Borchi: Prato non vuole elemosina, vuole lavorare
Borchi: Prato non vuole elemosina, vuole lavorare
Il Coordinatore provinciale vicario di Forza Italia Prato Gabriele Borchi: “Non una azienda dovrà chiudere, non un posto di lavoro dovrà andare perduto”
In un periodo storico molto particolare come l’attuale, tragico per l’economia del Paese, ci troviamo ad essere in balìa dell’approssimazione organizzativa e decisoria del Governo Centrale che, unita alla inconsistenza delle politiche regionali ed all’immobilismo, in parte imposto ed in parte autoindotto, dell’Amministrazione Comunale cittadina, rischia di uccidere un distretto produttivo, punta di diamante per l’intera Nazione.
Se da un lato è giusto cercare un accordo per un sostegno economico e finanziario con i partner europei per sostenere le perdite di queste settimane, dall’altro non ci è permesso continuare a promettere elemosina e nel frattempo immobilizzare la produttività italiana, e più in particolare quella pratese, ancora a lungo.
Non si tratta di volontà di “profitto” come, dolosamente, una certa politica tenta di dipingere il desiderio di riapertura da parte dei nostri imprenditori. Si tratta di sopravvivenza. Si tratta di non distruggere un patrimonio di conoscenze, capacità e tecnologie senza eguali nel mondo.
Mentre il resto dei Paesi dà continuità operativa alle proprie industrie, l’Italia, con il “Lock-Down” rischia di far erodere importanti fette di mercato alle proprie imprese. Più tardi riapriremo, più difficile sarà riconquistare il nostro ruolo centrale nell’economia, in questo caso tessile, nel mondo.
Confrontandomi con molti imprenditori e rappresentanti delle categorie produttive ho riscoperto l’orgoglio e la voglia di fare tipica dell’imprenditore pratese. Siamo quel popolo che non può stare lontano dalla “ditta”. Siamo quel popolo che anche durante le vacanze estive preferisce lidi vicini per poter tornare in poco tempo a controllare i macchinari e verificare le spedizioni.
Siamo quel popolo di imprenditori che ha messo in campo il più alto tasso di conversioni produttive dall’avvento del virus e ci siamo scoperti una eccellenza anche nella produzione di mascherine protettive. Tutto, pur di tenere aperta l’azienda.
Prato è riuscita a creare la propria ricchezza dove il resto del mondo vedeva solo costi di smaltimento con il riciclo dei tessuti. Siamo stati il primo esempio di “green-economy”. Ci siamo guadagnati il titolo di polo mondiale della moda e del tessuto. Tutto questo non viene per caso.
E’ assolutamente consolidato che la priorità sia quella di tutelare la salute pubblica. E’ altrettanto vero che chi conosce un minimo la struttura e la dimensione media di un capannone pratese, sa quanto il rischio per la salute sia infinitesimamente minore all’interno di una tessitura o di una filatura, ad esempio, rispetto a quello a cui ci si espone ogni volta che andiamo a fare la spesa. E sono convinto che il giorno stesso della riapertura, il primo pensiero degli imprenditori pratesi sarà quello di mettere in sicurezza i propri lavoratori e sé stessi con tutti i mezzi necessari.
Attraverso i nostri rappresentanti europei, nazionali e locali stiamo lottando e continueremo quotidianamente a farlo con forza e pragmaticità affinché le strade cittadine tornino a far risuonare la “musica dei telai”. Non una azienda dovrà chiudere, non un posto di lavoro dovrà andare perduto.
Prato non ha bisogno di elemosina. Prato ha bisogno di lavorare.
Borchi: Prato non vuole elemosina, vuole lavorare
Gabriele Borchi – Coordinatore provinciale vicario di Forza Italia Prato
Borchi: Prato non vuole elemosina, vuole lavorare
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