e che rischiamo di perdere, depauperando così il nostro Paese della bellezza che contengono.
Quale deve essere l’obiettivo? Comunicare quanto il Made in Italy sia qualità assoluta, dallo stile al designa, ai materiali usati. Ed al valore dei nostri artigiani e del Mondo del lavoro.
L’obiettivo deve essere quello di lavorare per cercare di aiutare i nostri produttori, e possiamo farlo attraverso proposte di legge, con sostegni alle piccole imprese, e con una comunicazione atta a far conoscere i prodotti Made in Italy anche a chi non li conosce.
L’unicità del lusso italiano, ormai consolidato, ma spesso neppure più battente bandiera italiana, però non basta. La carta vincente del post-pandemia, potrebbe essere quella di “mettersi insieme”, consorziarsi per far crescere le dimensioni delle imprese, laddove le piccole e medie imprese, spesso a conduzione familiare fanno fatica e rischiano di sparire. E se gli italiani finora sono stati bravi nell’innovazione dei prodotti e meno bravi nell’innovazione dei modelli di business, occorre ora fare un salto in avanti.
Le parole d’ordine saranno quindi: innovazione, formazione e flessibilità, anche nei contratti di lavoro.
E tornando alla questione “alimentare”, di cui ho ampiamente parlato in precedenti articoli, il nostro impegno deve essere quello di lavorare per valorizzare la dieta mediterranea, e vietare l’uso degli insetti che l’Europa vuole mettere nei nostri piatti. Oltre al vino dealcolato.
L’Europa vuole stravolgere la cultura millenaria del nostro paese? Le nostre tradizioni sono sotto attacco?
La nostra deve essere una campagna che punta a sottolineare come tutti i prodotti agroalimentari non siano solo parte della nostra terra, ma anche e soprattutto della nostra cultura, della nostra grande storia italiana.
Serve, quindi, una prospettiva a lunga percorrenza, non focalizzata solo sulla ripresa immediata. L’Italia ha da sempre capacità di capire quali siano i suoi punti di forza, a partire dalla creatività e dal design, dalla ottima enogastronomia, dal turismo e dall’accoglienza.
Tutti temi che ho trattato nelle “dirette web” Forza Italia Toscana; incontrando tanti produttori ed esponenti del “Made in”, con i rappresentanti al Governo, in questi due anni.
Tutto questo è Made in Italy, Il nostro grande valore, la nostra forza.
Ripartiamo da qui, per dare un futuro alle nostre generazioni, Ai nostri figli E a chi dopo di loro.
L’Italia ha avuto un grande posto nel mondo, facciamo che continui con la sua bellezza e autenticità.
Antonella Gramigna, Responsabile Dipartimento Tutela del Made in Italy Forza Italia Toscana
