L’e-commerce, risorsa delle imprese (e basta?)
Raffaele Brussa, membro del Dipartimento dell’Innovazione Digitale di Forza Italia Toscana: “L’e-commerce, risorsa delle imprese (e basta?)”
Partiamo anzitutto da una premessa fondamentale, per capire ciò di cui si parla: cos’è l’e-commerce?
Letteralmente “commercio elettronico”, consiste sinteticamente nelle transazioni commerciali in cui il tramite tra il produttore e il consumatore è internet o una specifica applicazione dedicata agli acquisti, transazioni che necessitano il più delle volte, se non tutte, di un pagamento tramite carta di credito e simili; per intenderci, comprate su Amazon? Allora usufruite voi stessi dell’e-commerce.
La straordinaria comodità e facilità d’uso del commercio online è fuori discussione e probabilmente quasi ognuno di noi ha avuto bisogno, almeno una volta, di sfruttarlo per un acquisto: un regalo per i figli, un pensiero per il partner, un soprammobile per la casa, un buon libro, un disco. Qualsiasi oggetto intendiate acquistare, anche le cose più particolari, la soluzione è a portata di mano (o di smartphone).
Antonella Gramigna, Responsabile del Dipartimento Tutela del Made in Italy di Forza Italia Toscana ha già messo bene in luce le proprietà benefiche dell’e-commerce per le nostre imprese con un suo precedente articolo; ebbene, su queste premesse e su quelle di Antonella Gramigna, intendo fare un passo indietro verso gli ultimi quattro anni per poi osservare un aspetto diverso della medesima questione.
Un articolo del 30 marzo 2016 di INTOSCANA ci spiega che, nel 2016 appunto, un italiano su tre faceva acquisti online e le nostre imprese erano in ritardo; tutto il Paese in realtà era vittima di un ritardo digitale. Solo 17.000 imprese (2,7 ogni mille) avevano predisposto dei negozi online, 1.200 in Toscana, con la medesima proporzione di 2,7 ogni mille imprese. Firenze, Prato e Siena ne contavano rispettivamente 373, 105 e 77, un ritardo digitale evidenziato anche dal fatto che solo il 19% delle piccole attività aveva un sito web e solo il 17% era presente sui social network.
Dati che il 2020 (e la continua innovazione tecnologica, sia chiaro) ha prontamente spazzato via, a causa della tragica emergenza sanitaria provocata dal COVID-19, rendendo il commercio elettronico il principale motore di generazione dei consumi, non essendo stato più possibile il tradizionale shopping nei negozi e nei centri commerciali e costringendo le imprese ad adoperarsi sia per rendere la propria attività al passo coi tempi sia per rispondere alle gravose necessità.
Questa svolta contemporanea della compravendita ha avuto e ha tutt’ora aspetti estremamente positivi, dal salvataggio in extremis di molte imprese prossime al fallimento, alla possibilità di acquisto dentro le mura domestiche, al sicuro dal pericolo del contagio, ad una riduzione delle spese (dal punto di vista del consumatore, ma non solo) a seconda del caso specifico più o meno sostanziosa; tuttavia è importante tenere in considerazione non solo i pro, ma anche i contro di questa evoluzione commerciale.
L’e-commerce può essere lo strumento decisivo di un’impresa, ma anche il suo peggior nemico. Prendiamo ad esame il caso di Amazon, colosso indiscusso dell’e-commerce, sbocco per innumerevoli imprese, anche piccole, nonché loro diretto concorrente: un articolo di Agenda Digitale del 10 dicembre 2020 circa lo strapotere commerciale di Amazon fa il punto della situazione, informandoci del fatto che la politica, in Europa come negli U.S.A., sta muovendosi nell’ordine di un arginamento delle pratiche commerciali monopolistiche del colosso digitale, in vista di un’apertura del mercato ai concorrenti e per evitare l’espansione incontrollata anche in altri settori.
Le aree d’intervento inoltre dovranno coprire anche il tema della raccolta dei dati, un argomento particolarmente caldo, che sempre di più è al centro del dibattito giuridico-tecnologico e per il quale urge una disciplina seria e puntuale, la quale, ci auguriamo, verrà presto affrontata dagli organi competenti.
Si legge anche che il colosso di Jeff Bezos, con gli utili dal valore di miliardi, durante la pandemia ha registrato un aumento del 50% delle persone impiegate a livello globale, raggiungendo la quota di quasi 1,2 milioni di dipendenti. Come da previsioni, ciò ha permesso ad Amazon di mettere sul tavolo delle trattative con la politica anche il tema occupazionale, nonostante non siano rari i casi di lamentele da parte dei dipendenti per le condizioni di lavoro spesso faticosamente sostenibili e nonostante il complicato rapporto col sindacato.
Sembra dunque evidente, riassumendo, che Amazon, per quanto conveniente specie dal punto di vista del consumatore, con i suoi prezzi, servizi e politiche sia un’arma a doppio taglio, con un potere commerciale tale da dominare sulla concorrenza e affossare quelle piccole imprese o negozi che non riescono a sopravvivere allo scontro, con un riferimento particolare (ma non esclusivo) ai negozi fisici dei piccoli esercenti, ad esempio quelli tradizionali e storici che spesso troviamo nei centri delle nostre città o paesi.
Riteniamo in conclusione necessaria un’attenzione peculiare della nostra politica e della nostra classe dirigente volta a disciplinare l’uso dell’e-commerce e il rapporto di quest’ultimo con le imprese, al fine di renderlo solo uno strumento a favore di quest’ultime e non un potenziale avversario, troppo spesso fuori portata in un eventuale scontro.
Il nostro Paese ha davanti a sé un’occasione importante, fondamentale e decisiva: quella del Recovery Fund, un mezzo per sostenere l’economia europea e dei singoli Stati membri più colpiti dalla crisi economico-sanitaria. È arrivato il momento che l’Italia avvii quel processo di innovazione digitale (indispensabile per contribuire alla modernizzazione e alla competitività del Paese), che parta dalla pubblica amministrazione fino ad arrivare alle imprese, di cui tanto abbiamo bisogno e su cui siamo anacronisticamente indietro.
Raffaele Brussa, membro del Dipartimento dell’Innovazione Digitale di Forza Italia Toscana
Gramigna: e-commerce come risorsa per il Made in Italy
La responsabile del Dipartimento tutela del Made in Italy di Forza Italia Toscana Antonella Gramigna: “e-commerce come risorsa per il Made in Italy“
La grave crisi, con relativa emergenza sanitaria, in seguito al Covid, ha indubbiamente fatto da spartiacque nel mondo.
Un prima ed un “dopo” che non è chiaro e che mette le PMI, di cui il Made in Italy- Tuscany è ricco, in una vera e grande crisi economica.
Prima di questo periodo, il valore del Made in Italy stava crescendo a doppia cifra, di anno in anno. I dati nel mese di marzo 2019 parlavano di 96,9 miliardi di dollari, come valore. Con questi mesi di Lockdown e varie alternanze di fasi gialle -arancioni- rosse, il valore del marchio é arrivato a serio rischio, l’ho già messo in evidenza in precedenti articoli, sia da un punto di vista economico che per quanto riguarda la reputazione e il prestigio acquisto negli anni.
Come può, quindi, in questa delicata e pesante fase, il “Made in Italy- Tuscany” affrontare anche questo nuovo shock dal forte impatto socio-economico? Ecco che è proprio l’esportazione ad essere l’obbiettivo di una possibile ripresa dell’industria italiana, specie quella legata alle piccole aziende.
Dopo una serie di incontri con imprenditori, e professionisti del settore, è emerso che uno dei mercati strategici può essere rappresentato dagli Stati Uniti, ma anche dai paesi asiatici, che saranno i primi ad uscire dalla crisi. Ecco che diventa importante non sottovalutare la promozione del Made IN sui canali digitali. Emerge sempre più come l’e-commerce, e l’essere online, siano fondamentali in questo periodo.
La nuova visione di una realtà sempre più digitalizzata, con al seguito l’innovazione tecnologica che vede anche la possibilità di accedere alla realtà aumentata, accanto all’e-commerce visto come Shop On Line, ipotizzando anche nuovi format di eventi, pensati come “fiere virtuali”, possano contribuire al sostegno del commercio verso l’estero, che da solo vale 1/3 del PIL nazionale.
La chiave è l’innovazione.
L’emergenza Covid-19 ha, di fatto, riscritto la modalità di acquisto e di consumo di milioni di persone, e le aziende, specie le piccole medie, attraverso la vendita attraverso l’ e-commerce, strutturato ad hoc, possono mettere in campo una innovativa strategia dedicata alle vendite a distanza, cosi da inserirsi in spazi privilegiati di un settore destinato ad assumere una rilevanza sempre più multisettoriale. Innovazione significa anche comunicazione e informazione.
Ecco che diventa imprescindibile valutare il sentimento dei consumatori, così come il sapersi reinventare per muoversi più velocemente, al fine di favorire l’agilità di marketing, segnata anche da strategie e nuovi messaggi che riescano a trasmettere empatia e trasparenza. Autenticità e genuinità del prodotto. Ciò che noi rappresentiamo. L’Italianitá, la toscanità.
Un percorso questo, obbligato e urgente, che potrà essere di molto aiuto al “Made in Italy-Tuscany”, per affrontare il periodo post-pandemia, e per sbarcare nelle case di molti, sia nel nostro Paese che all’estero.
Bene ricordare che “Made in Italy” non è solo un termine generico per riferirsi a beni prodotti in Italia, ma sia un vero e proprio marchio il cui utilizzo è disciplinato da apposite leggi. La presenza in etichetta di questa dicitura è garanzia di qualità in tutto il mondo. Uno studio pubblicato nel 2017 da Forbes, ha valutato il Made in Italy al 7° posto in termini di reputazione tra i consumatori di tutto il mondo.
Un nuovo modello d’impresa tramite l’Innovazione tecnologica, come risposta al post-pandemia? Si. Ma sappiamo bene come la pandemia, oltre alla situazione economica, stia anche portando forzatamente una rivalutazione dei valori, delle abitudini e dei modelli di consumo. Non pensiate che questi cambieranno, una volta esaurito l’effetto pandemico, e le imprese dovranno obbligatoriamente confrontarsi con consumatori più attenti, e magari più esigenti, in termini di rapporto qualità e il prezzo, che il web riduce.
Ecco che, secondo sempre i dati forniti, la crescita esponenziale dell’e-commerce da parte delle aziende, indubbiamente sia in ascesa, in quanto c’è stata una crescita esponenziale della domanda di acquisto nella modalità on line da parte dei consumatori.
Il commercio sul web, secondo i dati del consorzio Netcomm, crescerà di più quest’anno nell’economia mondiale e non subirà la crisi imposta dall’emergenza Covid-19 agli altri settori produttivi con un aumento stimato fino a +55.
Anche gli stili di consumo, in seguito a questa emergenza sanitaria, hanno subito un notevole cambiamento che ha incoraggiato il ricorso al digitale per procedere alla gran parte degli acquisti, in quanto impossibilitati a recarsi di persona, a causa della chiusura dei negozi fisici.
Ecco che, anche i settori meno pronti all’e-commerce, come il food e il grocery, si sono dovuti adeguare, sviluppando nuovi servizi per venire incontro ad una nuova normalità. Il mondo del Wine si era già adeguato, ma ha ottenuto comunque importanti sviluppi e aumenti delle vendite.
Quello che è accaduto per effetto del coronavirus, ci ha insegnato che per le nostre imprese, può esserci un’opportunità, anche per quelle più piccole, grazie alla costruzione dei “negozi virtuali”.
Per quelle di piccole e medie dimensioni, diventa anche comprensibile possa diventare difficile cambiare strada, o affrontare nuove spese di digitalizzazione. Oltre al problema tecnologico, con l’accesso alle piattaforme digitali, si aggiunge quello legato alla carenza di competenze necessarie.
Servono, quindi, politiche di sostegno, dirette ad avvicinare le imprese, soprattutto quelle di piccole e medie dimensioni, all’eCommerce come strumento nuovo e vincente in questa fase che non sarà breve, a cui possono accedere per far crescere la loro attività, ed espanderla nel mondo.
Questo approccio sarà sicuramente vincente per il tessuto economico italiano, e per il nostro Made in Italy- Tuscany, che conta una maggioranza di PMI e microimprese, molte delle quali tradizionali e legate al territorio, e diventerà per loro un mezzo per andare oltre i confini locali, valorizzare le eccellenze e aiutarle al tempo stesso a rilanciarsi anche offline, perchè permette, infatti, non solo di arrivare alle famiglie italiane, ma anche di aprirsi ai mercati esteri, dove c’è una forte richiesta di prodotti Made in Italy, in special modo Toscani.
Antonella Gramigna, Responsabile Dipartimento Tutela del Made in Italy Forza Italia Toscana